Storia dell'aborto
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La pratica dell'interruzione volontaria di gravidanza è stata utilizzata in diverse società ed epoche sin dall'antichità, con differenti motivazioni e funzioni.[1].
Sin dai tempi antichi, gli aborti sono stati realizzati utilizzando erbe medicinali, strumenti taglienti, con la forza o attraverso altri metodi tradizionali.[2] L'aborto indotto ha una storia lunga e può essere fatto risalire a diverse civiltà, come la Cina sotto Shennong (c. 2700 a.C.), l'Antico Egitto con il suo papiro Ebers (c. 1550 a.C.) e l'Impero Romano al tempo di Giovenale (c. 200 d.C.).[2] Una delle prime note rappresentazioni artistiche dell'aborto è in un bassorilievo ad Angkor Wat (c. 1150 d.C.) in Cambogia. Trovato in una serie di fregi che rappresentano il giudizio dopo la morte, raffigura la tecnica dell'aborto addominale.[3]
I metodi moderni di aborto fanno invece ricorso ai farmaci o alla chirurgia.[4] Attualmente, l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che sia possibile, per tutte le donne, ricorrere ad aborti legali e sicuri.[5] Ogni anno, infatti, gli aborti svolti in contesti non sicuri causano 47.000 morti e 5 milioni di ricoveri ospedalieri.[6][7] Quando consentito dalla legge locale, l'aborto è stato a lungo una delle procedure più sicure nel campo della medicina.[8][9]
A partire dalla seconda metà del XX secolo, l'aborto è stato legalizzato nella maggior parte dei paesi.[2]