Ágnes Heller
filosofa ungherese / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Ágnes Heller (Budapest, 12 maggio 1929 – Balatonalmádi, 19 luglio 2019[1]) è stata una filosofa e saggista ungherese.
Nata a Budapest nel 1929, è stata la massima esponente della «Scuola di Budapest», corrente filosofica del marxismo, parte del cosiddetto "dissenso dei paesi dell'est europeo" (da non confondere con il dissenso di figure quali Aleksandr Solženicyn), prima del crollo definitivo dei regimi dell'est europeo. Nota in occidente come la teorica dei "bisogni radicali" (intesi come il vero terreno di scontro tra soggettività e potere) e della rivoluzione della vita quotidiana, il suo pensiero è stato molto discusso soprattutto in occidente negli anni '70 e '80 e in Italia in particolare con riferimento ai movimenti degli anni '70.
La Heller e gli altri esponenti della "Scuola di Budapest" fanno risalire l'origine della loro impostazione teorica e pratica a Storia e coscienza di classe (1923) di György Lukács, critica del sapere feticistico fondato sull'idolatria dei "fatti" e dei "dati", ma anche a un'altra produzione filosofica, sempre degli stessi anni, di Karl Korsch, Marxismo e filosofia: in questi testi si ritrova quella continuità del pensiero da Hegel a Marx che nei marxisti cosiddetti "scientifici" o ortodossi risulta rimossa. Le tematiche privilegiate della ricerca della Heller sono sempre state l'etica, la sessualità, la famiglia nel quadro di un progetto rivoluzionario anticapitalista che muove dalla volontà di superare i rapporti di subordinazione e di dominio.