L'Abhidhamma Piṭaka (pāli; sanscrito: Abhidharma Piṭaka; "Canestro della dottrina ulteriore"), è una delle tre sezioni del Tripiṭaka (tre canestri) o, più semplicemente, del canone buddista. Lo scorrere dei secoli ci ha consegnato solo due raccolte canoniche complete dell'Abhidharma: quella in lingua pāli del Canone pāli, relativa al theravāda, e quella del sarvāstivada, noti anche come vaibhāŝika, quest'ultima sopravvissuta grazie alla traduzione nel Canone cinese. Questa opera è sempre stata oggetto di una grande attenzione e di un rispetto che non è un'esagerazione definire reverenziale. Si consideri, ad esempio, che ai novizi era vietato interrompere i monaci anziani quando erano impegnati a ragionare sui contenuti abhidharmici. La deferenza nei riguardi dell'Abhidharma era profonda ed ampia all'interno della comunità buddista, tanto che lo stesso Kumārajīva (344-413), noto per la traduzione in cinese di circa settantadue testi buddisti, considerava l'Abhidharma il punto d'inizio e la base per la diffusione del pensiero buddista in Cina. Il motivo è facile da intuire: l'insegnamento del Buddha si fonda sulla comprensione della realtà che contrasta l'ignoranza (avijja) fonte del dukkha.