Aeracura
antica divinità / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Erecura o Aerecura /rɛɪkjʊərə/ (talvolta chiamata anche Herecura, Eracura, Aericura o Aerecura)[1] era una dea venerata nell'antichità. Plausibilmente di origine celtica, è presente nella mitologia romana come parte del gruppo dei Di indigetes. Era per lo più rappresentata con gli attributi di Proserpina e associata al dio sotterraneo romano Dis Pater, come si vede su un altare di Sulzbach.[2] Appare con Dis Pater in una statua trovata a Oberseebach, in Svizzera, e in diversi testi magici dell'Austria, una volta in compagnia di Cerbero e una volta probabilmente con Ogmios.[3] Un'ulteriore iscrizione per lei è stata trovata vicino a Stoccarda, in Germania. Oltre ai suoi simboli ctonici, è spesso raffigurata con attributi di fertilità come la cornucopia e i cestini di mele.[4] Si ritiene che sia simile alla divinità greca Ecate, poiché e due dee condividono nomi simili.[5] È raffigurata spesso seduta, con indosso una veste e portando vassoi o cesti di frutta, come dimostrano gli esempi di statue di Cannstatt[6] e Sulzbach. Miranda Green chiama Aericura una "Ecuba gallica"[7], mentre Noémie Beck la caratterizza come una "dea-terra", condivide gli aspetti del sotterraneo e della fertilità con Dis Pater.[8]
Le rappresentazioni di Erecura si trovano più comunemente nell'area danubiana della Germania meridionale e della Slovenia, ma troviamo esempi anche in Italia, Gran Bretagna e Francia. Le sue iscrizioni sono concentrate a Stoccarda e lungo il Reno. Numerosi monumenti in onore di Erecura si trovano in cimiteri o in altri contesti funebri. Jona Lendering nota la somiglianza tra la sua iconografia e quella di Nehalennia, che è stata venerata in Germania inferiore,[4] mentre Beck non vede alcuna differenza significativa tra i suoi attributi e quelli di Matres e Matronae.[6] Geograficamente, le aree in cui Erecura e Dis Pater erano venerate sembrano essere in distribuzione complementare con quelle in cui è attestato il culto di Sucellus e Nantosuelta, e Beck suggerisce che questi culti erano funzionalmente simili sebbene distinti iconograficamente.[8]
Su una pietra d'altare a Northumberland, in Inghilterra, troviamo un'iscrizione che riguarda una divinità maschile chiamata Arecurius o Aericurus,[9] anche se Beck avverte che "questa iscrizione è piuttosto incerta, e potrebbe essere una lettura errata di Mercurio".[6]