Rinascita dell'anno Mille
momento di rinascita economica e demografica dell'Europa medievale successivo all'anno 1000 / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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L'espressione rinascita dell'anno Mille[1] designa una fase storica del Basso Medioevo caratterizzata da una rinnovata religiosità, ma soprattutto da uno sviluppo economico che comportò cambiamenti evidenti nella vita sociale.
Alcuni storici hanno chiamato questa fase di sviluppo culturale, collocata intorno all'XI secolo, "Rinascimento medievale"[2].
Questa denominazione è stata contestata da altri, come lo storico Girolamo Arnaldi, che riconosce come "Rinascimenti medioevali" solo « [...] quelli del diritto e della filosofia, nel secolo XII, perché il diritto che si riprese a studiare era quello romano, codificato dall'imperatore Giustiniano, e la filosofia tornata in auge era quella greca, in particolare Aristotele» e quindi si può parlare di Rinascimento in quanto quello del XV secolo sarà caratterizzato proprio dalla rinascita dell'interesse per la classicità greca e romana. Resta il fatto che
«per la storiografia tradizionale, questo secolo è uno dei più "oscuri" dell’intero Medioevo. Ma in questo caso l’uso del termine "rinascimento" è chiaramente metaforico. Sta per "ripresa". Resta però aperto il problema, che è di sostanza (e non solo terminologico o relativo alla pura sfera della periodizzazione), di una civiltà rinascimentale che ha alle spalle un’economia in crisi o, tutt’al più, stagnante.[3]»
Konrad Burdach, massimo sostenitore della continuità tra Medioevo e Rinascimento, ritiene che non vi sia stata alcuna rottura fra i due periodi, i quali costituiscono dunque un'unica grande epoca. Burdach afferma che non vi fu nessuna svolta, e se proprio si vuole parlare di rinascita bisogna addirittura risalire all'anno Mille; egli annota infatti che i temi della Riforma luterana erano già contenuti nelle eresie medioevali, e che Medioevo e Rinascimento hanno una stessa fonte in comune: il mondo classico.[4].
Secondo una leggenda nata nel Rinascimento, diffusa soprattutto nel XIX secolo e a lungo creduta realtà storica, verso la fine del X secolo le già travagliate vite dei popoli dell'Occidente sarebbero state investite da un'ondata di superstizioso terrore causato da racconti popolari basati in parte su testi evangelici.[5][6] Questa credenza sarebbe stata basata sul detto «Mille e non più mille», attribuito a Gesù Cristo (ma di fatto non presente nei Vangeli canonici), interpretato nel senso che allo scadere del primo millennio dalla nascita di Cristo stesso ci sarebbe stata la fine del mondo con il giudizio universale.[7] Anche nell'Apocalisse di Giovanni è presente un versetto in cui compare il riferimento a "mille anni", ma nel Medioevo questo passo era all'origine di credenze millenaristiche completamente diverse (si attendeva l'imminente inizio del millennio di pace, non la sua conclusione):
«Ed egli afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni. Dopo questi dovrà essere sciolto per un po' di tempo.[8]»
Gli storici sono oggi concordi sul fatto che queste ondate di paura collettiva non siano mai esistite.[9][10][11] A differenza di questo "mito storico", le nuove energie che proruppero intorno all'anno Mille in tutta l'Europa occidentale, dalle rive del Mare del Nord alla pianura del Po e alle valli degli Appennini, non furono affatto generate dallo stupore per la mancata distruzione del mondo, ma da tutta una serie di concomitanze storiche. La società europea stava rinascendo a nuova vita, liberando quelle forze che erano andate lentamente maturando nel corso dei secoli successivi alla caduta dell'Impero d'Occidente.