Buddhaghosa
monaco buddhista e accademico indiano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Bhadantācariya Buddhaghosa (Bodh Gaya, V secolo – Sri Lanka, V secolo) è stato un monaco buddhista e scrittore indiano.
Nato secondo le cronache singalesi[1] vicino a Bodhgayā, nell'attuale Bihar meridionale, nell'India nord-orientale[2], di nome Moraṇḍa-kheṭaka[3], compì i suoi studî nella città di Kāñcī[4], allora la città indiana dove il buddhismo theravāda aveva tra i suoi più importanti centri, e trasferitosi nello Sri Lanka all'epoca del re Mahānāma (410-432), fu riconosciuto come la massima autorità tanto in campo letterario nella lingua pāli quanto in quello esegetico riguardo al canone pāli della scuola del buddhismo theravāda[5], tanto che la sua figura umana e di letterato fu presto circondata da un alone di leggenda.
Fu autore di numerose opere e commentari in lingua pāli dei testi canonici e paracanonici del buddhismo theravāda. A lui sono in particolare attribuiti i testi:
- Samantapāsādikā, un commentario del Vinaya Piṭaka, che fu il suo primo commentario[6];
- Kankhāvitaranī, un commentario del Pātimokkha del Vinaya Piṭaka;
- Sumangalavilāsini, un commentario del Dīgha Nikaya;
- Papañcasūdanī, un commentario del Majjhima Nikaya;
- Sāratthappakāsinī, un commentario del Saṃyutta Nikaya;
- Manorathapūraṇī, un commentario dell'Aṅguttara Nikaya;
- Dhammapadaṭṭhakathā, un commentario del Dhammapada;
- Jātakaṭṭhakathā, un commentario delle Jātaka;
- Paramatthajatikā, un commentario del Kuddakapātha e del Suttanipāta del Khuddaka Nikaya[7];
- Atthasāliṇi, sul Dhammasaṅganī dell'Abhidhamma Piṭaka;
- Sammohavinodanī, sul Vibhaṅga dell'Abhidhamma Piṭaka;
- Pañcappakaraṇaṭṭhakathā, sugli altri cinque libri dell'Abhidhamma Piṭaka;
- Visuddhimagga, il Sentiero per la purificazione, un commentario basato sul Rathavinīta Sutta (la staffetta dei carri) del Majjhima Nikaya (sutta numero 24), considerata l'opera di Buddhagosa più preziosa e la fonte extracanonica più autorevole dell'ortodossia Theravāda[8].
Giunto nello Sri Lanka alla ricerca dei testi più antichi del canone buddhista, partecipe di una reazione da parte di alcuni monaci indiani che riteneva che nei canoni allora esistenti e composti in lingua sanscrita gli insegnamenti originali fossero stati alterati e perduti, vi trovò «non soltanto quella che era evidentemente un'antica recensione del canone pāli, ma anche gli antichi commenti singalesi, che considerò coevi al canone.»[9] Dalle sue traduzioni in lingua singalese di questi testi si avviò il rinascimento letterario e religioso del buddhismo Theravāda nell'isola prima, e nel sudest asiatico dopo.