Carme LXXII
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Il Carme 72 di Catullo è il terzo componimento degli Epigrammi del liber catulliano.
«Dicebas quondam solum te nosse Catullum, Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem. Dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam, sed pater ut gnatos diligit et generos. Nunc te cognovi: quare etsi impensius uror, multo mi tamen es vilior et levior. Qui potis est? inquis, quod amantem inuria talis Cogit amare magis, sed bene velle minus.»
«Una volta dicevi, Lesbia, "per me non c'è che Catullo, neanche Giove vorrei al posto suo". A quel tempo ti amavo, non come la gente un'amante, ma come un padre i suoi figli, ama i generi. Adesso so chi sei: perciò, anche se brucio di fiamma più ardente, sei per me molto più vile e spregevole. “Com’è possibile?”, dici. Perché un’offesa del genere impone l’amante ad amare di più, ma a voler bene di meno.»
(Catullo, Liber, Carme 72)
In questo componimento l'autore esprime il proprio dissidio interiore dovuto alla consapevolezza dei tradimenti dell'amata Lesbia, che da una parte aumentano il suo desiderio carnale nei confronti della donna, dall'altra fanno calare in lui la stima per la stessa. Queste due emozioni sono chiamate da Catullo, con un'espressione famosa, amare e bene velle ("amare", in senso passionale, e "voler bene", nel senso dell'affetto e della stima reciproca).