Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio
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«Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» (greco: Ἀπόδοτε οὖν τὰ Καίσαρος Καίσαρι καὶ τὰ τοῦ Θεοῦ τῷ Θεῷ; latino: Réddite quae sunt Caésaris Caésari et quae sunt Dei Deo) è una celebre frase attribuita a Gesù nei vangeli sinottici, in particolare nel Vangelo secondo Matteo 22,21[1], nel Vangelo secondo Marco 12,17[2] e nel Vangelo secondo Luca 20,25[3]. È un detto registrato anche al di fuori degli scritti canonici: è presente nel Vangelo di Tommaso (100,2-3) e, rielaborato, nel Vangelo Egerton (3,1-6).
La frase, solitamente limitata alla sola prima parte, è rimasta nell'uso comune con un altro significato, ossia come un invito a riconoscere i meriti di ognuno.
Il Cesare a cui Gesù si riferisce è il secondo imperatore, Tiberio.