Processo di riorganizzazione nazionale
dittatura che governò l'Argentina dal 1976 al 1983 / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Processo di riorganizzazione nazionale (in spagnolo Proceso de Reorganización Nacional o semplicemente el Proceso, "Il Processo") fu il nome con cui si autodefinì la dittatura civile-militare che governò l'Argentina dal 24 marzo 1976 al 10 dicembre 1983 (cessione incondizionata del potere a un governo costituzionale). Il regime adottò la forma di uno stato burocratico-autoritario e fu caratterizzato dall'attuazione di un "piano sistematico" di terrorismo di Stato.
Argentina | |
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Dati amministrativi | |
Nome completo | Repubblica Argentina |
Nome ufficiale | República Argentina |
Lingue ufficiali | Spagnolo |
Inno | Himno Nacional Argentino |
Capitale | Buenos Aires |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica federale (de iure) Dittatura militare (de facto) |
Presidenti dell'Argentina | |
Nascita | 24 marzo 1976 con Jorge Rafael Videla |
Causa | Colpo di Stato in Argentina del 1976 |
Fine | 10 dicembre 1983 con Reynaldo Bignone |
Causa | Guerra delle Falkland ed Elezioni presidenziali in Argentina del 1983 |
Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | America meridionale |
Economia | |
Valuta | Peso ley argentino Peso argentino (1983) |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Argentina |
Succeduto da | Argentina |
La dittatura ebbe inizio con il colpo di Stato militare del 24 marzo 1976, che rovesciò la presidente Isabel Martínez de Perón e tutte le autorità costituzionali, nazionali e provinciali, imponendo una giunta composta dai tre comandanti delle forze armate. La giunta emanò diverse norme di gerarchia sovracostituzionale e nominò un ufficiale militare – con il titolo di presidente, nelle cui mani furono accentrati i poteri esecutivo e legislativo sulla nazione e sulle province – e cinque funzionari civili che occuparono la corte suprema.
Gli obiettivi dichiarati del Processo di riorganizzazione nazionale erano combattere la corruzione, la demagogia e la sovversione, e collocare l'Argentina nel "mondo occidentale e cristiano". Si stabilì un nuovo modello economico-sociale, sulle linee guida del neoliberismo, imposto attraverso una generale violazione dei diritti umani di un settore della popolazione classificato come populista, gauchista (zurdo) e sovversivo (guerra sucia). Il potere fu esercitato tramite la violenza e la tortura, l'esilio forzato, l'appropriazione di minori, e provocò un numero stimato di circa 30.000 sparizioni. Il regime militare poté contare sul sostegno o la tolleranza dei principali media privati e gruppi economici del paese, della chiesa cattolica e della maggior parte della comunità internazionale.
Alla fine del 1983, indebolito dalla sconfitta nella guerra delle Falkland, il regime fu costretto a cedere il potere a un governo liberamente scelto dai cittadini. Il 10 dicembre 1983, che sarebbe poi diventato ufficialmente il Giorno della restaurazione della democrazia, il presidente Raúl Alfonsín, il parlamento, e le amministrazioni locali democratiche rientrarono in carica. La nuova corte suprema, nominata dal presidente Alfonsín con l'accordo del senato, entrò in carica il 23 dicembre.