Documentalità
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La documentalità è la teoria dei documenti in cui sfocia l'ontologia della realtà sociale proposta dal filosofo italiano Maurizio Ferraris (in particolare in Ferraris 2007, 2008, 2009a e 2009b). La teoria conferisce ai documenti una posizione centrale all'interno della sfera degli oggetti sociali, intesa come ambito di realtà autonomo e distinto da quelli degli oggetti fisici e degli oggetti ideali. L'importanza della iscrizione è il tratto caratteristico della documentalità e, in generale, della ontologia sociale proposta: per produrre un oggetto non è sufficiente che un atto sia proferito; è necessario che sia registrato. Attraverso l'esecuzione di atti iscritti (firme, iscrizioni su un hard disk o nella memoria delle persone, pubblicazioni di documenti ufficiali) noi cambiamo il mondo, portando all'esistenza oggetti sociali. Su questa base, Ferraris sostiene che gli oggetti sociali sono “atti sociali che sono stati iscritti su un qualche tipo di supporto”, sia esso un pezzo di carta, un supporto magnetico, o anche solo la memoria delle persone (come è il caso delle promesse che facciamo tutti i giorni). La regola degli oggetti sociali diviene così Oggetto = Atto Iscritto. In un'ontologia sociale così delineata, i documenti in quanto iscrizioni dotate di rilevanza e valore sociale incorporano i tratti essenziali e prototipici degli oggetti sociali, e la teoria della documentalità deve essere compresa come la ricerca e la definizione delle proprietà che, in diversi tipi di casi, costituiscono le condizioni necessarie e sufficienti affinché qualcosa sia un oggetto sociale. La teoria della documentalità trae ispirazione, da un lato, dalla riflessione sulla centralità della scrittura sviluppata da Jacques Derrida (1967, 1972) e, dall'altra, dalla teoria degli atti sociali proposta da Adolf Reinach (1913) e da quella degli atti linguistici di John L. Austin (1962).