Femminismo socialista
ideologia che combina elementi del femminismo e del socialismo / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il femminismo socialista è cresciuto negli anni sessanta e settanta come protagonista del movimento femminista e della New Left, concentrandosi sulla presunta interconnettività del patriarcato con il capitalismo[1]. Le femministe socialiste sostengono che la liberazione può essere raggiunta solo lavorando per porre fine alle fondamenta economico-culturali dell'oppressione femminile[2].
Il femminismo socialista è una teoria a due versioni che estende l'argomento del femminismo marxista sul ruolo del capitalismo nell'oppressione delle donne e quello del femminismo radicale sul ruolo di genere e sul patriarcato. Le femministe socialiste respingono la principale affermazione del femminismo radicale, che cioè il patriarcato è l'unica o comunque la fonte principale dell'oppressione[3].
Piuttosto le femministe socialiste asseriscono che le donne non sono in grado di essere libere a causa della loro dipendenza finanziaria dagli uomini. Le donne rimangono soggette alle decisioni dei governanti maschi capitalisti a causa di un disequilibrio nella ricchezza; vedono la dipendenza economica come forza trainante della sottomissione delle donne agli uomini. Intendono inoltre la liberazione delle donne come parte necessaria di una più ampia ricerca della giustizia sociale, economica e politica. Le femministe socialiste hanno tentato d'integrare la lotta per la liberazione delle donne con quella contro gli altri sistemi oppressivi, basati sulla "razza", sulla classe sociale e sullo status economico[4].
Il femminismo socialista si basa su molti concetti che si ritrovano nel marxismo - nella sua qualità di punto di vista del materialismo storico - il che viene a significare ch'esse relazionano le proprie idee con le condizioni materiali e storiche della vita delle persone. Le femministe socialiste considerano quindi il sessismo e la divisione di genere nell'ambito lavorativo di ogni epoca come determinati dal sistema economico del tempo. Queste condizioni sono in gran parte espresse attraverso relazioni capitalistiche e patriarcali. Le femministe socialiste rifiutano quindi la nozione marxista che la lotta di classe sia l'unico aspetto definito della storia e dello sviluppo economico[5].
Karl Marx ha affermato che quando l'oppressione di classe sarebbe stata superata, sarebbe svanita pure quella di genere. Secondo le femministe socialiste una tale visione dell'oppressione di genere come sottogruppo dell'oppressione classista più generale è del tutto ingenua, tanto che gran parte dell'opera delle femministe socialiste è andata a precisare come il genere e la classe lavorano insieme per creare forme distinte d'oppressione e privilegio per donne e uomini di ogni classe. Ad esempio osservano che lo status di classe delle donne è generalmente sempre derivato dalla classe di appartenenza del marito e dal suo status professionale.
Nel 1972 è stato pubblicato Socialist Feminism: A Strategy for the Women's Movement, che si ritiene essere la prima pubblicazione ad aver utilizzato la dicitura femminismo socialista; è un'opera delle esponenti della "Chicago Women's Liberation Union" Heather Booth, Day Creamer, Susan Davis, Deb Dobbin Robin Kaufman e Tobey Klass[6].
Altre femministe socialiste, in particolare le due organizzazioni di lungo respiro "Radical Women" e "Freedom Socialist Party", indicano i classici scritti marxisti di Friedrich Engels (L'origine della famiglia, la proprietà privata e lo Stato) e August Bebel (Donna e socialismo) come una poderosa spiegazione del legame tra oppressione di genere e sfruttamento di classe.
D'altra parte il Partito Socialista degli Stati Uniti d'America è un esempio di partito socialista femminista non esplicitamente marxista; uno dei principi del partito afferma che "il femminismo socialista si confronta con la radice comune del sessismo, del razzismo e del classismo: la determinazione di una vita di oppressione o di privilegio basata su incidenti di nascita o circostanze. La sintesi di valore e la cooperazione piuttosto che conflitti e concorrenza"[7].