Film biografico
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Un film biografico è un film in cui si rievoca la biografia, più o meno rielaborata, di un determinato personaggio realmente esistito. In gergo cinematografico questo genere di pellicola è chiamato anche biopic, termine di lingua inglese ricavato dalla contrazione dei lemmi biographic (motion) picture, "film biografico".
Classificazione
Lo statuto di genere del film biografico è stato spesso oggetto di discussione, in quanto tali film si sviluppano spesso in combinazione con il film storico, il film di guerra, il film d'avventura, il film di gangster, il film sportivo, il musical, il western, eccetera, a seconda del personaggio oggetto del film e a seconda del taglio narrativo adottato. Si identificano comunque tre tipi fondamentali di film biografici[1]:
- Film che rievocano sovrani, condottieri o grandi uomini politici. Tali film di solito rispecchiano le convenzioni del film storico;
- Film che rievocano scienziati, artisti, criminali, sportivi o altri esponenti della società civile. Tali film poggiano sulla ricostruzione d'epoca e sull'interpretazione di grandi attori;
- Film che rievocano la vita di personalità legate al mondo dello spettacolo, come musicisti, ballerini, cantanti, attori, registi, eccetera. In tali film spesso la ricostruzione biografica costituisce lo spunto per riproporre brani dei loro spettacoli, rimandando, per esempio, al musical, al cinema sul cinema o al metacinema.
Storia
È un genere cinematografico di importanza avvicinabile a quella del genere drammatico, poiché spesso vengono rappresentate le vite di personaggi di importanza storica. Non a caso attori brillanti hanno ottenuto i loro primi riconoscimenti di attori drammatici recitando in biopic. Ad esempio è il caso di Ben Kingsley (Mohandas Karamchand Gandhi in Gandhi), Jamie Foxx (Ray Charles in Ray), Sandra Bullock (Leigh Anne Tuohy in The Blind Side), Meryl Streep (Margaret Thatcher in The Iron Lady), Benedict Cumberbatch (Alan Turing in The Imitation Game) o Rami Malek (Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody).
Rari invece sono i casi in cui l'oggetto del film biografico è anche il protagonista del film come in un documentario-intervista; possiamo ricordare Howard Stern, protagonista del film sulla sua vita Private Parts.
Film autobiografici
A differenza di numerosi biopic sulla vita e le opere di celebri registi, girati da altri registi[2], i film autobiografici sono quelli di cui il regista è anche autore del soggetto e della sceneggiatura che racconta una pagina della sua stessa vita. Come regista e psicoanalista, Ottavio Rosati [3] ha proposto una distinzione tra i film in cui il regista compare anche come attore nel ruolo di se stesso poiché i tempi della storia coincidono con quelli della produzione, come Psicomagia (2020) di Alejandro Jodorowsky e i film sull'infanzia o la gioventù dell'autore, come La danza della realtà (2013) o Poesia senza fine (2016), dove il regista deve affidare il ruolo di sé stesso a un attore più giovane. Nel caso dei primi due film, Jodorowsky fa recitare i suoi tre figli Brontis, Adan e Christòbal in una specie di psicodramma cinematografico.
Nella prima sottocategoria di film variamente auto-biografici a tempo reale rientrano Charlot sulla scena (1914) di Charlie Chaplin, I clowns (1970)[4], e Intervista (1987) di Federico Fellini[5], Io e Annie (1977) e Manhattan (1979) di Woody Allen [6], I pugni in tasca (1965) di Marco Bellocchio, i film di Nanni Moretti: Ecce Bombo (1978), Aprile (1988), Palombella rossa (1989) e Caro diario (1993) [7][8][9].
Tre importanti film autobiografici con un protagonista gay sono J'ai tué ma mère (2009) di Xavier Dolan,Tutto sua madre (2013) capolavoro di Guillamme Gallienne tratto da un'opera teatrale dove Gallienne interpretava tutti i ruoli e Dolor y gloria (2019) di Pedro Almodóvar dove la storia mostra il regista sia da bambino che da adulto. Secondo il suo autore il "tasso di autobiografia in Dolor y gloria [...] sul fronte dei fatti è il 40 per cento, ma per quello che riguarda un livello più profondo, si tratta del 100 per cento" [10].
Della seconda sottocategoria fanno parte la maggior parte dei film autobiografici che l'autore ambienta nella sua infanzia o gioventù: I 400 colpi (1959) di Truffaut con i sequel cinematografici del ciclo di Antoine Doinel, il doppio del regista interpretato dal suo attore Jean-Pierre Léaud[11], 8½ (1963) e Amarcord (1973) di Fellini, fino a Belfast (2021) di Kenneth Branagh[12], Tutto su mia madre (1999) di Pedro Almodovar, fino a È stata la mano di Dio (2021) di Paolo Sorrentino.
Naturalmente in alcuni di questi film, come Il Grande Sogno (2009) di Michele Placido la componente autobiografica del regista può essere più o meno alterata nella sceneggiatura e in certi casi rivelata/nascosta come in Pranzo di Ferragosto (2008), scritto, diretto e recitato da Gianni di Gregorio che lo ha definito come una storia che stava per succedergli. Il più drammatico e borderline è Blue film (1993) dove il regista britannico Derek Jarman, quasi cieco, mostra un solo fotogramma fisso di colore blu mentre la sua voce descrive la sua infezione da citomegalovirus, che gli consentiva di vedere esclusivamente nei toni del blu.
Falling - storia di un padre (2020) scritto, diretto e interpretato da Viggo Mortensen, al suo debutto nella regia, ha per protagonista un pilota gay e non un regista che ama le donne. Potrebbe essere considerato un film autobiografico visto che il suo autore dichiara di averlo immaginato la sera della morte del padre tornando ai suoi ricordi di infanzia?
Nel 2021 Steven Spielberg annuncia un suo film autobiografico di cui curerà anche la sceneggiatura insieme a Tony Kushner l'autore di Angels in America[13].
Documentari, serie e cortometraggi autobiografici
Nel film/documentario, esplicitamente auto-terapeutico Marx può aspettare (2021) Marco Bellocchio racconta con l'intervento dei suoi parenti la tragica storia del fratello gemello, con un disturbo grave della personalità, che si tolse la vita dopo avergli chiesto più volte di farlo lavorare nel mondo del cinema ma senza aver mai manifestato nessuna vocazione specifica[14]. In ambito gay analoghi intenti auto-terapeutici spingono il regista anglosassone Terence Davies (nato nel 1945) a raccontare le disfunzioni e l'alessitimia di una famiglia cattolica della classe operaia nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta a Liverpool in Children (1976) il primo di tre cortometraggi considerati pietre miliari del cinema inglese e GLBT [15] alla base del suo primo lungometraggio del 1988 Voci lontane... sempre presenti (Distant Voices, Still Lives)[16].
Tra i più significativi corti autobiografici, in chiave di commedia anziché di tragedia, figura Block notes di un regista (1999)[17] dove Fellini racconta in prima persona, tra amici attori come Mastroianni (suo doppio in 8½) e le macerie delle scenografie costruite a Cinecittà, il progetto mai realizzato del suo Il Viaggio di G. Mastorna, detto Fernet che secondo Vincenzo Mollica è il film non realizzato più famoso della storia del cinema[18].
Nel 2021 Amazon Prime presenta Vita da Carlo di Carlo Verdone [19], una serie in dieci episodi scritta, diretta e interpretata dal regista e attore tra storia e fiction nello spirito autobiografico dei suoi libri La casa sopra i portici (2012) e La carezza della memoria (2021).
Con l'avvento dei social nasce un corto autobiografico di denuncia di avvenimenti problematici e nascosti. Ottavio Rosati nel 2018 realizza i primi bricconaggi video ispirati allo Psicocinema di J. L. Moreno[20]. I cani dell'acqua marcia narra un caso dello psicoanalista Mario Trevi[21], responsabile della seduzione di un paziente). Perdo/Nanda Pivano [22] rivela i segreti del docufilm Generazioni d'amore salvato col sostegno di Bernardo Bertolucci[23] ) e il trauma di una damnatio memoriae. Si tratta di due racconti autobiografici in chiave di Faction, cioè narrazione di fatti reali ma nascosti, e non di Fiction cioè di narrazione inventata[24].
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