Lingue gallo-italiche
gruppo facente parte delle lingue galloromanze / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Le lingue gallo-italiche[1] (più semplicemente gallo-italico[2] o anche dialetti gallo-italici, nell'ambito di studio della sociolinguistica e della dialettologia italiane[3]), costituiscono una famiglia linguistica caratterizzata da elementi di transizione tra il sistema gallo-romanzo e quello italo-romanzo[2][4][5][6][7].
Lingue gallo-italiche | |
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Parlato in | Europa: Italia Svizzera Francia San Marino Monaco |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue indoeuropee Lingue italiche Lingua latina Lingue romanze Lingue italo-occidentali Lingue gallo-/italo-romanze Lingue gallo-italiche |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | roa
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Glottolog | gall1279 (EN)
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Diverse estensioni delle lingue gallo-italiche, in base all'inclusione o meno della lingua veneta. | |
La collocazione del gallo-italico nei due sistemi superiori può quindi variare nei diversi campi di studio, in quanto talvolta considerato nell'ambito delle lingue gallo-romanze e talvolta invece in quello delle lingue italo-romanze[8].
Il termine gallo-italico fu introdotto per la prima volta da Ottavio Mazzoni-Toselli nel 1831, ma la sua diffusione fu dovuta a Bernardino Biondelli, che lo riprese nel suo Saggio sui dialetti gallo-italici del 1853; poi da Graziadio Isaia Ascoli, che lo utilizzò in un suo contributo sull’Italia dialettale per l’Encyclopaedia Britannica del 1880, in seguito pubblicato anche sull’Archivio glottologico italiano del 1882;[9] infine da Giovan Battista Pellegrini nella Carta dei Dialetti d'Italia del 1977[10].
I dialetti di questa famiglia, figli del latino volgare parlato nell'Italia settentrionale in epoca romana, sarebbero caratterizzati da un substrato celtico (gallo-cisalpino) e da un superstrato germanico (in massima parte longobardo), anche se possono presentarsi altri influssi (ad esempio ligure o retico).[11]
Tra il XIII e il XV secolo diedero vita ad una lingua letteraria comune, all'epoca conosciuta come lombarda, prima dell'affermarsi della moderna lingua italiana[12], in diglossia con la quale continueranno ad essere parlate[13].