Rivoluzione culturale
lanciata nella Repubblica Popolare Cinese nel 1966 da Mao Zedong volta a frenare l'ondata controriformista promossa in seno al partito / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La rivoluzione culturale (文革S), detta anche grande rivoluzione culturale (文化大革命S, wénhuà dà gémìngP), aveva il nome ufficiale di grande rivoluzione culturale proletaria (无产阶级文化大革命S, wúchǎn jiējí wénhuà dà gémìngP) e fu lanciata nella Repubblica Popolare Cinese nel 1966 da Mao Zedong (con l'aiuto del gruppo della rivoluzione culturale), la cui direzione era posta in discussione a causa del fallimento della politica economica da lui ideata e pianificata nel cosiddetto grande balzo in avanti.[1]
La rivoluzione culturale fu il tentativo effettuato da Mao per riprendere il comando effettivo del Partito e dello Stato, dopo un periodo di politiche meno radicali. Fu attuata mobilitando i giovani per estromettere a loro volta i dirigenti, sia nazionali sia locali, che lo avevano emarginato.[2] Furono istituiti comitati rivoluzionari per sostituire le agenzie governative originarie.[3] Lo scontro tra Mao e altri massimi leader era mascherato, dal punto di vista ideologico, con la lotta contro quello che definiva "il riformismo" dei suoi oppositori, tra cui Liu Shaoqi e Deng Xiaoping, al fine di ripristinare l'applicazione ortodossa del pensiero marxista-leninista che egli riteneva coincidesse con il suo pensiero.[4]
Il numero stimato di morti durante la Rivoluzione Culturale varia notevolmente da centinaia di migliaia a 20 milioni.[5][6][7][8] A partire dall'Agosto Rosso di Pechino, si sono verificati massacri in tutta la Cina continentale, che includevano il massacro del Guangxi (in cui si è verificato anche il cannibalismo umano su larga scala[9][10]), l'incidente della Mongolia Interna, il caso spia di Zhao Jianmin e così via.[8][11] Allo stesso tempo, le Guardie Rosse iniziarono a distruggere i "Quattro Vecchi" e i membri delle Cinque Categorie Nere furono ampiamente perseguitati.[8][11] Il crollo della diga di Banqiao (e di dozzine di altre dighe), uno dei più grandi disastri tecnologici della storia, è avvenuto anche durante la Rivoluzione Culturale, uccidendo fino a 240.000 persone.[12][13][14]
Nel settembre 1976, Mao Zedong morì e in ottobre la Banda dei Quattro fu arrestata, ponendo fine alla Rivoluzione Culturale.[15] Nel 1978, Deng Xiaoping divenne il nuovo Leader supremo della Cina e avviò il programma "Boluan Fanzheng (拨乱反正)" per correggere gli errori della Rivoluzione Culturale; nel dicembre 1978 iniziò una nuova era della Cina con il programma "Riforma e apertura (改革开放)".[16][17] Nel 1981, il Partito Comunista Cinese dichiarò ufficialmente che la Rivoluzione Culturale era "responsabile della più grave battuta d'arresto e delle più pesanti perdite subite dal Partito, dal Paese e dal popolo dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese".[18][19]