Guerra dei cent'anni
conflitto del XIV e XV secolo tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La guerra dei cent'anni[N 1] fu un conflitto tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia che durò, con varie interruzioni, centosedici anni, dal 1337 al 1453[1]; le cause che lo scatenarono furono diverse, ma il pretesto ufficiale fu la questione dinastica sulla corona francese rivendicata nel 1336 da Edoardo III d'Inghilterra e duca d'Aquitania in quanto nipote, per linea materna, di Filippo IV di Francia.
Guerra dei cent'anni | |||
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In senso orario, dall'alto a sinistra: battaglia di La Rochelle, battaglia di Azincourt, battaglia di Patay, Giovanna d'Arco durante l'assedio di Orléans | |||
Data | 1337-1453 | ||
Luogo | Francia, Inghilterra, Castiglia e Paesi Bassi | ||
Esito | Decisiva vittoria francese | ||
Modifiche territoriali | La Francia conquista tutti i feudi inglesi a esclusione di Calais | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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La guerra iniziò favorevolmente per gli inglesi che, sotto la guida di Edoardo il Principe Nero, inflissero pesanti sconfitte ai francesi a Crécy (1346) e a Poitiers (1356), dove arrivarono perfino a catturare il re Giovanni II di Francia. Con il trattato di Brétigny del 1360 Edoardo III rinunciò alla sua pretesa ereditaria sulla Francia garantendosi, tuttavia, il dominio di tutta l'Aquitania e di Calais. Otto anni più tardi la tregua fu rotta da Carlo V di Francia, che riuscì a riconquistare gran parte del territorio ceduto agli inglesi.
Tra il 1407 e il 1435 la Francia fu dilaniata da una guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni che, in seguito all'alleanza di Giovanni di Borgogna con Enrico V d'Inghilterra, fece riprendere il conflitto. La battaglia di Azincourt (1415) segnò una delle più gravi sconfitte francesi: gli inglesi occuparono tutto il nord-ovest e nel 1420 entrarono persino a Parigi; due anni dopo Enrico VI d'Inghilterra si nominò re di Francia.
Mentre gli inglesi assediavano Orléans, nel 1429 iniziò la riscossa francese guidata da Giovanna d'Arco, che aveva ricevuto dal delfino Carlo VII, nel frattempo rifugiatosi a sud della Loira, il comando di un esercito. Giovanna riuscì a rompere l'assedio di Orléans, invertendo definitivamente le sorti della guerra, e a entrare a Reims, dove Carlo fu incoronato re di Francia. Successivamente i francesi furono in grado di espellere gli inglesi da tutti i territori continentali, fatta eccezione per la cittadina di Calais che rimase inglese fino al 1559. Alla conclusione delle ostilità la Francia aveva sostanzialmente raggiunto l'assetto geopolitico moderno.
Nel corso del secolo furono introdotte nuove armi e nuove tattiche che segnarono la fine degli eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui campi di battaglia dell'Europa occidentale rividero la luce gli eserciti professionali, scomparsi dai tempi dell'Impero romano. Si trattò inoltre del primo conflitto sul continente nel quale si impiegarono armi da fuoco in campo aperto.[N 2] Nonostante la notevole durata del conflitto esso fu caratterizzato da un numero relativamente contenuto di battaglie; ciononostante il territorio francese subì ingenti devastazioni da numerose incursioni di armati (dette chevauchées, celebre quella del Principe Nero del 1355), spesso accadute in periodi di apparente tregua, che contribuirono all'impoverimento della popolazione e alla diffusione della peste nera.
La straordinaria importanza della guerra dei cent'anni, nella storia dell'Europa nel suo complesso, è evidenziata dal fatto che la sua fine nel 1453 è una delle date convenzionalmente poste dalla storiografia moderna a conclusione del Medioevo europeo, vista anche la concomitante caduta di Costantinopoli.[N 3]
Origini
Variegati, e spesso conflittuali, erano stati i rapporti tra Francia e Inghilterra nei secoli precedenti, sin da quando Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia e quindi vassallo del re di Francia, era asceso al trono inglese; il matrimonio tra Enrico II d'Inghilterra ed Eleonora d'Aquitania (nel 1152) aveva poi portato alla Corona inglese l'Aquitania e la Guienna, mettendo così in mano ai sovrani d'oltremanica, in qualità di feudatari, vasta parte del territorio francese.[2]
Lo stridente legame tra i vassalli inglesi e i re francesi sfociò in aperto conflitto quando al principio del XIII secolo Giovanni Senza Terra si schierò col nipote Ottone IV per la successione a Enrico VI di Svevia mentre Filippo Augusto, impegnato nell'unificazione monarchica del territorio francese, appoggiava Federico II: con la vittoriosa battaglia di Bouvines e il successivo trattato di Chinon la Francia riannetteva i possedimenti a nord della Loira (Berry, Turenna Maine e Angiò) mentre l'Inghilterra conservava in Francia solo l'Aquitania e il Ponthieu.[3]
Dopo un breve periodo in cui le parti si capovolsero e un sovrano francese (Luigi VIII di Francia, nel 1216-1217) sedette sul trono d'Inghilterra, i successori di Filippo Augusto portarono avanti la politica di riunificazione territoriale, sia con le alleanze e i matrimoni, sia con le armi. Il trattato di Parigi del 1259 complicò ulteriormente la situazione: con vari aggiustamenti territoriali, se pure pose temporanea fine a un periodo di lotte durato oltre ottant'anni, ribadì il ruolo di feudo dei possedimenti inglesi in Francia lasciando inalterate le ragioni di conflittualità fra le due potenze.[4]
Francia
Agli inizi del XIV secolo il Regno di Francia contava una popolazione approssimativa tra i 15 e i 20 milioni, circa 3 o 4 volte superiore a quella dell'Inghilterra. Il paese era prevalentemente agricolo anche se lo scarso interesse da parte della nobiltà nella gestione dei terreni aveva fatto sì che tale settore non fosse particolarmente all'avanguardia, nonostante una più che buona diversificazione nei prodotti.[5]
Parigi, centro politico e intellettuale, vantava una popolazione di circa 250 000 abitanti, ma vi erano anche altre città importanti, in particolare nel sud-ovest e nel nord. Seppur costretto alla convocazione degli Stati Generali ogni qualvolta fosse necessario prendere una decisione importante, da Filippo IV in poi fu concessa al re una certa autonomia e la sua autorità era riconosciuta in circa i due terzi del paese.[6] Tuttavia, allo scoppio della guerra, la corona era avvantaggiata dai buoni rapporti che intercorrevano con i grandi feudatari più autonomi, come i conti di Foix o d'Armagnac, anche grazie a generose elargizioni.
Le truppe di cui il regno disponeva erano chiamate alle armi con l'adunata generale, ovvero il sistema dell'arrière-ban, che consentiva di avere un esercito numeroso ma indisciplinato e malamente organizzato a causa dei continui dissidi che sorgevano tra i nobili; era scarsamente coeso poiché composto da milizie feudali, provenienti dalle città e rafforzato da contingenti di mercenari. Inoltre l'ultima generazione di soldati aveva poca esperienza sul campo rispetto ai loro avversari di oltre Manica. Il re poteva contare anche sul supporto di altre forze, come la Repubblica di Genova, il Regno di Boemia e la Contea di Savoia.[7]
Nel 1284 il re Filippo IV il Bello continuò la politica unitarista intrapresa dal suo predecessore accorpando alla corona anche il Regno di Navarra collocato nei Pirenei. Nello stesso anno il matrimonio con Giovanna I di Navarra portò alla Corona i territori di Champagne e Brie adiacenti all'Île-de-France. Con l'ascesa al trono di Filippo IV gli inglesi iniziarono a preoccuparsi delle influenze esercitate da Filippo nei confronti della regione delle Fiandre, da sempre una riserva commerciale per i sovrani inglesi che di fatto ne avevano il controllo e vi esportavano ingenti quantitativi di lane grezze prodotte in patria, acquistando con i proventi i vini del Bordeaux.[8]
Nel 1302, nella battaglia di Courtrai, in cui i francesi si trovarono di fronte le milizie delle città fiamminghe insorte contro il dominio di Filippo IV, si assistette alla prima grande sconfitta della cavalleria feudale, determinata in gran parte dall'inadeguatezza delle tecniche di guerra.[N 4] I francesi comunque ebbero modo di rifarsi cogliendo un importante successo nella successiva battaglia di Mons-en-Pévèle del 1304.[9] Filippo continuò il suo progetto unitarista annettendo al Regno di Francia tutti i territori papali e confiscando i beni delle abbazie, il che determinò la successiva ostilità di papa Bonifacio VIII; cercò di annettere anche i feudi inglesi presenti sul territorio francese ma, da questo azzardato tentativo, derivò una rivalità di lunga durata che contribuì allo scoppio della guerra dei cent'anni.[10]
Inghilterra
Allo scoppio della guerra l'Inghilterra aveva una popolazione molto inferiore a quella della Francia, arrivando a contare solo 5 milioni di abitanti. Anche l'economia inglese si basava principalmente sul settore agricolo, tuttavia l'interesse attivo dell'aristocrazia aveva permesso lo sviluppo di un'agricoltura più efficiente. Si coltivavano in particolare i cereali e si allevavano ovini; i commerci verso il continente erano ben sviluppati con l'esportazione di stagno, lana e alimenti. L'unica città di dimensioni rilevanti era Londra, che in quel periodo contava tra i 50 000[11] e i 70 000 abitanti.[12]
L'Inghilterra, a differenza della Francia, nacque già nel 1066 come stato unitario in cui tutte le terre erano sotto il controllo del re e il potere dei vassalli era relativamente debole. Tale unità politica permise ai monarchi inglesi di dedicarsi ad azioni di conquista su larga scala all'estero e di ampliare quindi notevolmente i propri possedimenti al di fuori dei confini originari del regno. Nel 1152 Enrico II, già duca di Normandia, duca d'Angiò e conte del Maine (tutti feudi francesi), sposò Eleonora d'Aquitania e ne ottenne l'immenso, omonimo feudo sul continente: per eredità e matrimonio, il primo re della dinastia Plantegeneta si ritrovava a essere il principale possessore di terre nel regno di Francia, poiché i suoi feudi erano ben più estesi di quelli del re capetingio. Sul fronte interno, Enrico tentò di rafforzare il proprio controllo sulla Chiesa, non facendosi scrupolo di assassinare Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, colpevole di aver ostacolato il suo ridimensionamento dei privilegi ecclesiastici (1170). Presto il ducato di Bretagna, tra la Normandia e l'Aquitania, passò in mano ai Plantageneti e nel 1180 tutta la parte occidentale del regno di Francia apparteneva di fatto al re d'Inghilterra.[13]
Davanti a un tale potere il nuovo re di Francia, Filippo II Augusto, decise di attaccare gli inglesi per allargare il proprio dominio. I figli e successori di Enrico II, Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senzaterra, combatterono in Normandia e nel sud-ovest della Francia per difendere i possedimenti inglesi dalle mire di Filippo Augusto ma Giovanni fu sconfitto e il re francese recuperò la maggior parte dei possedimenti inglesi in Francia, in particolare la Normandia;[14][15] di fronte al malcontento dei nobili Giovanni Senzaterra fu costretto a cedere notevoli poteri al Parlamento, emanando la Magna Carta (1215). Nel corso del XIII secolo, gli inglesi, sempre padroni dell'Aquitania (per il possedimento della quale dovevano prestare fedeltà al re di Francia), intrapresero nuove operazioni militari in Francia ma furono sconfitti, come alla battaglia di Taillebourg nel 1242.[16]
Nei cinquant'anni precedenti lo scoppio della guerra dei cent'anni Edoardo I intraprese campagne di conquista in Galles e in Scozia, sottomettendoli. Gli scozzesi, tuttavia, guidati da William Wallace e da Robert Bruce si ribellarono e sconfissero le truppe di Edoardo II nella battaglia di Bannockburn (1314). Il Galles, invece, grazie a un'opera massiccia di fortificazioni fu mantenuto saldamente in mano inglese. Queste due guerre contribuirono a formare quegli arcieri che permisero all'Inghilterra di dominare i campi di battaglia nella prima fase della guerra dei cent'anni.[17][18]
Dal punto di vista istituzionale l'autorità del re d'Inghilterra era più debole e nello stesso tempo più forte di quella del re di Francia. La debolezza risiedeva nei forti poteri del parlamento (tra i quali era anche presente il diritto di veto su qualsiasi imposizione fiscale) mentre la forza era dovuta alla rete capillare di funzionari regi, detti sceriffi, che controllavano il territorio. Il peso della nobiltà nell'esercito, inoltre, era relativamente basso poiché si preferiva che i feudatari inviassero al sovrano contributi in denaro piuttosto che contingenti di cavalieri.[19] I soldati venivano reclutati in gran parte su base volontaria, con contratti sottoscritti dai loro capitani in cui si dichiarava il tempo di ferma, la paga e l'eventuale spartizione del bottino. Le recenti campagne contro il Galles avevano permesso alla truppa di raggiungere una certa esperienza; il loro punto di forza era rappresentato da arcieri, a piedi o a cavallo, capaci di maneggiare egregiamente l'arco lungo (o longbow).[18]
Il problema dinastico
Fin dal 987 i re Capetingi avevano sempre generato un figlio maschio cui trasmettere la corona di Francia. Questo "miracolo capetingio" ebbe fine nel 1316 con la morte di Luigi X, avvenuta solo due anni dopo quella del padre Filippo IV il Bello: Luigi aveva avuto dalla prima moglie, Margherita di Borgogna, solo una figlia, Giovanna II di Navarra, e quando morì la sua seconda moglie era in attesa di un bambino, il futuro Giovanni I di Francia, destinato a sopravvivere per soli cinque giorni dopo la nascita.[20][21] Il regno si trovò dunque in un caso senza precedenti, con una donna, Giovanna di Navarra, unica erede diretta al trono. Tuttavia, un consiglio di dotti, di alti prelati e nobili (gli Stati generali del 1317) decretò che la successione alla Corona poteva riguardare solamente un maschio, avallando così l'incoronazione di Filippo V di Francia, fratello di Luigi. La scelta si basò anche su ragioni geopolitiche derivanti dal rifiuto che uno straniero sposasse la regina e governasse così il paese.[22] Per convalidare la tesi venne dato risalto all'accusa d'illegittimità di Giovanna, resa possibile dalla condanna per adulterio di sua madre, la regina Margherita, accusata di aver intrattenuto una relazione extraconiugale con il cavaliere normanno Philippe d'Aunay, fin dal 1311.[23]
La legge salica non fu in realtà invocata nell'immediato, ma solo trent'anni più tardi, intorno al 1350, quando un monaco benedettino della basilica di Saint-Denis, scrivendo la cronaca ufficiale del regno, citò la legge per rafforzare la posizione del re francese.[24] Dopo il breve regno di Filippo V, che morì anch'egli senza un erede maschio, fu suo fratello minore Carlo IV a salire al trono nel 1322. Ma anche il regno di Carlo durò poco, questi morì infatti nel 1328 senza nessun figlio maschio, e con lui si estinse la dinastia capetingia.[22][25]
Il trono francese si trovò così a essere conteso tra due pretendenti: il futuro Filippo VI di Valois, figlio del fratello di Filippo il Bello, Carlo di Valois, e il re Edoardo III d'Inghilterra, figlio di Isabella di Francia e quindi discendente diretto per linea femminile dello stesso Filippo il Bello. Ultima figlia superstite di Filippo, Isabella aveva sposato il re d'Inghilterra Edoardo II. Grazie al sostegno dei grandi feudatari di Francia, che stabilirono che Isabella non poteva trasmettere un titolo di cui non poteva nemmeno lei fregiarsi, Filippo di Valois poté cingere la corona e inaugurare una nuova dinastia. Come dodici anni prima, i nobili francesi erano riusciti a scongiurare l'eventualità di uno straniero sul trono di Francia.[26] Seppur con una certa riluttanza, Edoardo III d'Inghilterra prestò quindi omaggio feudale a Filippo VI, in quanto, nella sua posizione di duca di Aquitania, egli risultava vassallo del re di Francia.[27][28] Si aspettava peraltro di vedersi riconosciuto il diritto di agire come meglio credeva in Scozia, ma il nuovo re francese confermò il proprio sostegno a Davide II. Tutto ciò fu preso da Edoardo come pretesto per dare inizio alla guerra.[29]
La questione della Guienna
A lungo la storiografia ufficiale ha condensato nella rivalità storica fra le dinastie tutte le maggiori cause della guerra; solo in epoca più recente si è rivolta con maggiore interesse alla "questione della Guienna" (o Aquitania), indicando la conservazione e la legittimazione definitiva del possesso di tale provincia come il vero obiettivo di Edoardo III, il quale con strategia difensivistica avrebbe impostato tutto il conflitto a tale scopo.[30]
La Guienna si trovava in mano inglese dal tempo del matrimonio tra Enrico II con Eleonora d'Aquitania, ma secondo quanto stabilito nel trattato di Parigi del 1259, il re di Inghilterra doveva considerarsi formalmente feudatario del re francese e, di conseguenza, doveva riconoscere la sovranità del re francese su di essa. In questa situazione, una sentenza giudiziale pronunciata in Guienna poteva essere oggetto di ricorso dinanzi al tribunale di Parigi, e non a quello di Londra: il re di Francia aveva dunque il potere di revocare tutte le decisioni legali, cosa ovviamente inaccettabile per gli inglesi. La sovranità sulla regione fu quindi oggetto di un conflitto sotterraneo tra le due monarchie per diverse generazioni.[31]
Nel 1323 Carlo IV di Francia fece costruire una fortificazione nei pressi di Saint-Sardos, nel territorio del duca di Guienna, causando forti proteste da parte degli inglesi che attaccarono la fortezza e la incendiarono.[32][33]
Di fronte a questo atto il Parlamento di Parigi, sostenendo che il duca di Guienna non aveva reso l'omaggio feudale al suo sovrano, confiscò il ducato nel luglio 1324. Il re di Francia invase quasi tutta l'Aquitania, ma con riluttanza accettò poi di restituirla nel 1325. Per recuperare il suo ducato Edoardo II dovette scendere a compromessi: mandò suo figlio, il futuro Edoardo III d'Inghilterra, a rendere l'omaggio, ma il re di Francia gli offrì solo una Guienna priva dell'Agenais. La situazione si sbloccò nel 1327 con la salita al trono di Edoardo III che, il 6 giugno 1329, rese omaggio al re di Francia, dichiarando tuttavia che ciò non avrebbe implicato la rinuncia alla rivendicazione delle terre estorte.[33]
Ragioni economiche e sociali
A partire dal X secolo, grazie al progresso delle tecniche agrarie e al dissodamento dei terreni, la popolazione in Occidente era progressivamente aumentata; ciò fece sì che nel XIII secolo in alcune zone d'Europa la domanda arrivasse a superare la capacità produttiva agricola. I fondi agricoli, inoltre, erano assai frammentati e i contadini possedevano in media appezzamenti di terra appena sufficienti ad un'economia di sussistenza. In tale contesto il minimo imprevisto poteva rovinare una famiglia: la popolazione rurale si era impoverita, il prezzo dei prodotti agricoli diminuiva e le entrate fiscali della nobiltà erano in costante declino, mentre aumentavano le imposte e le tensioni sociali.[34] Molti contadini tentarono la fortuna come lavoratori stagionali nelle città, ricavandone però salari molto bassi.
La cosiddetta "piccola era glaciale" portò a cattivi raccolti che a loro volta, insieme alla sovrappopolazione, causarono tra il 1314 e il 1316 diffuse carestie in tutta l'Europa settentrionale.[35] A causa della malnutrizione, Ypres perse ad esempio il 10% della popolazione e Bruges il 5%.[36] La crescita demografica urbana, a sua volta, comportò un'ulteriore scarsità delle derrate alimentari reperibili e quindi si dovette provvedere a intensificare gli scambi commerciali per importarle da regioni più o meno lontane. D'altro canto, i consumatori più abbienti chiedevano beni abbondanti e variegati: il vino, ad esempio, era ampiamente diffuso tra la nobiltà. Tale diversificazione dell'agricoltura andò ulteriormente ad aggravare la carenza dei prodotti alimentari di base necessari alla popolazione più povera.[37]
La riduzione delle imposte riscosse obbligò i governi a rivedere i bilanci pubblici e a svalutare la moneta, con l'effetto, tra l'altro, di ridurre il reddito fondiario. La nobiltà fu quindi costretta a nuove strategie per compensare la diminuzione delle proprie entrate: la guerra era ritenuta un ottimo mezzo per perseguire tale scopo, grazie ai riscatti che si potevano ottenere dopo aver catturato un avversario di rango, al saccheggio e all'aumento delle imposte giustificato dalle esigenze belliche.[38]
Intrighi e dichiarazione di guerra
La continua crescita della tensione tra i due sovrani, sostenuta da una nobiltà sempre più propensa al conflitto, portò inevitabilmente verso la dichiarazione di guerra. Già da alcuni anni il re di Francia aveva offerto aiuto al regno di Scozia impegnato nella lotta contro l'Inghilterra, una politica che fu perseguita per diversi secoli dai re Capetingi: la cosiddetta Auld Alliance. Il re di Scozia, Davide II, era stato costretto all'esilio da Edoardo III nel 1333 e Filippo VI gli aveva offerto riparo a Château-Gaillard, fornendogli inoltre sostegno per un'eventuale riconquista del regno scozzese. Dall'altra parte, Edoardo III intrigava nelle Fiandre alla ricerca di alleati e il suo matrimonio con Filippa di Hainaut gli aveva permesso di stringere legami nella Francia settentrionale e nel Sacro Romano Impero.[39]
Queste continue insubordinazioni di Edoardo, formalmente vassallo di Filippo, spinsero quest'ultimo a confiscare la Guienna, il 24 maggio 1337. A tale azione Edoardo replicò mettendo in discussione la legittimità di Filippo quale sovrano (in alcuni documenti inglesi si iniziò a scrivere di «Filippo che si definisce re di Francia») fino ad arrivare al culmine quando, il 7 ottobre, rivendicò pubblicamente il regno di Francia rinnegando l'omaggio feudale che aveva prestato per i feudi continentali. Nello stesso momento, come d'usanza, un arcivescovo fu inviato a Parigi per lanciare il guanto di sfida: il conflitto ebbe così inizio.[40]