Guerra piratica di Pompeo
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Per guerra piratica di Pompeo si intende la fase finale delle campagne condotte dalla Repubblica romana contro i pirati che infestavano le coste del Mediterraneo orientale e danneggiavano le province romane orientali, portate a termine in una quarantina di giorni sotto il comando di Gneo Pompeo Magno nel 67 a.C.[1][8]
«I pirati non navigavano più a piccoli gruppi, ma in grosse schiere, e avevano i loro comandanti, che accrebbero la loro fama [per le imprese]. Depredavano e saccheggiavano prima di tutto coloro che navigavano, non lasciandolo in pace neppure d'inverno [...]; poi anche coloro che stavano nei porti. E se uno osava sfidarli in mare aperto, di solito era vinto e distrutto. Se poi riusciva a batterli, non era in grado di catturarli, a causa della velocità delle loro navi. Così i pirati tornavano subito indietro a saccheggiare e bruciare non solo villaggi e fattorie, ma intere città, mentre altre le rendevano alleate, tanto da svernarvi e creare basi per nuove operazioni, come si trattasse di un paese amico.»
(Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XXXVI, 21.1-3.)
Guerra piratica di Pompeo parte delle guerre della Repubblica romana | |
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Busto di Gneo Pompeo Magno | |
Data | 67 a.C. |
Luogo | Asia Minore, Creta e Mare Egeo |
Casus belli | Pirateria delle coste |
Esito | Vittoria romana |
Schieramenti | |
Comandanti | |
Effettivi | |
Perdite | |
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