Il santo Graal (saggio)
saggio scritto da Michael Baigent, Richard Leigh, e Henry Lincoln / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il santo Graal (The Holy Blood and The Holy Grail) è un controverso saggio scritto da Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, pubblicato in Italia nel 1982 da Mondadori.[1]
Il santo Graal | |
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Titolo originale | The Holy Blood and the Holy Grail |
Autore | Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln |
1ª ed. originale | 1982 |
Genere | saggistica |
Lingua originale | inglese |
Il libro venne pubblicato per la prima volta nel 1982 da Jonathan Cape a Londra, come seguito non ufficiale dei tre documentari della BBC TV, facenti parte della serie Chronicle. Il seguito del libro, L'eredità messianica ("The Messianic Legacy"),[2] fu pubblicato nel 1987. Il lavoro originale fu ripubblicato in edizione rilegata ed illustrata nel 2005. Uno dei libri, secondo gli autori, che influenzò il progetto fu L'Or de Rennes ("L'oro di Rennes", poi ripubblicato come Le Trésor Maudit, "Il tesoro maledetto"), un libro del 1967 scritto da Gérard de Sède, con la collaborazione di Pierre Plantard.[3][4]
In questo libro, gli autori avanzarono l'ipotesi che il Gesù storico sposò Maria Maddalena, ebbe uno o più figli, e che quei figli o i loro discendenti emigrarono in quella che è oggi la Francia meridionale. Ivi giunti, essi si sposarono con membri di famiglie nobili che sarebbero divenute infine la dinastia Merovingia, le cui rivendicazioni speciali al trono di Francia vengono sostenute da una società segreta chiamata Priorato di Sion.
In realtà già nel XII secolo il monaco Pièrre des Vaux-de-Cernay, riferendosi ai Catari, cristiani gnostici che vivevano nel Sud della Francia, scriveva: "Gli eretici dichiaravano che Santa Maria Maddalena era la concubina di Gesù Cristo"[5]
L'ipotesi della linea di sangue di Gesù secondo la quale il Gesù storico avrebbe sposato Maria Maddalena e avuto una figlia da lei venne portata alla ribalta da Donovan Joyce nel suo libro del 1973 The Jesus Scroll.[6]
In un libro del 1977, Jesus died in Kashmir: Jesus, Moses and the ten lost tribes of Israel, Andreas Faber-Kaiser esaminò la leggenda secondo cui Gesù incontrò una donna del Kashmir, la sposò ed ebbe da lei diversi figli. L'autore intervistò anche il fu Basharat Saleem il quale dichiarava di essere un discendente kashmiro di Gesù.[7]
Michael Baigent, Richard Leigh, e Henry Lincoln affermarono:
«Il significato simbolico di Gesù è che egli è Dio esposto allo spettro delle esperienze umane - esposto alla conoscenza di prima mano di ciò che comporta essere un uomo. Ma poteva Dio, incarnato in Gesù, veramente dichiarare di essere un uomo, per comprendere lo spettro dell'esistenza umana, senza arrivare a conoscere due delle sfaccettature più basilari, più elementari della condizione umana? Poteva Dio dichiarare di conoscere la totalità dell'esistenza umana senza confrontarsi con due degli aspetti fondamentali dell'umanità come la sessualità e la paternità? Noi pensiamo di no. Di fatto, noi non pensiamo che L'Incarnazione simbolizzi veramente ciò che essa intende simbolizzare a meno che Gesù fosse sposato e avesse avuto dei figli. Il Gesù dei Vangeli, e della Cristianità istituita, è in fin dei conti incompleto - un Dio la cui incarnazione come uomo è soltanto parziale. Il Gesù che è emerso dalla nostra ricerca gode, secondo la nostra opinione, di un diritto molto più valido di quello che la Cristianità avrebbe voluto che lui fosse.[1]»
La divulgazione del dibattuto contenuto del cosiddetto Vangelo della moglie di Gesù, avvenuta a Roma nel settembre del 2012, ha riportato alla ribalta il tema della relazione tra Gesù e Maria Maddalena. Il Vangelo della moglie di Gesù è un piccolo frammento di un antico papiro che riporta un brano in lingua copta che include le parole: "Gesù ha detto loro: 'mia moglie ...' ". Il frammento è una copia del IV secolo di ciò che si pensa essere "un vangelo scritto in greco, probabilmente nella seconda metà del II secolo."[8]. Nel 2016 tuttavia tale vangelo è stato riconosciuto come un falso a tutti gli effetti, realizzato probabilmente da un controverso imprenditore tedesco-americano.
Un bestseller internazionale fin dalla sua prima uscita, Il Santo Graal suscitò l'interesse verso un certo numero di idee correlate alla sua tesi principale. La risposta da parte degli storici e dagli studiosi professionisti nelle materie correlate fu universalmente negativa. Essi sostennero che la massa di affermazioni, antichi misteri, e teorie cospirative presentate come fatti reali sono pseudostorici. Ciononostante, queste idee furono considerate sufficientemente blasfeme perché il libro venisse bandito in alcuni paesi cattolici come le Filippine.
In una recensione al libro per The Observer, il critico letterario Anthony Burgess scrisse: "È tipico della mia anima non rigenerabile il fatto che io veda questo come un tema meraviglioso per un romanzo". Ventun'anni dopo, il tema de Il Santo Graal sarebbe stato romanzato con successo da Dan Brown nel suo romanzo del 2003 Il codice da Vinci,[9] usando perfino i cognomi di Richard Leigh e Michael Baigent per il personaggio Leigh Teabing (il cui cognome è l'anagramma di Baigent). I tre autori querelarono Brown per plagio ma persero la causa.