Imposta comunale sulla pubblicità
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L'imposta comunale sulla pubblicità (o ICP), nel sistema fiscale italiano, era una imposta locale (o tributo locale) che aveva ad oggetto la diffusione di messaggi pubblicitari attraverso strumenti visivi o acustici, in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Seppur la normativa di riferimento è di carattere nazionale (D.Lgs del 15 novembre 1993, n. 507, in materia di "Revisione ed armonizzazione dell'imposta comunale sulla pubblicita' e del diritto sulle pubbliche affissioni, della tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche dei comuni e delle province nonché della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani a norma dell'art. 4 della legge 23 ottobre 1992, n. 421, concernente il riordino della finanza territoriale"),[1][2] la regolamentazione è lasciata alla discrezionalità comunale. I Comuni, infatti, sono tenuti ad adottare un apposito regolamento che disciplini le modalità applicative e la determinazione delle tariffe applicabili.[3]
La legge di bilancio del 2020 (articolo 1 comma 816, L. del 27 dicembre 2019, n. 160, in materia di "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022") ha previsto, a decorrere dal 2021, la totale sostituzione del tributo con il "canone unico" o "canone unico patrimoniale".[4]