Joseph Fouché
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Joseph Fouché (Le Pellerin, 31 maggio 1759 – Trieste, 26 dicembre 1820) fu un uomo di Stato protagonista della vita pubblica della Francia pre- e post-rivoluzionaria; fu, infatti, deputato giacobino alla Convenzione nazionale nel periodo della Rivoluzione francese e fervente rappresentante in missione con gli hébertisti – veste nella quale fu tra coloro che approvarono la pena di morte per il deposto sovrano Luigi XVI – e tra i più accesi fautori della repressione antimonarchica e della secolarizzazione della Francia durante il Terrore.
Joseph Fouché | |
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Ministro della Polizia Generale del Direttorio | |
Durata mandato | 20 luglio 1799 – 10 novembre 1799 |
Capo di Stato | Direttorio |
Predecessore | Claude Sébastien Bourguignon |
Successore | sé stesso |
Coalizione |
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Ministro della Polizia Generale del Consolato | |
Durata mandato | 10 novembre 1799 – 13 settembre 1802 |
Capo di Stato | consolato |
Predecessore | sé stesso |
Ministro della Polizia Generale del Primo Impero Francese | |
Durata mandato | 18 luglio 1804 – 13 giugno 1810 |
Monarca | Napoleone Bonaparte |
Successore | Anne Jean Marie René Savary |
Durata mandato | 20 marzo 1815 – 22 giugno 1815 |
Monarca | Napoleone Bonaparte |
Predecessore | Jules Anglès |
Durata mandato | 7 luglio 1815 – 8 luglio 1815 |
Monarca | Napoleone Bonaparte |
Ministro della Polizia Generale del Regno di Francia | |
Durata mandato | 8 luglio 1815 – 26 settembre 1815 |
Monarca | Luigi XVIII |
Dati generali | |
Partito politico |
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Firma |
Joseph Fouché | |
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Duca d'Otranto | |
In carica | 1809 – 1814 |
Successore | Joseph Fouché-Liberté (riconosciuto in Svezia) |
Trattamento | Altezza |
Nascita | Le Pellerin, 31 maggio 1759 |
Morte | Trieste, 26 dicembre 1820 (61 anni) |
Successivamente, per evitare accuse di estremismo, fu parte della congiura contro Robespierre pur mostrando posizioni ondivaghe durante il terzo periodo della Convenzione, avvicinandosi talora ai termidoriani e in altre occasioni ai montagnardi, non disdegnando frequentazioni anche dei neogiacobini del Club del Panthéon; approdò definitivamente su posizioni moderate dopo la chiamata di Paul Barras a suo collaboratore e agente segreto del governo.
La sua carriera politica proseguì come ministro di Polizia durante il Direttorio, il Consolato, l'Impero di Napoleone e - lasciato il bonapartismo e avvicinatosi al partito borbonico - la Seconda Restaurazione sotto il regno di Luigi XVIII, fratello del sovrano decapitato, anche se fu esiliato dalla Francia a seguito della legge emanata contro i regicidi nel 1816 su pressione degli Ultras. Morì in esilio nel 1820 a Trieste, all'epoca parte dell'Impero austriaco, lasciando al suo fedele amico Girolamo Bonaparte l'incarico di bruciare quante più carte del suo archivio privato egli potesse.
Coerente anticlericale e ateo, fu oppositore del concordato del 1801 siglato dallo Stato Pontificio con Napoleone Bonaparte, del quale Fouché non apprezzava le tendenze autocratiche, nonostante il titolo nobiliare da questi ricevuto nel 1809 di duca d'Otranto.
A Fouché furono accreditate postume doti di raffinatezza politica, conoscenza degli uomini e sangue freddo, capacità di ragionamento e visione nei momenti più complicati che si trovò ad affrontare[1]. Egli è considerato il fondatore della moderna polizia politica; erede della spregiudicata tradizione francese diplomatica inaugurata da Richelieu insieme al suo collega Talleyrand, Fouché fu, al pari del primo, fautore del realismo politico, che non disdegnava machiavellismi e trasformismi[2]. Costruì inoltre un'efficiente rete di agenti, informatori e spie, antesignano dei più moderni sistemi di sicurezza nazionale e modello per le successive polizie e servizi segreti[3].