Kālacakratantra
Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Il Kālacakratantra (tibetano: དུས་ཀྱི་འཁོར་ལོ་རྒྱུད, Dus kyi ’khor lo rgyud, pronuncia: Tügi Khorlo Gyü) è un tardo testo tantrico (risalente al X-XI secolo[1]), scritto in sanscrito ibrido[2], in 1.030 strofe[3] redatte in metro sradgharā[4], quindi tradotto in tibetano e raccolto nel ciclo dello Anuttarayogatantra ("Tantra dello Yoga Supremo") proprio del buddismo tibetano, a sua volta conservato nel bKa’-’gyur del Canone buddhista tibetano, al Toh. 362, dove esso si compone di 1.047 versi, suddivisi in cinque capitoli.
Da tener presente che, secondo il suo principale, e fondamentale, commentario, il Vimalaprabhā ("Luce immacolata", Vimalaprabhānāmakālacakratantraṭīkā, tibetano: དུས་འཁོར་འགྲེལ་བཤད་དྲི་མེད་འོད། dus 'khor 'grel bshad dri med 'od, ai Toh. 845/1347, in dodicimila versi), tale testo intende sintetizzare un più largo insieme di insegnamenti riportati in un perduto Paramādibuddhatantra (མཆོག་གི་དང་པོའི་སངས་རྒྱས་རྒྱུད་, mchog gi dang po’i sangs rgyas rgyud, "Tantra del Supremo Buddha Primordiale") questo composto in metro anuṣthub[5] in dodicimila strofe, da qui il suo titolo completo come Laghukālacakratantra o Kālacakralaghutantra (dove l'aggettivo sanscrito laghu indica "breve")[6].
La dossografia tibetana interpreta questo tantra come advaya (non-duale, གཉིས་མེད gnyis med) in quanto non verte solo sulla saggezza della pratica come un "tantra madre" (mātṛitantra; མ་རྒྱུད, ma rgyiud) e non solo sull'aspetto del metodo come un "tantra padre" (pitṛtantra, ཕ་རྒྱུད pha rgyud), quanto piuttosto rivela un percorso superiore che, combinando entrambi, mira alla realizzazione della vacuità[7].
I commentari ai testi di questo tantra sono quindi raccolti nella sezione dei commentari ai tantra non duali (གཉིས་མེད་རྒྱུད།, gnyis med rgyud) all'interno dei commentari agli Anuttarayogatantra nel bsTan-’gyur del Canone buddhista tibetano, insieme ai commentari ai tantra dello Hevajra quindi ai Toh. 1180-1400.
Comunemente questo tantra viene anche indicato con la traduzione nelle lingue occidentali del termine Kālacakra, quindi come "Ruota del tempo" ("Wheel of Time"), ma il tantra non attesta tale resa[8].
Kālacakra è invece il nome del buddha che occupa la posizione centrale nel tantra, il quale affronta in particolar modo i temi del tempo (kāla) e dei cicli ("ruote") cosmici (cakra)[9].
Kālacakra è anche la deità prescelta (iṣṭadevatā; in tibetano: ཡི་དམ, yi dam) dei tantra "non duali" (གཉིས་མེད་རྒྱུད།, gnyis med rgyud) secondo le tradizioni Jo nang (ཇོ་ནང་) e Bka’ brgyud (བཀའ་བརྒྱུད)[10].