Lingua egizia
lingua parlata nell'antico Egitto / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La lingua egizia (in egizio (traslitterato) r n kmt, letteralmente bocca della Terra Nera ossia ciò che si parla lungo le rive del Nilo)[1], nota anche come egizio antico (questa espressione è però impropria, perché propriamente l'egizio (o egiziano) antico sarebbe la fase storica della lingua parlata durante l'Antico Regno e inoltre non esiste una forma moderna da cui differenziarlo), è una lingua che appartiene alla famiglia delle lingue afro-asiatiche, imparentata con il gruppo delle lingue berbere e con quello delle lingue semitiche. Le prime testimonianze scritte della lingua dell'Antico Egitto risalgono all'incirca al 3200 a.C. e la lingua sopravvisse fino al V secolo nella forma del demotico e fino al medioevo nella forma della lingua copta; la sua lunga durata, oltre quattro millenni, la rende una delle lingue storiche più antiche conosciute agli uomini moderni.
Egizio † | |||||||
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Parlato in | Antico Egitto | ||||||
Periodo | 3200 a.C.-medioevo | ||||||
Locutori | |||||||
Classifica | estinta | ||||||
Altre informazioni | |||||||
Scrittura | geroglifico ieratico demotico alfabeto copto | ||||||
Tipo | VSO | ||||||
Tassonomia | |||||||
Filogenesi | Lingue afro-asiatiche Lingue camitiche | ||||||
Codici di classificazione | |||||||
ISO 639-2 | egy
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ISO 639-3 | egy (EN)
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Glottolog | egyp1246 (EN)
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Linguasphere | 11-AAA-a
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Estratto in lingua | |||||||
Il Padre Nostro Padre Nostro in trascrizione, vedi anche ultima sezione della voce "jt=n, imy m pt.w, d=tw ḏsr rn=k, jy(w) t3=k, jw ir.t=tw mrw.t=k mj m pt, m t3. d=k n=n min t=n n(y) r' nb n sšm=k n m bjn, sfḫ n m bw-ḏw. jḫ wnn=tw..." "Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno (lett. terra), sia fatta la Tua volontà, come in cielo, così in Terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e non ci indurre in tentazione (lett. nel male), ma liberaci dal male. Amen (lett. così sia)" Per un'altra preghiera in egizio, cfr. Eterno Riposo in egiziano antico, da Egittologia.net. | |||||||
La lingua ufficiale dell'Egitto è oggi l'arabo che, progressivamente, nei secoli successivi alla conquista arabo-musulmana nel VII secolo, si sostituì alla lingua copta come lingua quotidiana. Il copto viene ancora usato come lingua liturgica della Chiesa cristiana copta.
Le lingue afroasiatiche (o anche camitosemitiche) sono generalmente raggruppate in tre gruppi: le lingue semitiche, come l'arabo e l'ebraico, le lingue camitiche, come le lingue berbere e somale, e un terzo gruppo costituito appunto dall'egizio: le somiglianze tra queste lingue, in particolare con quelle camitiche, sono diverse.
La struttura della grammatica, ad esempio, che ha indotto gli studiosi a organizzare la grammatica egizia sull'esempio di quelle dell'arabo e dell'ebraico. Alan Gardiner, nella sua Egyptian Grammar, cita sempre i verbi alla terza persona singolare, com'è convenzione nelle lingue semitiche.
Alcune parole e desinenze: in amarico il femminile si forma con la desinenza -it, in egizio con la -t (probabilmente pronunciata /a:t/ in origine, poi la /t/ cadde restando solo nella scrittura, come la tāʾ marbūṭa dell'arabo, e la /a/ sembra in seguito essersi chiusa in /e/); sia in egizio sia in amarico il pronome suffisso di 1ᵃ persona plurale è -n; in egizio, la consonante che forma la parola "uomo" è s (nella moderna prassi convenzionale, la parola è pronunciata se), mentre in amarico "uomo" è səw.
Caratteristica dell'egizio, presente anche in tutte le lingue semitiche, è la distinzione di genere nel pronome di 2ª persona singolare, che ha forme distinte per maschile e femminile.
Un'altra parentela semantica è, ad esempio, il verbo sḏm (ascoltare), molto simile allo šemà ebraico. In egiziano esiste il verbo šmˁ, che significa "cantare": la parentela di campo semantico è notevole; oppure, cfr. l'egiziano šw (il vuoto) con l'ebraico šwa (il nulla, zero).
Gli studiosi hanno suddiviso la lingua egizia in sei grandi suddivisioni cronologiche:
- egizio arcaico (prima del 2600 a.C.)
- egizio antico (2600 a.C. – 2000 a.C.)
- egizio medio (2000 a.C. – 1300 a.C.)
- egizio tardo o neoegizio (1300 a.C. – 700 a.C.)
- egizio tolemaico (epoca tolemaica, fine IV secolo a.C. – 30 a.C.) e demotico (VII secolo a.C. – V secolo d.C.)
- copto (IV– XIV secolo)
Solitamente le sei fasi vengono riunite in due gruppi: il primo comprende le prime tre (egizio arcaico, antico e medio), il secondo le ultime tre (egizio tardo, tolemaico e demotico e il copto). Questa suddivisione è giustificata dal fatto che le fasi all'interno di ciascun gruppo mostrano una certa uniformità, pur differenziandosi fra di loro.
Talvolta l'egizio, nella sua totalità, viene non del tutto correttamente chiamato egizio/egiziano antico. Dal momento che effettivamente esiste una fase della lingua detta egizio antico, questa denominazione può generare confusione; inoltre, non c'è motivo di parlare di egizio/egiziano antico, perché, essendo l'arabo la lingua parlata oggi in Egitto, non esiste una versione "moderna" della lingua da cui differenziarlo.
I primi esempi della scrittura ideografica egizia risalirebbero al 3000 a.C. e i testi in essi redatti sono generalmente raggruppati nella denominazione di "egizio arcaico".
L'egizio antico fu parlato per oltre 500 anni, dal 2600 a.C. in poi ed è attestato soprattutto nei Testi delle piramidi. L'egizio medio, la lingua classica (vi è scritta la maggior parte dei testi, soprattutto monumentali, ma anche molte opere letterarie e scientifiche), fu parlato a partire circa dal 2000 a.C. per altri 700 anni, fino all'apparire dell'egizio tardo; sopravvisse ancora fino ai primi secoli dell'era cristiana come lingua scritta di tradizione, nello stesso modo in cui il latino fu la lingua scritta di preferenza in Europa fino al XVIII secolo. L'egizio tardo, parlato fra il 1300 e il 700 a.C., fu la lingua amministrativa nel periodo ramesside, ma le sue origini si ritrovano fin dal periodo amarniano; è attestato in un vasto corpus letterario ed epistolare. Il demotico apparve intorno al 650 a.C. e sopravvisse come lingua scritta fino al V secolo. Il copto, il cui dialetto bohairico è tuttora utilizzato come lingua di culto dai cristiani copti, apparve nel IV secolo e sopravvisse come lingua scritta di uso corrente fino al XIV secolo e probabilmente fu utilizzato ancora come lingua parlata nelle campagne ancora per qualche secolo. L'arabo si sostituì gradualmente al copto parlato e venne utilizzato come lingua dell'amministrazione politica musulmana a partire dalle invasioni arabe del VII secolo.
L'egizio antico, medio e tardo utilizzavano la scrittura geroglifica, solitamente di utilizzo monumentale (da cui anche il nome greco: ἱερός = sacro, γλύφειν = incidere), termine che in qualche modo riprendeva la voce egizia mdw nṯr (convenzionalmente pronunciata medu necer)
,"parole del dio" (del dio Thot, cui era attribuita l'invenzione della scrittura) e quella ieratica, evolutasi parallelamente ai geroglifici, con cui ha uno stretto legame, e caratterizzata da una forte corsivizzazione e frequenti legature fra i segni, solitamente utilizzata per la scrittura quotidiana su papiro, legno o pietra. Dalla scrittura ieratica deriva anche quella utilizzata per il demotico, la cui apparenza è vagamente simile alla moderna scrittura araba, sebbene non ci sia alcuna parentela. Il copto fu scritto utilizzando l'alfabeto copto, una forma modificata dell'alfabeto greco, con alcuni simboli presi in prestito dal demotico per i suoni inesistenti nel greco antico.
Qui sotto, la tabella dei segni monoconsonantici con la trascrizione secondo Rainer Hannig[2]:
Segni monoconsonantici | ||||||||
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ȝ | a | chiamato aleph, occlusiva glottidale sorda avvoltoio egiziano | ||||||
j | i/a | chiamato yod, approssimante palatale canna | ||||||
y | i | doppio yod un paio di canne o due barre | ||||||
ˤ | a | chiamato ‘ayn, fricativa faringale sonora braccio | ||||||
w | w/u | chiamato waw, approssimante labiovelare sonora pulcino di quaglia o sua abbreviazione ieratica | ||||||
b | b | piede | ||||||
p | p | stuoia di canna o sgabello | ||||||
f | f | vipera cornuta | ||||||
m | m | civetta | ||||||
n | n | acqua[3] | ||||||
r | r | bocca | ||||||
h | h | tettoia di giunchi o cortile | ||||||
ḥ | h | h enfatica, fricativa faringale sorda, treccia di lino o lucignolo | ||||||
ḫ | kh | fricativa velare sorda, placenta o palla di stringhe (?) | ||||||
ẖ | kh | fricativa palatale sorda, ventre di animale con coda | ||||||
s | s | stoffa piegata o chiavistello | ||||||
š | sh | stagno | ||||||
q | k | k enfatica, occlusiva uvulare sorda, pendio | ||||||
k | k | cesto con manico | ||||||
g | g dura | supporto di vaso | ||||||
t | t | focaccia o pane | ||||||
ṯ | c dolce come nell'italiano "ciao" | occlusiva palatale sorda pastoia | ||||||
d | d | mano | ||||||
ḏ | dj come nell'italiano "gioco" | occlusiva palatale sonora
cobra a riposo |
Schema delle consonanti dell'egizio (fra parentesi i simboli convenzionali che differiscono dall'IPA);
Labiale | Alveolare | Postalveolare | Palatale | Velare | Uvulare | Faringale | Glottidale | ||
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Nasale | m | n | |||||||
Occlusiva | sorda | p | t | c (ṯ) | k | q | ʔ (ȝ) | ||
sonora | b | d | ɟ (ḏ) | g | |||||
Fricativa | sorda | f | s | ʃ (š) | ç (ẖ) | x (ḫ) | ħ (ḥ) | h | |
sonora | z | ʕ (ˤ) | |||||||
Approssimante | w | j | |||||||
Vibrante | r | ||||||||
Laterale | l | ||||||||
Sistema vocalico (si noti l'assenza della e, aggiunta solo nella lettura egittologica convenzionale, e della o, introdotta per i nomi greci).
L'egizio presenta diverse caratteristiche proprie delle lingue afroasiatiche.
È formato da parole con radici prevalentemente triconsonantiche, come nfr "bello". Sono tuttavia presenti anche termini con radici biconsonantiche, come per esempio rˁ "sole", e alcuni con un numero di consonanti ancora maggiore, ad esempio cinque come in sxdxd "essere sottosopra". È importante sottolineare che le sequenze fonetiche appena descritte non sono propriamente parole, ma, come detto, radici che rappresentano aree semantiche, con cui si creano le parole vere e proprie per mezzo di varie vocalizzazioni. Le vocali e altre eventuali consonanti venivano poi aggiunte alla radice per dare origine alle parole della lingua, in modo simile a quanto tuttora avviene nell'arabo o nell'ebraico. Nella maggior parte dei casi ignoriamo quali fossero le vocali aggiunte, in quanto l'egizio, in modo analogo alle lingue semitiche antiche e moderne, non scriveva le vocali: di conseguenza, il termine ˤnkh potrebbe significare "vita", "vivere", "vivente" o "vivendo", a seconda della vocalizzazione. Nella moderna trascrizione, "a", "i" e "u" rappresentano delle consonanti egizie: per esempio il nome di Tutankhamon era scritto in egiziano come "twt ˁnkh Jmn". Gli esperti hanno ricostruito il valore di questi simboli, ma per alcuni non si è del tutto certi della correttezza. Se a questo si aggiunge che la vocalizzazione, non segnata nella scrittura e quindi per la maggior parte sconosciuta, è del tutto arbitraria (le semiconsonanti e alef e ‘ayin sono lette come vocali e dove non compaiono questi suoni si aggiunge convenzionalmente una e), se ne deduce che la pronuncia attuale dell'egizio ha ben poco a che vedere con quella originale. Attraverso il copto e le trascrizioni di parole e frasi egizie in altre lingue (ad esempio le Lettere di Amarna, scritte in accadico) è stato comunque possibile, per una certa misura, ricostruire l'antica pronuncia.
Fonologicamente, l'egizio differenziava consonanti bilabiali, labiodentali, alveolari, palatali, velari, uvulari, faringali e glottali, in una distribuzione simile a quella dell'arabo.
Morfologicamente, come in altre lingue semitiche, viene usato il costrutto detto stato costrutto che combina due o più vocaboli: in questa trasformazione il primo vocabolo subisce spesso variazioni (ad esempio una -h finale diventa -t nei nomi femminili e in mlkt shba ("la regina di Saba"), mlkt è la trasformazione dal termine mlkh.
Inizialmente non erano conosciuti gli articoli, né i determinativi, né gli indeterminativi; le forme più tarde utilizzarono invece a questo scopo le parole pȝ, tȝ e nȝ (il segno "ȝ" trascrive il colpo di glottide), rispettivamente per il maschile singolare, femminile singolare e plurale comune.
Ricostruzione fonetica dell'egiziano
La lettura che danno gli egittologi all'egiziano è convenzionale: Champollion riuscì, partendo dal copto, definibile in un certo senso come "egiziano con le vocali", e dal greco ad assegnare a ciascun segno un valore fonetico.
L'egiziano invece veniva notato senza vocali, quindi noi abbiamo solo lo scheletro consonantico, come se in italiano scrivendo cn dovessimo poi integrare le vocali occorrenti leggendo "cane", "cena" o "Cina" a seconda dei casi. Lo stratagemma cui sono ricorsi gli egittologi è quello di intercalare tra consonante e consonante una vocale convenzionale, la "e".
Sapere però quale fosse la reale pronuncia dell'egiziano è quasi impossibile. Anche il copto, ovviamente, ha sviluppato fenomeni fonologici propri. Tuttavia, vi sono alcuni capisaldi di pronuncia della quale possiamo dirci certi.
La parola ḥtp, | che significa pace, riposo, offerta, soddisfazione |
viene letta non hetep, ma hotep: grazie ai Greci e ad altre trascrizioni sappiamo quale fosse il suono originale. Allo stesso modo la parola Ptḥ non viene letta Peteh, ma Ptah[4]: grazie ai Greci sappiamo quale fosse la pronuncia reale del nome della divinità.
Oppure ancora il dio Amon si scrive Jmn,
, ma sappiamo dalla trascrizione qual era la pronuncia originale: probabilmente a inizio parola la j tendeva ad aprirsi in a. Allo stesso modo, sappiamo che, probabilmente, la parola ms
generare, nascere, si leggeva "mos", come sappiamo dai diversi nomi quali Ramose, Ahmose, Thutmose.
La traslitterazione della lingua egizia può essere aiutata anche dai nomi propri, che hanno una pronuncia spesso trasmessa dai Greci.
Tuttavia sono state spesso proposte diverse accezioni, un esempio è Rˤ-ms-sw: il nome Ramesse, portato da ben undici sovrani, dei quali il più celebre è senz'altro il secondo.
Le letture sono diverse, Ramesse, Ramses o Ramsete (le ultime due derivate da due delle varie forme latine del nome: Ramses è nominativo, Ramsete è la forma italianizzata a partire dell'accusativo Ramsetem, in modo analogo ad altre parole che sono passate in italiano allo stesso modo): escludendo il quasi cacofonico Ramessu, pronuncia che segue pedissequamente la trascrizione fonetica, la migliore sarebbe Ramesse, perché più vicina alla dicitura originale.
Inoltre è accertato che la desinenza ".t" dei femminili, seppur scritta, non era più pronunciata già dall'Antico Regno[5].
Alla fonologia dell'egiziano si è interessato Alessandro Roccati, ordinario di Egittologia all'università di Torino.
Substrato egiziano nella toponomastica egiziana moderna e nell'onomastica italiana
Un substrato di antico egiziano lo possiamo trovare in diversi toponimi:
- L'attuale località di Asyūṭ in egiziano era detta Sȝwty.
- La località di Abido era in egiziano detta Ȝbḏw.
- La città di Copto era detta in egiziano Gbtw.
- In particolare, la città di El-Ashmunein, l'antica Ermopoli, nella quale possiamo osservare il graduale passaggio dall'egiziano, al copto sino all'arabo.
Il nome egiziano era infatti ḫmnw, "Gli Otto", in relazione all'Ogdoade ermopolitana, gli otto dèi che la presiedevano. Poi, in copto, divenne ϢΜΟΥΝ, con significato analogo e poi in arabo alla radice Šmūn furono aggiunti l'articolo El, una A protetica e la desinenza -ein che esprime la desinenza del duale; tale duale è dovuto al fatto che nei testi copti si parlava di due Šmūn, da cui la letterale traduzione.[6]
Infine, alcuni nomi di persona usati nella lingua italiana sono di derivazione egizia, come Isidoro, filtrato dal greco Isis-doron, dono di Iside, e Susanna, dall'egizio sšn "loto", filtrato attraverso l'ebraico.