Lingua fenicia
lingua, oggi estinta, degli antichi fenici / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La lingua fenicia o fenicio (AFI: /feˈniʧo/[2][3]; dabarīm Pōnnīm[4], AFI: /da.ba.riːm poːnːiːm/, [dabariːm poːnːiːm] o Pōnnīm[nota 1][5]) era una lingua semitica parlata dai Fenici. Spesso si usa il termine fenicio-punico per comprendere, oltre ai dialetti della madrepatria, anche il punico, lingua di Cartagine e delle sue colonie, nonché dialetto del fenicio. Dal punto di vista storico, il fenicio appartiene alla famiglia delle lingue semitiche, ramo delle lingue afro-asiatiche e precisamente al gruppo cananaico del semitico nordoccidentale.
Fenicio † dabarīm Pōnnīm o Pōnnīm | |
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Parlato in | Fenicia, Sicilia, Malta, Sardegna, Cipro |
Periodo | 1200 a.C.–350 d.C. o 400 d.C.[1] |
Locutori | |
Classifica | estinta |
Altre informazioni | |
Scrittura | Alfabeto fenicio |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue afro-asiatiche Lingue semitiche Lingue semitiche centrali Lingue semitiche centrali meridionali Lingue cananaiche Lingue cananaiche occidentali |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | phn
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ISO 639-3 | phn (EN)
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Glottolog | phoe1239 (EN)
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La sede originaria di questa lingua era la Fenicia, corrispondente grosso modo alla costa orientale del mediterraneo nella zona dell'attuale Libano. Essa venne esportata nelle numerose colonie ed empori che i Fenici installarono in varie parti del Mediterraneo, e la varietà di Cartagine ("punico") a sua volta acquisì un ruolo importante di diffusione soprattutto nel bacino occidentale del Mediterraneo, favorendo il commercio mediterraneo.
Linguisticamente, l'attributo fenicio viene utilizzato a partire da documenti successivi al XII secolo a.C., a sua volta distinto in fenicio antico (XI-VII secolo a.C.) e fenicio classico (VI-I secolo a.C.). In modo analogo, si adopera il riferimento punico per le colonie extracananee fino al II secolo a.C. (in corrispondenza della caduta di Cartagine) e di tardo punico o neopunico[6] per le attestazioni seguenti[7].
La lingua è nota soprattutto epigraficamente, vale a dire attraverso iscrizioni, ma anche mediante opere letterarie, come Plutarco, Filone di Biblo o Porfirio[8], tramandate fino a noi. Dal momento che originariamente l'alfabeto fenicio comportava una grafia esclusivamente consonantica, molte particolarità della lingua sono per noi poco conosciute. Sul vocalismo si hanno maggiori informazioni riguardo al punico, dal momento che di esso si possiedono diversi testi vocalizzati:
- alcune parti in punico del Poenulus di Plauto
- diverse iscrizioni nordafricane in alfabeto latino ed in lingua punica
- glosse di autori nordafricani, come Sant'Agostino, che ogni tanto cita parole puniche nei suoi scritti.
Mentre la lingua fenicia si spense relativamente presto in oriente, il punico rimase vivo diversi secoli dopo Cristo, probabilmente fino all'arrivo degli Arabi (VII secolo).