Lingua romaní
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La lingua romaní o romanes (nome nativo rromani ćhib) è una lingua indoeuropea parlata da alcune comunità rom e sinti.[1][2]
Romaní Rromani ćhib | |
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Parlato in | Comunità rom e sinti sparse in varie parti del mondo e senza uno Stato fisso |
Regioni | Europa |
Locutori | |
Totale | 4,8 milioni |
Altre informazioni | |
Tipo | SVO + OSV sillabica |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue indoeuropee Lingue indoiraniche Lingue indoarie Zona centrale Romaní |
Statuto ufficiale | |
Ufficiale in | Šuto Orizari/Shuto Orizari ( Macedonia del Nord) |
Minoritaria riconosciuta in | Austria Germania Romania Moldavia Bulgaria Bosnia ed Erzegovina Montenegro Serbia Ungheria Slovacchia Polonia Svezia Finlandia Lingua regionale: Kosovo |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | rom
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ISO 639-3 | rom (EN)
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Glottolog | roma1329 (EN)
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Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Sa e manušikane strukture bijandžona tromane thaj jekhutne ko digniteti thaj čapipa. Von si baxtarde em barvale gndaja thaj godžaja thaj trubun jekh avereja te kherjakeren ko vodži pralipaja. | |
Il romaní è l'unica lingua indoaria parlata, quasi esclusivamente, in Europa, fin dai tempi del Medioevo. È una lingua che la maggior parte dei linguisti ritiene discenda dalle parlate popolari dell'India settentrionale, i pracriti (dal sanscrito प्राकृत prākṛta, प्रकृति pra-kṛti), che significa: "originale, naturale, normale, ordinario, usuale", termine usato dagli studiosi per indicare le lingue vernacolari, in contrasto con la lingua letteraria colta dei religiosi, il sanscrito (संस्कृत saṃskṛtā), e che si sarebbe sviluppata indipendentemente proprio per la struttura sociale in caste che già caratterizzava l'India antica.
Studi di linguistica e di filologia hanno individuato moltissimi termini della lingua romaní che derivano dal persiano, dal curdo, dall'armeno, dal greco, che testimonierebbero del tragitto percorso dalle popolazioni rom, dal subcontinente indiano fino in Europa, in un periodo storico compreso tra l'VIII ed il XII secolo d.C.[3]
I parlanti questa lingua, in Europa, sono circa 4,6 milioni[4], il 60-70% dei quali in Europa orientale e nei Balcani, e non hanno un proprio Stato.
Oggi il romaní è lingua minoritaria riconosciuta in Austria, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Finlandia, Germania, Moldavia, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Svezia e Ungheria, lingua ufficiale del distretto di Šuto Orizari nella Macedonia del Nord.
In Italia, la lingua romaní non gode di alcuna forma di tutela a livello nazionale, nonostante la presenza storica plurisecolare.[5] Il presunto nomadismo è stato utilizzato dal legislatore per escludere le comunità parlanti la lingua romaní dai benefici della legge n. 482 del 1999.[6] Vari progetti di legge sono rimasti finora non adottati.[7] L'iter per il riconoscimento del romaní come minoranza linguistica è stato avviato nel 2016 dall'Università di Teramo.[8]