Mosè
Santo cattolico; profeta per gli ebrei / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Mosè (latino: Moyses; Moisè in italiano arcaico[1]; in ebraico: משֶׁה, standard Moshé, tiberiense Mōšeh; greco: Mωϋσῆς, Mōysễs; in arabo موسىٰ?, Mūsā; in copto: Ⲙⲱⲥⲛ, Mōsē; ge'ez: ሙሴ, Musse) fu per gli ebrei il rav per antonomasia (Moshé Rabbenu, Mosè il nostro maestro), e tanto per gli ebrei quanto per i cristiani egli fu la guida del popolo ebraico secondo il racconto biblico dell'Esodo; per i musulmani, invece, Mosè fu innanzitutto uno dei profeti dell'Islam la cui rivelazione originale, tuttavia, andò perduta.
Mosè | |
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Il Mosè di Michelangelo Buonarroti (1513-1516), basilica di San Pietro in Vincoli, Roma | |
Profeta | |
Nascita | Goscen in Egitto, XIII secolo a.C. |
Morte | Monte Nebo, XII secolo a.C. |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Ricorrenza | 4 settembre |
Attributi | le Tavole della legge |
Il testo biblico spiega il nome "Mosè", come una derivazione dalla radice משה, collegata al campo semantico dell'"estrarre dall'acqua", in Esodo 2,10[2]. Si suggerisce in questo versetto che il nome sia collegato all'"estrarre dall'acqua" in un senso passivo, Mosè sarebbe "colui che è stato estratto dall'acqua". Altri, prendendo le distanze da questa tradizione, fanno derivare il nome dalla stessa radice, ma con un senso attivo: "colui che estrae", nel senso di "salvatore, liberatore" (di fatto, nel testo masoretico la parola è vocalizzata come un participio attivo, non passivo).[3] Nella lingua egizia, Mosè potrebbe significare fanciullo[4] o anche figlio o discendente[5], come nei nomi propri Thutmose (Dhwty-ms), "figlio di Toth", o Ramose (R-ms-sw), "figlio di Ra".
Secondo la tradizione, Mosè nacque dagli israeliti Amram e Iochebed, scampato alla persecuzione voluta dal faraone, venne salvato dalla figlia di quest'ultimo ed educato alla corte egizia. Fuggì da lei a seguito d'un omicidio commesso ai danni di un sorvegliante e si ritirò nel paese di Madian dove sposò Zippora, figlia del sacerdote Ietro. Secondo la Bibbia nei pressi del monte Oreb ricevette la chiamata di Dio e, tornato in Egitto, affrontò il faraone chiedendo la liberazione del popolo d'Israele dalla schiavitù; il faraone accoglierà la sua proposta solo a seguito delle dieci piaghe d'Egitto, ultima delle quali la morte dei primogeniti egizi. Accampatosi con i suoi nei pressi di Yam Suf (Mare di Giunco), Mosè, su indicazione divina, divise le acque del mare permettendo così al suo popolo di attraversarlo e sommergendo infine l'esercito faraonico corso ad inseguirli. Dopo tre mesi di viaggio il profeta raggiunse il monte Sinai dove ricevette le Tavole della Legge e punì il suo popolo per aver adorato un vitello d'oro. Giunto nei pressi della terra promessa, dopo 40 anni di dura marcia, Mosè morì sul monte Nebo prima di entrarvi. Nei Vangeli sinottici apparve insieme ad Elia, accanto a Gesù, durante la Trasfigurazione sul Monte Tabor.
È considerato una figura fondamentale dell'Ebraismo, del Cristianesimo, dell'Islam, del Bahaismo, del Rastafarianesimo e di molte altre religioni. Per gli ebrei è il più grande profeta mai esistito, per i cristiani colui che ricevette la legge divina, per gli islamici uno dei maggiori predecessori di Maometto. La sua storia è narrata, oltre che nelle Sacre Scritture, anche nel Midrash, nel De Vita Mosis di Filone di Alessandria, nei testi di Giuseppe Flavio. Mosè è venerato come santo dalla Chiesa Cattolica che lo commemora il 4 settembre.