Bryophyta
divisione di piante / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Caro Wikiwand AI, Facciamo breve rispondendo semplicemente a queste domande chiave:
Puoi elencare i principali fatti e statistiche su Muschi?
Riassumi questo articolo per un bambino di 10 anni
Le Briofite (Bryophyta Schimp.) sono una divisione di embriofite prive di tessuto vascolare. Si tratta del gruppo più diversificato tra le piante non vascolari, con quasi 12.000 specie.[1]
Briofite | |
---|---|
Bryum argenteum | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Bryobiotina |
Clade | Embryophyta |
Divisione | Bryophyta Schimp. |
Classi | |
| |
Le briofite sono generalmente caratterizzate da tessuti vascolari non lignificati: l'assorbimento ed il trasporto dell'acqua e dei soluti necessari avviene generalmente per capillarità e interessa tutta la superficie della pianta. In alcune specie sono presenti dei cordoni di cellule con funzione conduttrice: queste strutture non sono molto efficaci e sono prive di funzione di sostegno[2]. La mancanza di un sistema di conduzione impedisce lo sviluppo in altezza: le briofite sono piante di dimensioni piuttosto ridotte e con crescita generalmente orizzontale.
I particolari adattamenti sviluppati dalle briofite sia a livello vegetativo che a livello riproduttivo sono di grande interesse per comprendere lo studio dell'evoluzione delle piante terrestri[3].
Le briofite differiscono dalle piante vascolari perché mancano di strutture vascolari completamente differenziate e lignificate. L'assorbimento e il trasporto dell'acqua e dei soluti avvengono soprattutto per capillarità e interessano tutta la superficie della pianta. In alcune specie sono presenti delle strutture (idroidi e leptoidi) analoghe ai tessuti vascolari xilema e floema ma comunque mai lignificati (quindi privi di funzione di sostegno) e meno efficaci nel trasporto idrico.[4]
Il ciclo ontogenetico è aplodiplonte, caratterizzato cioè dall'alternanza di due fasi, una aploide, il gametofito, che produce i gameti, ed una diploide, lo sporofito, che produce le spore.[4][5]
Lo sporofito non è autonomo ma vive a spese del gametofito fotosintetizzante. Da una spora unicellulare aploide (meiospora) si sviluppa lo stadio giovanile della pianta, il protonema, con dimensioni diverse a seconda delle specie. Sul protonema, aploide, si formano delle gemme da cui si sviluppano i gametofiti che a maturità portano i gametangi (archegoni e anteridi) che contengono rispettivamente i gameti femminili e maschili. Grazie alla presenza di acqua i gameti maschili raggiungono il gamete femminile rimasto all'interno dell'archegonio. Qui avviene la gamia con conseguente sviluppo dell'embrione diploide. Dall'embrione, contenuto e nutrito nell'archegonio (che fa parte del gametofito) si sviluppa lo sporofito adulto di norma non autonomo.
Lo sporofito è generalmente formato da un piede, da una seta e da una capsula:
- Il piede è una struttura inserita nel ventre dell'archegonio: la sua funzione è quella di permettere il passaggio delle sostanze nutrienti dal gametofito allo sporofito.
- La seta è un peduncolo non ramificato che consente lo sviluppo in altezza dello sporofito.
- La capsula è costituita essenzialmente dallo sporangio: al suo interno si formano spore aploidi. Nei muschi la capsula può contenere qualche milione di spore. A maturità la capsula si apre con meccanismi a controllo generalmente igroscopico rilasciando le spore da cui avrà inizio la successiva generazione.
Sullo sporofito, all'interno dello sporangio, avviene la meiosi, con dimezzamento del numero cromosomico, e si originano le meiospore. In ambiente adatto le spore arrivano a germinazione, dando il via al ripetersi del ciclo vitale.
Le Briofite presentano anche un inizio della cutinizzazione per limitare la traspirazione (stomi).
Sono importanti per la colonizzazione di nuovi ambienti, molto resistenti (reviviscenti).
La mancanza di tessuti di trasporto limita le dimensioni delle briofite: l'altezza è inferiore nella maggior parte delle specie a 6 centimetri. La più grande briofita conosciuta è un muschio dell'Australia e della Nuova Zelanda: Dawsonia superba. Questa specie raggiunge i 75 centimetri di altezza. Le più piccole briofite hanno invece dimensioni inferiori al millimetro.
Requisito fondamentale per la crescita delle briofite è quindi la presenza di acqua o comunque di condizioni di umidità per lunghi periodi. Per la crescita le briofite necessitano inoltre di un substrato di crescita relativamente stabile, di un'adeguata esposizione al sole e di un range di temperature favorevole. Molte briofite riescono a sopravvivere a periodi di siccità o congelamento attraverso un meccanismo non ancora chiaramente compreso.
Il substrato di crescita preferito è rappresentato dal terreno, dove spesso le briofite crescono sui resti di loro precedenti generazioni o di altre piante; altri substrati comuni sono le rocce nude e gli ambienti acquatici. Alcune briofite crescono su resti di animali in decomposizione, sulla superficie delle foglie, nelle saline, alla base di ciottoli di quarzo o in ambienti ricchi di rame. Altre, come le specie del genere Funaria, sono in grado di crescere su terreni bruciati in seguito ad incendi.
I modelli di distribuzione delle briofite sono simili a quelle delle piante vascolari. Alcune specie sono cosmopolite, molte crescono in zone limitate. Le briofite sono distribuite in tutto il mondo: uniche eccezioni le regioni aride, dove però possono crescere in microambienti umidi, e gli ambienti con acqua salata. Alcune briofite vivono nella zona intertidale. Le briofite sono più abbondanti nelle regioni con clima costantemente umido regioni tropicali e subtropicali; nelle regioni artiche o alpine si possono formare tappeti molto estesi che influenzano la tipologia di vegetazione e le sue dinamiche.
La fase dominante del ciclo vitale delle briofite è rappresentata dal gametofito. Questo è in grado di svolgere la fotosintesi clorofilliana ed è quindi indipendente da un punto di vista nutrizionale. Lo sporofito può invece essere fotosintetico o meno: in ogni caso è sempre dipendente dal gametofito e rimane stabilmente attaccato ad esso.
Lo sporofito produce per meiosi delle spore unicellulari aploidi (meiospore). Queste spore possono restare quiescenti per lungo tempo prima in attesa delle condizioni ottimali per la germinazione. Al momento della germinazione dalle spore si sviluppa una struttura filamentosa e scarsamente differenziata detta protonema. Successivamente dal protonema si sviluppa il gametofito adulto. Sul gametofito sono presenti delle strutture piliformi, uni- o pluricellulari, dette rizoidi. La funzione dei rizoidi è quella di ancorare il gametofilo al substrato. In molte specie i gametofiti sono micorrizzati[6].
Sul gametofito si differenziano gli organi sessuali o gametangi. Il gametangio femminile è detto archegonio mentre quello maschile è chiamato anteridio. Esistono briofite omotalliche o monoiche e briofite eterotalliche o dioiche. Nelle prime i gametofiti portano archegoni e anteridi sullo stesso individuo; nelle seconde esistono individui che portano l'archegonio ed altre che portano gli anteridi.
Nell'archegonio è contenuta una sola cellula uovo. L'archegonio ha la forma di un fiasco, con un collo allungato ed una base rigonfia detta ventre: è in questa parte che è conservata la cellula uovo.
Nell'anteridio sono prodotti un grande numero di gameti maschili dotati di due flagelli. Alla maturità, i gameti maschili sono liberati e, sfruttando un velo d'acqua, raggiungono l'archegonio, attratti da stimoli di natura chimica. La necessità della presenza di un velo d'acqua per consentire la sopravvivenza del gamete maschile fuori dell'anteridio e durante il suo percorso fino all'archegonio è uno dei fattori che limitano la diffusione delle briofite ad ambienti umidi. Una volta giunti all'archegonio, i gameti maschili penetrano al suo interno attraverso il collo: il loro ingresso determina la produzione di una sostanza gelatinosa. Questa sostanza permette l'arrivo del gamete maschile nel ventre, dove ha luogo la fecondazione.
Lo zigote risultante dalla fecondazione ed il successivo embrione crescono nell'archegonio. Dall'embrione si sviluppa quindi lo sporofito adulto.
Di alcune specie di briofite non si conosce lo sporofito: si tratta probabilmente di specie che hanno perso la capacità di riprodursi per via sessuata.
Limiti
Nelle briofite ogni gametofito è aploide: ogni anno forma quindi gameti con corredo genetico sempre identico. Nelle briofite omotalliche è molto probabile inoltre che i gameti maschili fecondino archegoni del medesimo gametofito generando sporofiti omozigotici. Queste condizioni determinano una grande limitazione nella possibilità di insorgenza di nuovi caratteri: in questi casi l'unica possibilità di comparsa di nuovi caratteri è legata a mutazioni spontanee.
Riproduzione asessuata
Le briofite possono riprodursi anche per via asessuata (o agamica) per frammentazione del tallo o attraverso le gemme. Queste ultime sono contenute, in alcune specie, in apposite strutture a forma di piccola scodella disposte sulla superficie del gametofito.
Le testimonianze fossili riconducibili alle Briofite sono molto povere[7]. Una delle difficoltà maggiori nel riconoscimento delle briofite nei fossili è la mancata conservazione degli sporofiti e la somiglianza dei gametofiti ad alcune piante vascolari. Le prime testimonianze di muschi risalgono al Permiano (299-251 Ma). La maggior parte dei fossili di briofite è riconducibile all'Eocene (55,8-33,9 Ma). Si tratta di piante conservate in ambra con strutture molto simili a quelle attuali, tanto da permettere il riconoscimento di molte delle specie conservate. Analogo discorso per le briofite fossili risalenti al Paleogene e all'Neogene: anche in questo caso è possibile il riconoscimento della maggior parte delle specie[8]. Le linee evolutive interne alle briofite sono quindi nate e stabilizzate in epoca molto antica.
Classificazione tradizionale
La classificazione tradizionale includeva nella divisione Bryophyta (sensu lato):
- i muschi propriamente detti (classe Bryopsida), con oltre 11.000 specie, sono il gruppo più diffuso. Hanno tallo cormoide con fusticino e foglioline spesso pluristratificate
- le epatiche (classe Marchantiopsida), con oltre 7.000 specie, con predilezione per gli ambienti umidi. Mancano del protonema, hanno rizoidi unicellulari, capsula più semplice senza columella, tra le meiospore sviluppo degli elateri per favorire la dispersione delle spore.
- le antocerote (classe Anthocerotopsida), con circa 200 specie. Hanno tallo rugoso gametifitico, formato da sottili lamine, gametofito con cloroplasto e stomi, con piede che fora lo sporofito, non completamente autonomo. Da cui si pensa abbiano avuto origine le felci con Rhyniophyte estinte nel Siluriano. Quindi che siano l'anello di congiunzione con le piante vascolari superiori, perché si pensa all'ipotesi che il suo sporofito abbia potuto vivere indipendentemente dal gametofito e che sia poi avvenuta l'inversione del ciclo aplodiplonte a fovore dello sporofito sul gametofito, come nella maggior parte delle piante vascolari superiori a partire appunto dalle felci.[senza fonte]
- Anthoceros agrestis
Anthrocerotopsida - Marchantia antheridiophores
Hepatopsida - Sphagnum palustre
Bryopsida
Classificazione filogenetica
Nella moderna classificazione filogenetica le epatiche e le antocerote sono escluse dalla divisione Bryiophita ed elevate in divisioni a sè stanti, rispettivamente Marchantiophyta e Anthocerotophyta.
Secondo tale classificazione la divisione Bryophyta (sensu stricto) comprende quasi 12.000 specie suddivise in sei classi:[1][9]
- Classe Takakiopsida Goffinet & W.R.Buck, 2004
- Takakiales S.Hatt. & Inoue ex R.M.Schust., 1963
- Takakiaceae M.Stech & W.Frey, 2008
- Takakiales S.Hatt. & Inoue ex R.M.Schust., 1963
- Classe Sphagnopsida Schimp., 1857
- Sphagnales Limpr., 1876
- Sphagnaceae Dumort., 1829
- Flatbergiaceae A.J.Shaw, 2010
- Ambuchananiaceae A.J.Shaw, 2010
- Sphagnales Limpr., 1876
- Classe Andreaeopsida Trevis., 1876
- Andreaeales Limpr., 1876
- Andreaeaceae Dumort., 1829
- Andreaeales Limpr., 1876
- Classe Andreaeobryopsida Goffinet & W.R.Buck, 2004
- Andreaeobryales B.M.Murray, 1988
- Andreaeobryaceae Steere, 1976
- Andreaeobryales B.M.Murray, 1988
- Classe Polytrichopsida Doweld, 2001
- Oedipodiales Goffinet & W.R.Buck, 2004
- Oedipodiaceae Schimp., 1876
- Polytrichales Cavers, 1911
- Polytrichaceae Schwägr., 1830
- Tetraphidales Cavers, 1911
- Tetraphidaceae Schimp., 1856
- Oedipodiales Goffinet & W.R.Buck, 2004
- Classe Bryopsida McClatchie, 1897
- Sottoclasse Buxbaumiidae Doweld, 2001
- Buxbaumiales Cavers, 1911
- Buxbaumiaceae Schwägr., 1830
- Buxbaumiales Cavers, 1911
- Sottoclasse Diphysciidae Ochyra, 2003
- Diphysciales M.Fleisch., 1920
- Diphysciaceae M. Fleisch., 1919
- Diphysciales M.Fleisch., 1920
- Sottoclasse Gigaspermidae M.Stech & W. Frey, 2008
- Gigaspermales Goffinet et al., 2007
- Gigaspermaceae A. Jaeger & Sauerb., 1879
- Gigaspermales Goffinet et al., 2007
- Sottoclasse Funariidae Ochyra, 2003
- Disceliales Ignatov, Ignatova & Fedosov, 2016
- Disceliaceae Schimp., 1856
- Encalyptales Dixon, 1932
- Encalyptaceae Schimp., 1856
- Funariales M.Fleisch., 1920
- Funariaceae Schwägr., 1830
- Disceliales Ignatov, Ignatova & Fedosov, 2016
- Sottoclasse Timmiidae Ochyra, 2003
- Timmiales Ochyra, 2003
- Timmiaceae Schimp., 1856
- Timmiales Ochyra, 2003
- Sottoclasse Dicranidae Doweld, 2001
- Catoscopiales Ignatov & Ignatova, 2004
- Catoscopiaceae Boulay ex Broth., 1904
- Distichiales D.Bell & Goffinet, 2023
- Distichiaceae Schimp., 1860
- Timmiellaceae Y. Inoue & H. Tsubota, 2014
- Flexitrichales D.Bell & Goffinet, 2023
- Flexitrichaceae Ignatov & Fedosov ex D.Bell & Goffinet, 2023
- Scouleriales Goffinet & W.R. Buck, 2004
- Drummondiaceae Goffinet, 2000
- Hymenolomataceae Ignatov & Fedosov, 2016
- Bryoxiphiales Á.Löve & D.Löve, 1953
- Bryoxiphiaceae Besch., 1892
- Pseudoditrichales Ignatov & Fedosov, 2016
- Pseudoditrichaceae Steere & Z. Iwats., 1975
- Grimmiales M.Fleisch., 1920
- Grimmiaceae Arn., 1825
- Ptychomitriaceae Schimp., 1860
- Seligeriaceae Schimp., 1856
- Archidiales Limpr., 1885
- Archidiaceae Schimp., 1856
- Leucobryaceae Schimp., 1856
- Micromitriaceae Smyth ex Goffinet & Budke, 2011
- Pleurophascales Goffinet, 2023
- Pleurophascaceae Broth., 1906
- Mitteniales A.J.Shaw, 1985
- Mitteniaceae Broth., 1903
- Eustichiales Goffinet, 2023
- Eustichiaceae Broth., 1924
- Amphidiales D.Bell & Goffinet, 2023
- Amphidiaceae M.Stech, 2008
- Dicranales M.Fleisch., 1920
- Aongstroemiaceae De Not., 1869
- Bryowijkiaceae M. Stech & W. Frey, 2008
- Calymperaceae Kindb., 1897
- Chrysoblastellaceae Ignatov & Fedosov, 2016
- Dicranaceae Schimp., 1856
- Dicranellaceae M.Stech, 2008
- Dicranellopsidaceae Bonfim Santos, Siebel & Fedosov, 2023
- Fissidentaceae Schimp., 1856
- Hypodontiaceae M.Stech, 2008
- Octoblepharaceae A.Eddy ex M.Menzel, 1991
- Rhizogemmaceae Bonfim Santos, 2023
- Ruficaulaceae Bonfim Santos & Fedosov, 2023
- Schistostegaceae Schimp., 1856
- Serpotortellaceae W.D.Reese & R.H.Zander, 1987
- Viridivelleraceae I.G. Stone, 1976
- Rhabdoweisiales D. Bell & Goffinet, 2023
- Rhabdoweisiaceae Limpr., 1886
- Rhachitheciaceae H.Rob., 1964
- Sorapillales Goffinet, 2023
- Sorapillaceae M.Fleisch., 1908
- Ditrichales D.Bell & Goffinet, 2023
- Ditrichaceae Limpr., 1887
- Pottiales M.Fleisch., 1920
- Pottiaceae Hampe, 1853
- Bruchiales Goffinet, 2023
- Bruchiaceae Schimp., 1856
- Erpodiales Goffinet, 2023
- Erpodiaceae Broth., 1905
- Catoscopiales Ignatov & Ignatova, 2004
- Sottoclasse Bryidae Engl.,1892
- Superordine Bryanae Goffinet & W.R.Buck, 2004
- Hedwigiales Ochyra, 2003
- Hedwigiaceae Schimp., 1856
- Splachnales Ochyra, 2003
- Meesiaceae Schimp., 1856
- Splachnaceae Grev. & Arn., 1826
- Bartramiales M.Menzel, 1992
- Bartramiaceae Schwägr., 1830
- Helicophyllaceae Broth., 1907
- Bryales Limpr., 1876
- Bryaceae Rchb., 1828
- Leptostomataceae Schwägr., 1830
- Mniaceae Schwägr., 1830
- Phyllodrepaniaceae Crosby, 1970
- Pulchrinodaceae D.Quandt, N.E.Bell & M.Stech, 2007
- Roellobryaceae Ochyra, 2011
- Rhizogoniales Goffinet & W.R. Buck, 2004
- Calomniaceae Kindb., 1899
- Rhizogoniaceae Broth., 1904
- Orthotrichales Dixon, 1932
- Orthotrichaceae Arn., 1825
- Orthodontiales N.E.Bell, A.E.Newton & D.Quandt, 2007
- Orthodontiaceae Goffinet, 2000
- Aulacomniales N.E.Bell, A.E.Newton & D.Quandt, 2007
- Aulacomniaceae Schimp., 1860
- Hedwigiales Ochyra, 2003
- Superordine Hypnanae W.R.Buck, C.J.Cox, A.J.Shaw & Goffinet, 2005
- Hypnodendrales N.E.Bell, A.E.Newton & D.Quandt, 2007
- Braithwaiteaceae N.E.Bell, A.E.Newton & D.Quandt, 2007
- Racopilaceae Kindb., 1898
- Pterobryellaceae W.R.Buck & Vitt, 1986
- Spiridentaceae Broth., 1905
- Ptychomniales W.R.Buck, C.J.Cox, A.J.Shaw & Goffinet, 2005
- Orthorrhynchiaceae S.H.Lin, 1983
- Rhabdodontiaceae Mishler, N.E.Bell & P.J.Dalton, 2019
- Ptychomniaceae M.Fleisch., 1908
- Hypopterygiales Goffinet, 2019
- Hypopterygiaceae Mitt., 1859
- Hookeriales M.Fleisch., 1920
- Saulomataceae W.R.Buck, C.J.Cox, A.J.Shaw & Goffinet, 2005
- Daltoniaceae Schimp., 1860
- Schimperobryaceae W.R.Buck, C.J.Cox, A.J.Shaw & Goffinet, 2005
- Hookeriaceae Schimp., 1856
- Leucomiaceae Broth., 1908
- Callicostaceae H.A.Crum, 1984
- Hypnales W.R.Buck & Vitt, 1986
- Rutenbergiaceae M.Fleisch., 1908
- Trachylomataceae W.R.Buck & Vitt, 1986
- Rhizofabroniaceae Huttunen, Ignatov, D.Quandt & Hedenäs, 2013
- Fontinalaceae Schimp., 1856
- Climaciaceae Kindb., 1897
- Amblystegiaceae Kindb., 1885
- Scorpidiaceae Ignatov & Ignatova, 2004
- Calliergonaceae Vanderp., 2002
- Helodiaceae Ochyra, 1989
- Leskeaceae Schimp., 1856
- Pseudoleskeaceae Schimp., 1860
- Pseudoleskeellaceae Ignatov & Ignatova, 2004
- Thuidiaceae Schimp., 1860
- Regmatodontaceae Broth., 1908
- Hydropogonellaceae B.H.Allen, 2018
- Stereophyllaceae W.R.Buck & Ireland, 1985
- Brachytheciaceae Schimp., 1876
- Meteoriaceae Kindb., 1897
- Myriniaceae Schimp., 1876
- Fabroniaceae Schimp., 1856
- Stereodontaceae Hedenäs, Schlesak & D.Quandt, 2018
- Callicladiaceae Jan Kučera & Ignatov, 2019
- Pylaisiaceae Schimp., 1860
- Taxiphyllaceae Ignatov, 2012
- Hypnaceae Schimp., 1856
- Catagoniaceae W.R.Buck & Ireland, 1985
- Pterigynandraceae Schimp., 1876
- Hylocomiaceae M.Fleisch., 1920
- Rhytidiaceae Broth., 1925
- Symphyodontaceae M.Fleisch., 1923
- Habrodontaceae Schimp., 1860
- Plagiotheciaceae M.Fleisch., 1912
- Entodontaceae Kindb., 1897
- Jocheniaceae Jan Kučera & Ignatov, 2019
- Pylaisiadelphaceae Goffinet & W.R.Buck, 2004
- Sematophyllaceae Broth., 1905
- Cryphaeaceae Schimp., 1856
- Prionodontaceae Broth., 1905
- Leucodontaceae Schimp., 1856
- Antitrichiaceae Ignatov & Ignatova, 2004
- Pterobryaceae Kindb., 1897. (Kindberg 1896)
- Phyllogoniaceae Kindb., 1898
- Lepyrodontaceae Broth., 1906
- Neckeraceae Schimp., 1856
- Orthostichellaceae Enroth et al., 2019
- Echinodiaceae Broth., 1909
- Heterocladiellaceae Ignatov & Fedosov, 2019
- Acrocladiaceae Tangney, D.Quandt, Huttunen & M.Stech, 2010
- Lembophyllaceae Broth., 1906
- Myuriaceae Broth. ex M.Fleisch., 1923
- Anomodontaceae Kindb., 1897
- Miyabeaceae Enroth, S.Olsson, Buchb., Hedenäs, Huttunen & D.Quandt, 2009
- Theliaceae M.Fleisch., 1922
- Microtheciellaceae H.A.Mill. & A.J.Harr., 1977
- Hypnodendrales N.E.Bell, A.E.Newton & D.Quandt, 2007
- Superordine Bryanae Goffinet & W.R.Buck, 2004
- Sottoclasse Buxbaumiidae Doweld, 2001
Esistono due probabili ipotesi sulla storia evolutiva delle piante terrestri:[senza fonte]
Secondo la prima ipotesi, le epatiche furono le prime a divergere, seguite dalle antocerote, mentre i muschi sono relativamente più vicini al gruppo delle polisporangiate. Nel secondo schema sono invece le antocerote a divergere per prima, seguite dalle piante vascolari, mentre muschi ed epatiche sono filogeneticamente più vicini.
Secondo le più recenti check-list[10][11] la flora italiana comprende 1130 briofite. La particolare ricchezza di questa flora è evidente se si considera che in Europa sono segnalate 1690 briofite[12]. La particolare ricchezza della flora briologica italiana è dovuta alla sua posizione geografica ed alla variabilità dei suoi ambienti.
Esiste (o esisteva) il reliquato di una specie fossile, presente sino all'ultima glaciazione: la Paludella squarrosa, nella palude di Santa Caterina di Valfurva. Sino ai primi anni ottanta essa era presente su una superficie di qualche metro quadrato, in mezzo agli sfagni. Da quegli anni non se ne ha più notizia, ma l'edilizia turistica che è avanzata occupando la palude può aver ormai cancellato definitivamente la sua esistenza.[13]
- (EN) Brinda J.C. and J.J. Atwood (eds.), A Classification of the Bryophyta, su The Bryophyte Nomenclator, 2024. URL consultato il 14 febbraio 2024.
- Questi cordoni sono formati da cellule mancanti a maturità di protoplasma e circondate da altre cellule con nuclei degenerati e pareti trasversali perforate.
- (EN) Shaw J. & K. Renzaglia, Phylogeny and diversification of Bryophytes, in American Journal of Botany 91 (10): 1557-1581, 2004.
- Maria Giovanna Dia, Paola Aiello, Guida illustrata ai muschi della Sicilia, Palermo, Epos, 2000, p. 17, ISBN 978-8883021428.
- Per approfondire la relazione funghi/briofite vedi: Pressel S., Bidartondo M. I., Ligrone R. & J. G. Duckett, 2009: Fungal symbyoses in bryophytes: New insights in the Twenty First Century. Phytotaxa 9: 238-253. Consultabile all'indirizzo: http://www.mapress.com/phytotaxa/content/2010/f/pt00009p253.pdf (Verificato il 4 dicembre 2011).
- Smoot E. L. & T. N. Tayolor, 1986: Structurally preserved fossil plants from Antarctica: II. A Permian moss from the Transantartic Mountains. American Journal of Botany 73 (12): 1683-1691. Consultabile all'indirizzo: Copia archiviata (PDF), su paleobotany.bio.ku.edu. URL consultato il 3 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2010). (Verificato il 4 dicembre 2011).
- Vedi, ad esempio: Zander R. H., 2009: Evolutionay analysis of five bryophyte families using virtual fossils. Anales del Jardin Botanico de Madrid 66 (2): 263-277. Consultabile all'indirizzo: http://redalyc.uaemex.mx/redalyc/pdf/556/55612913005.pdf[collegamento interrotto] (Verificato il 3 dicembre 2011).
- (EN) Bechteler J. et al., Comprehensive phylogenomic time tree of bryophytes reveals deep relationships and uncovers gene incongruences in the last 500 million years of diversification, in Am. J. Botan., vol. 110, n. 11, 2023, pp. e16249.
- Aleffi M. & R. Schumacher, 1995: Check-list and red-list of the liveworths (Marchantiophyta) and hornworts (Anthrocerotophyta) of Italy. Flora Mediterranea 5: 73-161.
- Cortini Pedrotti C., 2001: New Check-list of the Mosses of Italy. Flora Mediterranea 11: 23-107. Consultabile all'indirizzo: http://www.herbmedit.org/flora/11-023.pdf (verificato il 2 dicembre 2011).
- Aleffi M., 2007: op.cit.
- Segnalazione della Paludella squarrosa (PDF), su museocivico.rovereto.tn.it.
- (EN) A Classification of the Bryophytes, su The Bryophyte Nomenclator - A comprehensive classification for 114,097 bryophyte names. URL consultato il 10 febbraio 2024.
- (EN) Introduction to Bryophytes, su blogs.ubc.ca, University of British Columbia, Canada. URL consultato il 22 febbraio 2024.
- AA. VV., 2003: Special Issue: Bryophyte. Fremontia 31 (3): 1-44. Consultabile all'indirizzo: https://web.archive.org/web/20061224155818/http://www.uam.es/informacion/asociaciones/SEB/divulgacion/Fremontia_Vol31-No3.pdf (verificato il 2 dicembre 2011).
- Glime J. M., 2006: Bryophyte Ecology. Volume 1. Physiological Ecology. Sponsored by Michigan Technological University; Botanical Society of America, International Association of Bryologists. Published on-line: http://www.bryoecol.mtu.edu/ (verificato il 2 dicembre 2011).
- Purves W. H., Sadawa D., Orians G. H. & H. C. Heller, 2001: Biologia. L'evoluzione della diversità. Zanichelli, Bologna. ISBN 88-08-09664-5. Parametro
titolo
vuoto o mancante (aiuto) - Konrat M. von, Shaw A. J. & K. S. Renzaglia (eds), 2010: Bryophytes: The closest living relatives of early land plants. Phytotaxa 9: 1-278. Consultabile all'indirizzo: http://www.mapress.com/phytotaxa/content/2010/pt00009.htm (Verificato il 4 dicembre 2011).
- (EN) Haig, David, Living Together and Living Apart: The Sexual Lives of Bryophytes, in Philosophical Transactions: Biological Sciences, vol. 371, 2016, pp. 1–9.
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Bryophyta
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bryophyta
- Wikispecies contiene informazioni su Bryophyta
- (EN) moss, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN, FR) Bryophyta, su Enciclopedia canadese.
- (EN) Bryopsida, su Fossilworks.org.
- Repertorio della flora italiana protetta, su minambiente.it (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2011).
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 4229 · LCCN (EN) sh85087489 · GND (DE) 4166892-3 · BNF (FR) cb11983173q (data) · J9U (EN, HE) 987007546048705171 · NDL (EN, JA) 00570784 |
---|