Passaporto
documento d'identità valido per l'espatrio emesso da un governo / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Un passaporto è un documento di riconoscimento formale o una certificazione emessa da un governo statale che identifica il portatore come un cittadino di quel particolare stato e richiede il permesso, nel nome della sovranità o governo dello stato emittente, di entrare e passare per altri stati.
I passaporti sono connessi al diritto di protezione legale all'estero e al diritto di rientrare nello stato della propria cittadinanza. Contengono la fotografia del titolare, i suoi dati anagrafici, la sua firma, la cittadinanza e alle volte altri mezzi di identificazione individuale. Molti stati stanno sviluppando proprietà biometriche per i loro passaporti per poter confermare con maggior certezza che la persona che presenta il passaporto ne sia il legittimo titolare.
Il passaporto è il documento d'identità richiesto per viaggiare all'estero, ed è esibito al confine, qualora con la nazione visitata non esistano accordi per cui i cittadini possano utilizzare anche altri documenti di identità. Ad esempio, i cittadini degli Stati membri dell'Unione europea, grazie al Trattato di Schengen, possono viaggiare verso altri Paesi UE utilizzando, in alternativa al passaporto, la sola carta d'identità (valida per l’espatrio) in corso di validità.
Alcuni governi cercano di controllare il movimento dei loro cittadini emettendo così passaporti detti passaporti interni (in un certo senso – analogo della carta d'identità italiana, contenente i principali dati anagrafici del cittadino); per esempio nell'Unione Sovietica venivano emessi propiska (residenza) a tutti i cittadini per controllare il loro movimento nel paese, informazioni sullo stato civile ed eventuali figli. Questo sistema è stato parzialmente mantenuto nella Federazione Russa.
Come documento di identificazione i passaporti sono frequentemente soggetti a furto e falsificazione. Per poter entrare in alcuni stati non è sufficiente che il passaporto non sia scaduto, ma deve avere una validità residua di almeno 3 o 6 mesi oppure è richiesta l'apposizione di un'autorizzazione temporanea all'ingresso nello stato in cui si chiede di entrare, denominata visto d'ingresso e rilasciata da ambasciate o anche, talvolta, alla frontiera di ingresso. L'ingresso e l'uscita dal paese vengono annotate sul documento con timbri datari apposti dalle guardie di frontiera.
Il concetto moderno di un passaporto multi-viaggio e multi-destinazione emesso solo dalla nazione a cui appartiene il portatore risale solo alla metà del XX secolo. In precedenza potevano generalmente essere emessi da qualunque nazione per qualunque persona come salvacondotto o lasciapassare, solo per un periodo di tempo molto limitato e, generalmente per un singolo viaggio. In questa maniera i primi passaporti erano più simili ai moderni visti d'ingresso che agli attuali passaporti, la cui funzione primaria è di provare l'identità e la nazionalità del portatore.
Prima del X secolo si incontrano le prime forme di documento riconducibili al moderno passaporto; fu probabilmente un sigillum previsto dal diritto Longobardo, il più simile per funzione. Si trattava di un documento arrotolato a tubo, racchiuso da un anello recante il sigillo della signoria che lo aveva emesso, nel quale si descriveva il portatore e lo si autorizzava ad entrare in un territorio controllato.
Nel XII secolo la Repubblica di Genova emetteva un documento denominato Bulletta[1], rilasciato per i nazionali della Repubblica in viaggio verso i porti degli empori ed i porti delle colonie genovesi d'oltremare, ma anche per i forestieri che vi entravano.
Nell'Europa medievale questi documenti potevano essere emessi per qualunque viaggiatore dalle autorità locali e generalmente contenevano una lista di città e paesi attraverso i quali il portatore poteva passare.
Questo sistema è proseguito, per esempio, in Francia fino agli anni 1860. In questi periodi spesso i passaporti non erano richiesti per entrare nei porti di mare, che erano considerati punti di commercio liberi, ma erano richiesti per spostarsi oltre di essi e fino alle città dell'interno, un po' come oggigiorno si passa la dogana, oltre il porto che è zona franca. Spesso, ma non sempre, contenevano una descrizione fisica del portatore, le fotografie furono aggiunte solo nei primi decenni del XX secolo.
In seguito alle guerre mondiali, prima la Società delle Nazioni (International Conference on Passports, Customs Formalities and Through Tickets – Conferenza Internazionale sui Passaporti, Formalità Doganali e biglietti combinati, 1920), e più tardi le Nazioni Unite e l'ICAO emisero linee guida standardizzate sulle caratteristiche e l'aspetto che dettero forma ai passaporti odierni (ISO/IEC 7810 ID-03).
Negli anni recenti ci sono state spinte per l'introduzione di informazioni biometriche nei passaporti per aiutare a migliorare l'accertamento dell'identità. Non è al momento certo se questa tecnologia sia sufficientemente sviluppata e precisa per questo compito. Per esempio gli Stati Uniti hanno per due volte ritardato l'introduzione di questa tecnica a causa di risultati scarsamente affidabili.
Nel 2024 l'Unione Europea introdurrà l'European Travel Information and Authorisation System, che prevede una scansione del volto e delle impronte digitali per coloro che entrano nel territorio europeo privi di visto.[2]
Il termine passaporto secondo alcuni ha probabilmente avuto origine non dai porti di mare, ma dai documenti medievali richiesti per attraversare le porte delle mura cittadine; secondo altri invece detiene proprio un valore portuale perché fu largamente utilizzato nel medioevo dalle potenze marinare quali Genova, Venezia e Pisa, sia come lasciapassare per le colonie marittime, sia come accertamento e descrizione dell'identità del latore nei porti commerciali; i porti d'attracco erano zone franche ma per sbarcare persone, merci e commerci, si necessitava, e tuttora si necessita, di passare controlli e verificare permessi, appunto dei permessi di passare i porti.
Oltre ai documenti di viaggio rilasciati dalle autorità delle singole nazioni ai loro cittadini per l'espatrio, esistono particolari tipologie di passaporti speciali.
Per il personale diplomatico degli Stati vengono emessi passaporti diplomatici che li identificano come rappresentanti diplomatici del loro Paese. Possedere un passaporto diplomatico solitamente conferisce immunità diplomatica, e quindi l'esenzione da certe formalità (per esempio i bagagli non vengono perquisiti) e altre immunità nei confronti delle leggi locali. I passaporti diplomatici sono rilasciati ai funzionari di rango delle ambasciate, dei consolati e dei consolati onorari e in particolari circostanze possono essere rilasciati anche a privati cittadini.
I passaporti di servizio sono versioni leggere o ridotte dei passaporti diplomatici rilasciati, per esempio, al personale di pubbliche amministrazioni che presta servizio all'estero senza ricoprire un incarico che giustifichi il rilascio di un passaporto diplomatico.
Alcuni stati emettono passaporti ufficiali per alcuni dei loro dipendenti statali quando viaggiano per scopi ufficiali. I portatori di questi passaporti possono in certi casi necessitare di un visto d'ingresso, mentre i portatori di passaporti normali non ne hanno bisogno. Caso esemplare è quello della Francia, dove i passaporti ufficiali necessitano di visto per i viaggi d'affari brevi.
I funzionari internazionali delle Nazioni Unite sono dotati di lasciapassare (laissez-passer) emessi dall'ONU che conferiscono ai portatori una serie di immunità diplomatiche secondo la Convenzione di New York sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite del 1946. Il Lasciapassare delle Nazioni Unite è di colore blu per i funzionari e di colore rosso per gli ufficiali di alto livello. Simile al lasciapassare ONU, anche il lasciapassare dell'Unione europea conferisce ai portatori status diplomatico per le proprie missioni ufficiali.
Passaporti d'oro
L'acquisto di passaporti è formalmente vietato ovunque, tuttavia diverse nazioni concedono legalmente passaporti a persone facoltose in seguito a loro cospicui investimenti nel Paese, da qui la locuzione di "passaporto d'oro".[3][4]