Presidenza di Miguel Alemán Valdés
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La presidenza di Miguel Alemán Valdés fu la 53° della storia del Messico. Alemán Valdés rimase in carica dal 1º dicembre 1946 fino al 30 novembre 1952, per una durata complessiva di 2 192 giorni.
Presidenza di Miguel Alemán Valdés | |
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Ritratto presidenziale di Miguel Alemán Valdés | |
Stato | Messico |
Capo del governo | Miguel Alemán Valdés (PRI) |
Coalizione | PRI Supporto informale da parte del: PCM (fino al 1951)[1] |
Legislatura | XL[2], XLI, XLII[3] |
Giuramento | 1º dicembre 1946 |
Dimissioni | 30 novembre 1952 |
Governo successivo | 1º dicembre 1952 |
Presidenza Ávila Camacho
Presidenza Ruiz Cortines
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«L'amministrazione alemanista è stata caratterizzata dall'avvio di un'importante trasformazione del Paese, da rurale a urbano. Nel suo mandato di sei anni si diceva che la Rivoluzione fosse scesa da cavallo per salire in macchina. Sotto il mandato di Alemán, il Messico iniziò il suo debito per favorire l'industrializzazione e la spesa pubblica era immensa, una situazione che favoriva la corruzione, dal momento che molti funzionari governativi facevano affari privati a spese del potere pubblico.[4]»
(Enrique Krauze)
Alemán era un giovane avvocato e un esponente di punta del Partito della Rivoluzione Messicana. Come Segretario degli Interni nel gabinetto di Manuel Ávila Camacho durante la seconda guerra mondiale, era diventato enormemente popolare. Vinse le elezioni presidenziali del 1946 con lo slogan "Modernità e giustizia sociale" e si fece promotore della modernizzazione della nazione. Perse gran parte del sostegno negli ultimi tempi della sua amministrazione a causa del suo stile autoritario.[5][6] Dopo le elezioni presidenziali del 1952 fu seguito da Adolfo Ruiz Cortines, che il 1º dicembre dette inizio alla sua presidenza, in controtendenza rispetto a quella di Alemán soprattutto sul lato economico.[7]
Quello di Alemán fu il primo governo guidato da un civile in Messico dopo una lunga serie di amministrazioni militari, derivanti dalla rivoluzione messicana. Il presidente concesse il voto alle donne per le elezioni comunali senza però arrivare al pieno suffragio femminile. Era chiamato "El Presidente Empresario", il presidente imprenditore. La sua politica era tendenzialmente nazionalista, promosse senza successo l'industrializzazione per sostituzione delle importazioni prima dell'aumento dell'inflazione. La spesa pubblica volta a stimolare l'economia aumentò e quella designata per la spesa sociale diminuì. Promosse una politica anticomunista con l'eliminazione della sinistra sindacale e la nascita del Partito Rivoluzionario Istituzionale attuale[8][9], attestato su posizioni di centro-destra.[6][10][11]
Svolse inoltre un ruolo di primo piano nel portare la politica messicana nell'era moderna dei mezzi di comunicazione di massa in quanto nel 1950 fu il primo presidente della nazione a parlare ai cittadini tramite la televisione. Grazie alle attività imprenditoriali durante la sua presidenza divenne milionario. Sviluppò anche un umile culto della personalità e in diverse città fece costruire statue di se stesso. Inoltre per decreto, il 3 ottobre 1950, il comune in cui era nato, Sayula nello stato di Veracruz, fu ribattezzato Sayula de Alemán. Sotto la sua politica, il Congresso dell'Unione divenne di fatto un'istituzione impotente che doveva solo approvare le decisioni del presidente.