Repubbliche marinare
città portuali italiane fiorenti durante il medioevo e l'età moderna / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Le repubbliche marinare sono state alcune città portuali italiane che, a partire dal Medioevo, godettero, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e di prosperità economica.
Tale definizione, nata nell'Ottocento, è in genere riferita a quattro città italiane, i cui stemmi sono riportati dal 1947 nelle bandiere della Marina Militare e della Marina Mercantile[1]: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Tuttavia, oltre alle quattro più note, sono considerate repubbliche marinare anche Ancona[2][3], Gaeta[4][5], Noli[6][7][8] e, in Dalmazia, Ragusa[9]; in certi momenti storici esse ebbero un'importanza non secondaria rispetto ad alcune di quelle più conosciute.
Uniformemente disseminate lungo la penisola italiana, al Nord, al Centro e al Sud, le repubbliche marinare furono importanti non solo per la storia della navigazione e del commercio: oltre a preziose merci altrimenti introvabili in Europa, nei loro porti arrivavano anche nuove idee artistiche e notizie su paesi lontani.
Durante lo scorrere dei secoli, le repubbliche marinare, sia le più note, sia le meno note ma non sempre meno importanti, vissero altalenanti fortune, che misero in luce ora l'una, ora l'altra città. Nel IX e nel X secolo, tale fenomeno ebbe inizio con Amalfi e Gaeta, che presto raggiunsero il loro periodo di massimo splendore. Intanto Venezia iniziava la sua ascesa graduale, mentre le altre città vivevano ancora la lunga gestazione che le avrebbe portate all'autonomia e a dar seguito alla loro vocazione marinara.
Dopo l'XI secolo, Amalfi e Gaeta declinarono rapidamente, mentre Genova e Venezia divennero le repubbliche più potenti, seguite da Pisa, che visse il suo momento più florido nel XIII secolo, e da Ancona e Ragusa, alleate per resistere alla potenza veneziana. Dopo il XIV secolo, mentre Pisa declinava sino a perdere la sua libertà, Venezia e Genova continuarono a dominare la navigazione, seguite da Ragusa e Ancona, che vissero nel XV secolo il loro momento aureo. Nel XVI secolo, con la perdita di autonomia di Ancona, rimasero solo le repubbliche di Venezia, Genova e Ragusa, che vissero ancora momenti di grande splendore sino a metà del Seicento, seguiti da più di un secolo di lenta e dorata decadenza che si concluse con l'invasione napoleonica.
Nella tabella sottostante si evidenziano i periodi di attività delle varie repubbliche marinare durante lo scorrere dei secoli.
Prima dell'unità italiana
L'espressione repubbliche marinare è stata coniata dalla storiografia ottocentesca[10], quasi in coincidenza con la fine dell'ultima di esse: nessuno di questi Stati si è mai autodefinito repubblica marinara. Lo storico che introdusse l'espressione e mise a fuoco il concetto corrispondente fu lo svizzero Simondo Sismondi[11][12] nel 1807, nell'opera Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo. Nel testo di Sismondi le repubbliche marinare erano viste come città dedite soprattutto a lottare tra loro per questioni legate alla propria espansione commerciale, a differenza dei liberi comuni, che invece lottavano insieme contro l'Impero difendendo coraggiosamente la propria libertà[13].
In Italia, ciò determinò, sino all'unificazione, un giudizio negativo sulle città marinare, perché la loro storia di lotte reciproche appariva in netto contrasto con lo spirito risorgimentale. Unica eccezione fu considerata la difficilissima e infine vittoriosa resistenza di Ancona nell'assedio del 1173, che la città ottenne contro le truppe imperiali di Federico Barbarossa; quella vittoria entrò nell'immaginario nazionale come anticipazione delle lotte dei patrioti italiani contro i dominatori stranieri. L'episodio, però, veniva inserito nell'epopea comunale e non in quella marinara[13].
Dopo l'unità italiana
Nei primi decenni dopo l'unificazione italiana, il patriottismo post-risorgimentale alimentava una riscoperta del Medioevo legata a un nazionalismo romantico, in particolare a quegli aspetti che sembravano prefigurare la gloria nazionale e le lotte per l'indipendenza. Il fenomeno delle "repubbliche marinare" venne allora reinterpretato, liberato dal pregiudizio negativo e affiancato alla storia gloriosa dei liberi comuni; si affermò così anche a livello popolare. Celebrando la storia le città marittime italiane, non si considerarono tanto le lotte reciproche, quanto la loro comune intraprendenza marinara. Nella temperie culturale post-unitaria, infatti, si riteneva fondamentale per la formazione del moderno popolo italiano, ricordare che in seno alle repubbliche marittime ed ai comuni sorse quella operosità che inaugurò la civiltà novella[14].
C'è anche da tener presente che nella marina militare italiana, nata subito dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e quindi solo nel 1861, c'erano accesi contrasti tra le varie marine pre-unitarie: sarda, toscana, pontificia e napoletana[15]; l'esaltazione dello spirito marinaresco che univa tutte le repubbliche marinare permetteva di mettere in luce una base storica comune, superando le divisioni. Era necessario quindi rimuovere le antiche rivalità e assai significativa a tal proposito fu la riconsegna a Pisa, da parte della città di Genova, delle catene che chiudevano il porto della città toscana, sottratte durante le lotte medievali e restituite nel 1860 in segno di fraterno affetto e di unione ormai indissolubile tra le due città, come si legge nella targa apposta dopo la restituzione.
Nel 1860 ci fu anche l'introduzione nei programmi scolastici dello studio delle repubbliche marinare come fenomeno unitario. Ciò contribuì ulteriormente a rendere il concetto popolare. Nel programma del liceo, si prescriveva infatti, a partire da quell'anno, di affrontare in classe prima le "cagioni del rapido risorgimento del commercio marittimo italiano - Amalfi, Venezia, Genova, Ancona, Pisa" e l'"Assodamento della grande potenza navale italiana". Per la classe seconda si disponeva che l'insegnante, all'inizio dell'anno, richiamasse alla memoria il periodo in cui crebbero e fiorirono le repubbliche marittime[16].
Da quel momento, ogni volta che si sono rinnovati i programmi scolastici, lo studio del fenomeno delle repubbliche marinare venne sempre confermato. Nel 1875 anche nel programma di Storia per gli istituti tecnici si diede seguito all'indicazione ministeriale; si legge infatti nel testo scolastico di Carlo O. Galli che "…fra tutti i popoli d'Europa, quello che nel Medio Evo si levò per primo a grande potenza" nella navigazione fu il popolo italiano e il motivo principale di ciò si attribuisce all'indipendenza di cui godettero "…le repubbliche marittime dell'Italia, tra le quali meritano maggior ricordo Amalfi, Pisa, Genova, Ancona, Venezia, Napoli e Gaeta"[17].
Nel 1895 il marinaio Augusto Vittorio Vecchi, fondatore della Lega Navale Italiana e più noto come scrittore con lo pseudonimo di Jack la Bolina, scrisse una Storia generale della marina militare, che ebbe larga diffusione e in cui si rievocano le imprese militari delle città marinare in ordine cronistorico di origine e di decadimento, da Amalfi per Pisa, Genova ed Ancona a Venezia[18].
Si notino gli elenchi delle città marinare, che annoverano cinque repubbliche nei programmi scolastici del 1860 e nel testo del 1875 (Amalfi, Venezia, Genova, Ancona e Pisa), mentre nel testo del 1895 se ne citano sette tra quelle principali, aggiungendo Napoli e Gaeta, limitatamente al periodo antecedente la dominazione normanna. Tutti i testi, comunque, citano due oppure tre repubbliche marinare maggiori: Genova e Venezia, o Genova, Venezia e Pisa.
Mancava però ancora una storia della marina italiana che non si limitasse a quella militare; fu Camillo Manfroni, nel 1899, a scriverla. Nel suo testo, lo storico identificò la fase più gloriosa della storia marinara italiana con il periodo delle repubbliche marinare. Sul finire dell'Ottocento, il mito di queste città dedite alla navigazione era in questo modo consolidato e consegnato al XX secolo[19].
Nel Novecento
Il numero "quattro", che spesso ancor oggi ricorre associato alle repubbliche marinare, come si vede non è originario; esisteva invece un elenco breve, limitato a due (Genova e Venezia) o tre città (Genova, Venezia e Pisa) e un elenco lungo, che comprendeva anche Ancona, Amalfi e Gaeta.
Determinante per la diffusione dell'elenco a quattro repubbliche marinare fu una pubblicazione del capitano Umberto Moretti, che aveva ricevuto dalla Regia Marina, nel 1904, l'incarico di scrivere la storia marittima di Amalfi; il volume uscì con un titolo assai significativo: La prima repubblica marinara d'Italia[20]. Da quel momento il nome di Amalfi si affiancò definitivamente a quello delle altre repubbliche dell'elenco breve, equilibrando con la sua presenza lo sbilanciamento verso il centro-nord del paese.
Negli anni trenta del Novecento si consolidò così un elenco ridotto, composto di soli quattro nomi: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia; ciò portò, infine, all'inserimento dei simboli delle quattro città nella bandiera della marina italiana. Il vessillo, approvato nel 1941, a causa della guerra fu poi adottato solo nel 1947. Nel 1955, le quattro città rappresentate nella bandiera della marina diedero vita alla suggestiva regata delle Antiche Repubbliche Marinare.
Solo nel 1967, con l'uscita del testo di Armando Lodolini Le repubbliche del mare, venne ripreso l'elenco lungo delle repubbliche marinare — Amalfi, Pisa, Genova, Venezia, Ancona, Gaeta — alle quali si aggiunse anche la dalmata Ragusa[21]. Per quanto poi riguarda Noli, solo negli ultimi decenni si è messa a fuoco la sua natura di piccola repubblica marinara, prima affermata solo a livello accademico[22].
Nel 2000, il presidente della Repubblica Ciampi riassunse il ruolo svolto nella Storia dalle repubbliche marinare con queste parole[23]:
«... L'Italia delle repubbliche marinare ... riaprì all'Europa le vie del mondo.»
(Carlo Azeglio Ciampi)
Fattori caratterizzanti
Gli elementi che caratterizzarono una repubblica marinara furono[24]:
- l'indipendenza (de iure e/o de facto);
- l'autonomia, l'economia, la politica e la cultura basate essenzialmente sulla navigazione e sugli scambi marittimi;
- il possesso di una flotta di navi, costruite nel proprio arsenale;
- il nascere e costituirsi come città-stato, salvo poi eventualmente espandersi maggiormente;
- la presenza nei porti mediterranei di propri fondachi[25] e consoli del mare[26][27];
- la presenza nel proprio porto di fondachi e consoli del mare di città e Paesi stranieri;
- l'uso di una moneta propria riconosciuta ed accettata in tutto il Mediterraneo e di proprie leggi marittime[28];
- governo di carattere repubblicano oligarchico;
- la partecipazione alle Crociate e/o alla repressione della pirateria.
Origini, affermazione e durata
La ripresa economica che si ebbe in Europa a partire dal IX secolo, abbinata all'insicurezza delle vie di comunicazione terrestri, fece sì che le principali rotte commerciali si sviluppassero lungo le coste del mar Mediterraneo: in questo contesto, e data la crisi dei poteri centrali, alcune città portuali furono in grado di acquisire sempre maggiore autonomia, fino a ricoprire un ruolo di primo piano nello scenario europeo[29].
Interessante notare che ben sei di esse - Amalfi, Venezia, Gaeta, Genova, Ancona e Ragusa - iniziarono la propria storia di autonomia e mercatura dopo essere state quasi distrutte da un terribile saccheggio, oppure furono fondate da profughi di terre devastate[30]. Queste città, esposte alle incursioni dei pirati e trascurate dai poteri centrali, organizzarono in modo autonomo la propria difesa, accoppiando l'esercizio del commercio marittimo a quello della sua protezione armata[31]; furono poi in grado, nei secoli IX, X e XI, di passare all'offensiva, ottenendo numerose vittorie contro i saraceni, a partire dalla storica battaglia di Ostia dell'849. I traffici di queste città raggiungevano l'Africa e soprattutto l'Asia, inserendosi efficacemente tra la potenza marittima bizantina e quella islamica, con le quali si stabilì un rapporto complesso di competizione e di collaborazione per il controllo delle rotte mediterranee.
Ognuna di esse fu favorita dalla propria posizione geografica, lontana dalle principali vie di passaggio degli eserciti e protetta da monti o lagune, che la isolò e le permise di dedicarsi indisturbata ai traffici marittimi[32]. Tutto ciò portò a una graduale autonomia amministrativa e, in alcuni casi, a una vera e propria indipendenza dai poteri centrali, i quali da tempo non riuscivano più a controllare le province periferiche: l'Impero bizantino, il Sacro Romano Impero, lo Stato Pontificio[31].
È inoltre importante ricordare che le forme di indipendenza che si vennero a creare in queste città furono varie, e tra esse stenta a orientarsi il moderno modo di considerare i rapporti politici, che distingue nettamente tra autonomia amministrativa e libertà politica. Per questo motivo, nella sottostante tabella le date relative all'indipendenza sono due: una si riferisce alla libertà di fatto acquisita, l'altra a quella di diritto.
Città | Stemma | Bandiera | Motto, moneta e codice marittimo | Inizio dell'indipendenza | Stato precedente | Fine dell'indipendenza | Durata dell'indipendenza | Stato successivo |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Amalfi | motto: Descendit ex patribus romanorum moneta: tarì codice: Tavole amalfitane (XI sec.)[33] | de facto: 839 (acquisizione della libertà) | Impero bizantino | 1131 (in seguito alla guerra tra il papa Innocenzo II e Ruggero II di Sicilia) | de facto: 3 secoli | Regno di Sicilia | ||
Genova | motti: Respublica superiorem non recognoscens; Pe Zena e pe San Zòrzo; Griphus ut has angit, sic hostes Ianua frangit. moneta: genovino codice: Regulae et ordinamenta officii gazariae (1441)[34] |
de facto: 958, (con la concessione di Berengario II)[35]; de iure: 1096 (con la Compagna Communis) | Regno d'Italia | 1797 (con la Campagna d'Italia) | de facto: 8 secoli de iure: 7 secoli | Repubblica Ligure | ||
Pisa | motto: Urbis me dignum pisane noscite signum[36][37] moneta: aquilino o grosso pisano[38] codice: Constitutum usus (1160)[39] e Breve curia maris (1297)[34] | de facto: XI secolo (graduale acquisizione della libertà[40] | Regno d'Italia | 1406 (occupazione militare fiorentina) | de facto: 4 secoli de iure: 3 secoli | Repubblica fiorentina | ||
Venezia | motti: Pax tibi, Marce, evangelista meus; Viva San Marco! moneta: zecchino o ducato codice: Capitolare nauticum (1225)[41][42] | de facto: acquisita gradualmente, dopo il crollo dell'Esarcato di Ravenna nel 751, 840 (Pactum Lotharii)[43], 1122-1126 (Guerra tra Venezia e Bisanzio) de iure: 1141-1143[44] (Commune Veneciarum) | Impero bizantino | 1797 (Trattato di Campoformio) | de facto: circa 9 secoli de iure: 6 secoli e 1/2 | Arciducato d'Austria | ||
Ancona | motti: Ancon dorica civitas fidei[45] moneta: agontano codice: Statuti del mare (1387)[46] | de facto: XI secolo (graduale acquisizione della libertà)[47] | Regno d'Italia Stato Pontificio[48] | 1532 (occupazione militare pontificia) | de facto: 5 secoli | Stato Pontificio | ||
Gaeta | moneta: follaro[49] codice: parte degli Statuti di Gaeta (1356)[50][51] | de facto: 839 (acquisizione della libertà) | Impero bizantino | 1140 (annessione al Regno normanno) | de facto: 3 secoli | Regno di Sicilia | ||
Noli | codice:Statuti di Noli (XII sec.)[52] | de facto: 1192(nascita del libero comune)[53]; de iure: 1196 (conferma dei diritti da parte di Enrico VI di Svevia) | Regno d'Italia | XV secolo (fine delle attività marinare) 1797 (fine della repubblica, con la Campagna d'Italia) | rep. marinara: 2 secoli repubblica: 6 secoli | Repubblica Ligure | ||
Ragusa | motto: Non bene pro toto libertas venditur auro[54] moneta: denominazioni varie[55] codice: due volumi del Liber statutorum (1272)[34][56] | de facto: XI secolo (graduale acquisizione della libertà)[57] | Impero bizantino | 1808 (con la Pace di Presburgo) | de facto: 8 secoli | Province illiriche del Primo Impero francese |
Dal punto di vista istituzionale, coerentemente con la loro origine comunale, le città marinare erano delle repubbliche oligarchiche, generalmente rette, in maniera più o meno dichiarata, dalle principali famiglie mercantili: i governi erano dunque espressione del ceto mercantile, che costituiva il nerbo della loro potenza; per questo, a volte, ci si riferisce a tali città col termine più generico di "repubblica mercantile". Esse erano dotate di un articolato sistema di magistrature, dalle competenze a volte complementari, a volte sovrapposte, che nei secoli mostrò una decisa tendenza a modificarsi — non senza un certo grado di instabilità — e ad accentrare il potere: così il governo divenne privilegio della nobiltà mercantile a Venezia (dal 1297) e del duca ad Amalfi (dal 945). Tuttavia anche Gaeta, che non ebbe mai ordinamenti repubblicani, e Amalfi, che divenne ducato nel 945, sono dette repubbliche marinare, in quanto il termine repubblica non va inteso nel significato moderno: fino a Machiavelli e a Kant, "repubblica" era sinonimo di "Stato", e non era contrapposto a monarchia[58].
Le Crociate offrirono l'occasione di espandere i commerci: Amalfi, Genova, Venezia, Pisa, Ancona e Ragusa erano già impegnate nel commercio con il Levante, ma con le Crociate migliaia di abitanti delle città marinare si riversarono in Oriente, creando fondachi, colonie e stabilimenti commerciali. Essi esercitarono una grande influenza politica a livello locale: i mercanti italiani costituivano infatti, nei centri sede dei loro affari, associazioni di categoria con lo scopo di ottenere dai governi stranieri privilegi giurisdizionali, fiscali e doganali[59].
Solo Venezia, Genova e Pisa ebbero un'espansione territoriale oltremare, ossia possedettero ampie regioni e numerose isole lungo le coste mediterranee; Genova e Venezia arrivarono inoltre a dominare anche tutta la propria regione e parte di quelle confinanti, diventando capitali di Stati regionali; Venezia fu poi l'unica a dominare territori assai lontani dalla costa, sino a occupare la Lombardia orientale. Amalfi, Gaeta, Ancona, Ragusa e Noli estesero invece il proprio dominio solo a una parte del territorio della propria regione, configurandosi come città-stato; tutte le repubbliche ebbero comunque proprie colonie e fondachi nei principali porti mediterranei, tranne Noli, che usufruiva di quelli genovesi.
Se premessa alla nascita delle repubbliche mercantili era stata l'assenza di una forte autorità centrale, la loro fine fu viceversa dovuta all'affermazione di un potente Stato centralizzato: solitamente l'indipendenza poteva durare finché il commercio era in grado di assicurare prosperità e ricchezza, ma quando queste cessavano, s'innescava un declino economico terminante con l'annessione, non necessariamente violenta, a uno Stato forte e organizzato.
La longevità delle varie repubbliche marinare fu molto varia: Venezia ebbe la più lunga vita, dall'Alto Medioevo all'Età napoleonica; anche Genova e Ragusa ebbero storia lunghissima, dal Mille all'Età napoleonica; Noli durò altrettanto, ma smise di commerciare già nel XV secolo. Pisa e Ancona ebbero una vita comunque lunga, restando indipendenti sino al Rinascimento. Amalfi e Gaeta furono invece le prime a cadere, conquistate dai Normanni nel XII secolo.
Numero delle repubbliche marinare nei secoli
Come evidenziato nella tavola cronologica seguente, il numero delle repubbliche marinare si è modificato nel corso dei secoli, nel seguente modo:
- IX-X secolo: ci sono solo tre repubbliche marinare, ossia Amalfi, Gaeta e Venezia;
- XI secolo: aggiungendosi nei primi decenni anche Ancona, Genova, Pisa e Ragusa, si arrivano a contare sette repubbliche marinare; il secolo vide però anche la fine dell'indipendenza di Amalfi (1031) e l'inizio della storia marinara di Noli.
- XII-XIV secolo: con la fine dell'indipendenza di Gaeta (1137), sono sei le repubbliche marinare attive;
- XV secolo: con la perdita dell'indipendenza di Pisa e con la fine dell'attività marinara di Noli, rimangono quattro repubbliche marinare, ossia Ancona, Genova, Ragusa, Venezia;
- XVI-XVIII secolo: con la perdita dell'autonomia di Ancona, rimangono attive le tre repubbliche marinare più longeve: Genova, Ragusa e Venezia.
Periodi aurei, di ascesa, di declino
La tabella seguente mette a confronto la diversa durata delle repubbliche marinare, i loro periodi aurei (indicati con colori più intensi) i periodi di ascesa e di declino (colori più o meno chiari), tenendo presenti le guerre vinte o perse, le colonie commerciali nel Mediterraneo, la potenza economica, i possedimenti territoriali, i periodi di temporanea sudditanza a potenze estranee. Per Noli è stato usato un colore diverso per indicare il periodo della sua non completa indipendenza. Le date poste all'inizio e alla fine di ogni linea del tempo indicano rispettivamente l'anno di inizio e di fine dell'autonomia; l'eventuale data intermedia indica invece l'anno in cui da indipendenza de facto si passò a indipendenza de iure. Le note, infine, si riferiscono ai periodi di temporanea perdita di libertà.
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Importanza delle repubbliche marinare
Grazie alle repubbliche marittime si riattivarono i contatti tra l'Europa, l'Asia e l'Africa, quasi interrotti dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente; la loro storia s'intreccia sia con l'avvio dell'espansione europea verso Oriente, sia con le origini del moderno capitalismo, inteso come sistema mercantile e finanziario; in queste città si coniarono monete d'oro, in disuso da secoli, si misero a punto nuove pratiche di cambio e di contabilità: nacquero così la finanza internazionale e il diritto commerciale.
Vennero inoltre incentivati i progressi tecnologici nella navigazione; importanti, al riguardo, il miglioramento e la diffusione della bussola da parte degli amalfitani e l'invenzione veneziana della galea grossa[79]. La navigazione deve molto alle repubbliche marinare anche per ciò che concerne la cartografia nautica: le carte del XIV e nel XV secolo a noi pervenute appartengono tutte alle scuole di Genova, di Venezia e di Ancona[80].
Dall'Oriente le repubbliche marinare importavano una vasta gamma di merci introvabili in Europa, che poi rivendevano in altre città d'Italia e dell'Europa centrale e settentrionale, creando un triangolo commerciale tra l'Oriente arabo, l'Impero bizantino e l'Italia; sino alla scoperta dell'America furono perciò nodi essenziali degli scambi tra l'Europa e gli altri continenti.
Tra i prodotti più importanti si ricordano[81][82]:
- medicamenti: aloe, balsamo, zenzero, noce di canfora, laudano, cardamomo, rabarbaro, astragalo;
- spezie: pepe, chiodi di garofano, noce moscata, cannella, zucchero;
- profumi e sostanze odorose da bruciare: muschio, mastice di lentisco, legno di sandalo, incenso, ambra grigia;
- coloranti: indaco, allume, carminio, lacca;
- tessili: seta, lino egiziano, canapa, broccato, velluto, damasco, tappeti;
- prodotti di lusso: pietre preziose, corallo, perle, avorio, porcellana, fili d'oro e d'argento.
Le repubbliche marinare ebbero un notevole impatto sulla storia dell'arte, grazie alla grande prosperità derivante dai commerci, al punto che ben cinque di esse (Amalfi, Genova, Venezia, Pisa e Ragusa) sono oggigiorno inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Se non si può parlare di un'arte marinara, cioè di una corrente artistica comune a tutte e loro esclusiva, un tratto caratterizzante fu la commistione di elementi delle diverse tradizioni artistiche mediterranee, elementi principalmente bizantini, islamici e romanici[83].
Dalle colonie delle repubbliche marinare discendono, almeno in parte, le attuali comunità italiane all'estero di Grecia, Turchia, Libano, Gibilterra e Crimea, nonché l'isola linguistica dei Tabarchini in Sardegna e l'estinta comunità degli Italiani di Odessa.