Santuario dei Grandi Dei di Samotracia
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Il santuario dei grandi dèi di Samotracia (in greco antico: ἱερὸν τῶν Μεγάλων Θέων?, hieròn tôn Megálôn Théôn), sull'isola omonima, era uno dei principali santuari panellenici[1]. Costruito immediatamente a ovest delle fortificazioni della città di Samotracia, non dipendeva tuttavia da essa, come dimostra l'invio di ambasciatori dalla città al santuario in occasione delle feste.
Santuario dei Grandi Dei di Samotracia hieròn tôn Megálôn Théôn | |
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Vista generale del santuario | |
Stile | architettura greca |
Localizzazione | |
Stato | Grecia |
Amministrazione | |
Visitabile | si |
Mappa di localizzazione | |
Il santuario era celebre in tutto il mondo greco per i culti misterici che vi si praticavano, dedicati a divinità ctonie, che si trovano menzionati sia da Platone sia da Aristofane. La sua fama non era inferiore a quella dei misteri di Eleusi, e molti furono i grandi iniziati: da Erodoto (uno dei pochi autori greci che ha lasciato qualche indicazione sulla natura dei misteri celebrati[2]), a Lisandro, a molti ateniesi. Il sito conobbe un periodo di spettacolare sviluppo architettonico in epoca ellenistica, quando, in seguito all'iniziazione di Filippo II di Macedonia, divenne una sorta di santuario nazionale macedone, dove i successori di Alessandro Magno gareggiavano in munificenza.
Rimase un importante luogo di culto fino all'epoca imperiale; l'imperatore Adriano lo visitò e Varrone descrisse una parte dei misteri. Il culto scompare dalla storia verso la fine dell'epoca tardo-antica, quando il tempio venne chiuso durante la persecuzione dei pagani.