Simpatia (filosofia e medicina)
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La simpatia di cui si interessa la filosofia (dal latino sympathia, dal greco antico συμ-πάθεια?, sym-pátheia, a sua volta da σύν, sýn, "con" e πάθος, páthos, "affezione, sentimento")[2] ha un'accezione non solo soggettiva ma oggettiva,[3][4] indicando la comunanza tra più esseri che partecipino alla stessa affezione;[3][4] non coincide quindi con il significato di simpatia in cui si è evoluto nel linguaggio generico (un'inclinazione e attrazione istintiva verso persone, cose e idee).
Il termine simpatia nell'origine etimologica coincide con quella di «compassione», o «pietà»,[2] ma mentre questa evidenzia la capacità di percepire emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla,[5] la parola simpatia può essere usata per «denotare il nostro sentimento di partecipazione per qualunque passione».[6] La compassione è una «specificazione della simpatia».[7]
Oltre che in filosofia, il temine simpatia era utilizzato anche in ambito medico,[8] a partire da Ippocrate di Cos, per indicare la compartecipazione di tutti gli organi a uno stato di sofferenza o malattia che abbia colpito uno di essi.[9]