Stipe votiva
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Stipe votiva è l'espressione con cui gli archeologi indicano l'insieme degli oggetti che dimostrano l'adempimento di voti religiosi, raccolti all'interno o nelle vicinanze di un luogo di culto. Questi oggetti votivi erano accumulati in depositi o ripostigli o anche sul fondo di acque sorgive, quando esse erano oggetto di culto. Quando, nel corso di uno scavo archeogico si rinviene una stipe, è certa la presenza o la vicinanza di un luogo di culto[1]. A volte, in ambito archeologico, l'espressione "stipe votiva" indica anche la fossa o il ripostiglio nella quale gli oggetti sono stati accumulati[2].
Gli oggetti accumulati nelle stipi votive potevano essere realizzati con materiali vari, più o meno di valore, ed avere in alcuni casi un vero e proprio valore artistico[1]. Sono oggi quindi considerate preziose testimonianze, utili per trarne informazioni sull'arte e sulla religiosità delle civiltà del passato.
Era necessario un rituale per consacrare l'oggetto votivo e allontanarlo dalla sfera profana; servivano allo scopo ad esempio una sacra processione diretta verso il luogo di culto, oppure la modifica delle caratteristiche fisiche dell'oggetto, con segni incisi o rotture intenzionali. Gli oggetti offerti in voto devono inoltre essere sottratti alla circolazione ed esposti alla vista[3].