Storia dell'anatomia umana
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L'anatomia umana è una branca della scienza medica che studia la forma e la struttura del corpo umano; deve il suo nome al metodo principale d'indagine, la dissezione, la quale a tutt'oggi resta, per quanto integrata da altri moderni e perfezionati metodi di indagine, di fondamentale importanza.[1][2][3]
L'anatomia nel corso dei secoli ha assunto fisionomie non sempre equivalenti a quella attuale; fu dapprima in rapporti stretti con i riti religiosi e le pratiche magiche e per lunghissimo tempo si identificò quasi completamente con la scienza medica.
L'affermazione dell'anatomia come scienza è legata al fiorire delle scuole filosofiche greche (Alcmeone di Crotone, Empedocle, Erofilo, Erasistrato; le scuole di Cnido e di Coo, di Alessandria) che, per quanto frenate da concezioni religiose, portarono a scoperte precise e notevoli. Di certo il non poter avvalersi della pratica dissettoria sul cadavere costrinse gli studiosi a ripiegare sulle analisi dei reperti animali, con grave nocumento per la validità dei risultati. Ciò si rivela ad esempio nelle opere di Galeno, che applicava le scoperte sugli animali direttamente al campo umano senza alcuna correzione.[4][5]
Solo nel 1316, grazie a Mondino de' Liuzzi, l'anatomia ritrovò il suo vero volto e si posero le basi per il rigoglioso sviluppo di tale scienza nel Rinascimento, soprattutto per merito di Berengario da Carpi, Leonardo da Vinci, di Vesalio e di Falloppio[6][7][8]. Nella Toscana del Quattrocento e Cinquecento il corpo umano assume un ruolo da protagonista, in un percorso di riscoperta che accomuna l'esperienza artistica e quella scientifica. Dalla visione medievale più simbolica, si passa alla ricerca di verifica diretta sul tavolo anatomico[9][10][11]. Nel quadro di questo rinnovato amore per l'anatomia vanno altresì ricordate le osservazioni di Fabrizio di Acquapendente, di Eustachio, del Casserio, di Spigelio, Johann Georg Wirsung, Wharton, Stenone.
I contributi più validi nel XVII secolo vennero ad opera di Malpighi, che per primo ricorse al microscopio, strenuo assertore della preminenza dell'osservazione diretta e dell'indagine sperimentale su qualsiasi dogmatismo aprioristico. Accanto al Malpighi è giusto ricordare l'olandese Leeuwenhoek, il Ruysch, il Valsalva, il Santorini e Morgagni, iniziatore dell'anatomia patologica sulla laringe, sul canale digerente, sui polmoni, sulle vie biliari e sul tessuto adiposo e ancora Hunter per i suoi studi sull'utero gravido, Cotugno per le sue ricerche sul liquor cefalorachidiano.[12]
Nei secoli successivi, grazie ad una tecnica sempre più perfetta, si addivenne ad un maggior approfondimento analitico e presero impulso in seno alla comune dottrina le branche specializzate[13]. Se l'anatomia sistematica ricorda Henle, Rolando per i suoi studi sul cervello, Filippo Pacini sulle terminazioni sensitive, Corti sull'organo dell'udito, Malacarne approfondisce gli studi di anatomia topografica e chirurgica, e così lo Scarpa; acquistano inoltre sempre più importanza l'anatomia patologica e l'anatomia comparata, con cui appunto si cerca di risalire alle leggi dell'organizzazione animale, di scoprire attraverso quali processi si sia stabilita una così immensa varietà di forme e i possibili rapporti tra di esse.[14]