La teoria dei colori (Goethe)
saggio di Johann Wolfgang Goethe / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La teoria dei colori (in tedesco Zur Farbenlehre) è un saggio scritto da Johann Wolfgang von Goethe nel 1810 e pubblicato a Tubinga. In esso l'autore, contrapponendosi alla teoria di Newton, sostiene che non è la luce bianca a scaturire dalla sovrapposizione dei colori, bensì il contrario; i colori non sono «primari», ma consistono in un offuscamento della luce, o nell'interazione di questa con l'oscurità.
Della teoria dei colori | |
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Titolo originale | Zur Farbenlehre |
Ruota cromatica di Goethe (1809) | |
Autore | Johann Wolfgang von Goethe |
1ª ed. originale | 1810 |
Genere | saggio |
Lingua originale | tedesco |
Goethe, pur essendo conosciuto come uno dei più importanti scrittori e poeti di tutti i tempi, sosteneva di aver dato molta più importanza ai propri lavori scientifici, incentrati specialmente sullo studio delle piante e appunto dei colori, che a tutte le sue creazioni letterarie. Secondo Goethe del resto, «la scienza è uscita dalla poesia», come da lui affermato nella Metamorfosi delle piante.[1] Confidò in proposito al suo amico Johann-Peter Eckermann:
«Io non provo orgoglio per tutto ciò che come poeta ho prodotto. Insieme a me hanno vissuto buoni poeti, altri ancora migliori hanno vissuto prima di me, e ce ne saranno altri dopo. Sono invece orgoglioso del fatto che, nel mio secolo, sono stato l'unico che ha visto chiaro in questa difficile scienza del colore, e sono cosciente di essere superiore a molti saggi.»
(Goethe, da una conversazione con Johann Eckermann del 19 febbraio 1829[2])
L'opera di Goethe è stata un importante stimolo sia per considerazioni filosofiche sul colore[3] sia per lo sviluppo della scienza della colorimetria.