Una questione d'onore (film 1965)
film del 1965 diretto da Luigi Zampa / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Una questione d'onore è un film del 1965 diretto da Luigi Zampa. Interamente girato in Sardegna, racconta la storia di Efisio Mulas (Ugo Tognazzi), un bracciante che vive di lavoretti saltuari la cui vicenda si intreccia con una faida ultracentenaria tra due famiglie di possidenti.
Una questione d'onore | |
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Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia, Francia |
Anno | 1965 |
Durata | 110 min |
Genere | commedia |
Regia | Luigi Zampa |
Soggetto | Lorenzo Gicca Palli |
Sceneggiatura | Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Luigi Zampa e Lorenzo Gicca Palli |
Casa di produzione | Mega Film, Orpheè Production |
Distribuzione in italiano | Panta Cinematografica |
Fotografia | Carlo Di Palma, Luciano Trasatti |
Montaggio | Eraldo Da Roma |
Musiche | Luis Enríquez Bacalov (dirette da Bruno Nicolai) |
Scenografia | Giancarlo Bartolini Salimbeni |
Costumi | Giancarlo Bartolini Salimbeni |
Trucco | Franco Freda |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Zampa porta al massimo del grottesco, della macchietta e della caricatura la creazione etnocentrica italiana di una Sardegna esotica, abitata da genti primitive portatrici di tradizioni bizzarre. Il classico repertorio di banditi, pastori, faide, canti, balli, sagre, costumi, nuraghi, paesaggi brulli e deserti, viene arricchito, in maniera tanto originale quanto arbitraria, dall'aggiunta del delitto d'onore siciliano alla sequela dei triti stereotipi di matrice sarda. Secondo alcuni il motivo sarebbe che il film fu inizialmente pensato per la Sicilia, all'interno del filone di successo sui delitti d’onore, ma che problemi produttivi fecero dirottare la produzione in Sardegna.[1] Più prosaicamente l'elemento del delitto d'onore risolve una trama macchinosa e fin troppo densa di plot paralleli e luoghi comuni.[2]
La pellicola scatenò una profonda ondata di indignazione nell'Isola. All’anteprima del film al Cinema Ariston di Cagliari nel febbraio del 1966, le autorità regionali e cittadine presenti abbandonarono la sala prima della fine, senza neanche attendere l’immagine delle donne di Dorgali a seno nudo che innaffiano l’attore. La procura di Cagliari decretò il sequestro in tutta Italia, che però durò solo alcune settimane.[3] Dopo lo scandalo ufficiale, forse anche per il clamore suscitato dalle polemiche, il pubblico affollò le sale italiane incluse quelle sarde. Il film contende a Padre Padrone e a Il figlio di Bakunin, il titolo di film più remunerativo della storia del cinema a tema “sardo”.[1]