Visione cristiana sul divorzio
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La visione cristiana sul divorzio trova le proprie basi sia in fonti bibliche che nella legge di Mosè (Deut, 24, 1-4) oltre che nei risvolti politici dell'epoca della riforma protestante e della relativa controriforma. Secondo i vangeli sinottici, Gesù enfatizzò in più punti della sua vita il mantenimento del sacramento del matrimonio, (vedi Marco 10, 1-9, Matteo 19[1]; Luca 16, 18) ma anche la sua integrità.
Sia nel vangelo di Matteo che in quello di Marco, Gesù ricorda e cita Genesi 1,27 ("uomo e donna Li creò")[2], e Genesi 2,24 ("che l'uomo lasci suo padre e sua madre e si congiunga a sua moglie: e i due siano una carne sola.")[3]. Gesù permise a chi è sposato di porre fine al matrimonio solo in caso di immoralità sessuale da parte del coniuge infedele (Matteo 19:9).
San Paolo apostolo pure citò questi passi nei suoi scritti.
La chiesa cattolica ancora oggi proibisce il divorzio ma permette la dichiarazione di nullità del matrimonio (se un matrimonio celebrato viene poi scoperto non essere valido in quanto mancante di alcuni elementi ad esso fondamentali) in alcune circostanze specifiche.[senza fonte][4][5][6][7][8] La chiesa ortodossa permette divorzio e nuovo matrimonio in chiesa in alcune circostanze,[9] sebbene le sue regole siano genericamente più restrittive rispetto a quelle del divorzio civile di molti paesi. Gran parte delle chiese protestanti non proibiscono il divorzio ma lo scoraggiano e lo lasciano come ultima scelta in un rapporto di coppia insostenibile o compromesso.
Gli imperatori cristiani Costantino e Teodosio furono tra i primi ad emettere delle leggi sul divorzio, restringendone comunque la concessione ai casi gravi, ma tali regole vennero rilassate notevolmente da Giustiniano nel VI secolo. Dopo la caduta dell'impero romano d'occidente, la vita famigliare fu regolata più dall'autorità ecclesiastica che da quella civile.