Pacific Proving Grounds
protocollo del governo americano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Pacific Proving Grounds era il nome con cui il governo degli Stati Uniti d'America identificava una serie di luoghi localizzati nell'Oceano Pacifico, soprattutto nelle Isole Marshall, deputati allo svolgimento di test nucleari. Tali test, iniziati il 30 giugno 1946 con l'esecuzione del test Able, il primo dell'operazione Crossroads, nell'atollo di Bikini, si conclusero nel 1962, dopo l'esplosione di 105 ordigni nucleari.
Il 18 luglio 1947, gli USA siglarono un accordo con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per la gestione delle isole della Micronesia con la creazione del Territorio fiduciario delle Isole del Pacifico, un'amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite situata in una zona ritenuta strategicamente importante dal governo statunitense[1] che comprendeva circa 2 000 isole, sparse su una superficie di oltre 7800000 km² nell'Oceano Pacifico settentrionale. Cinque giorni dopo la firma dell'accordo, la Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti d'America istituì i Pacific Proving Grounds, per una superficie totale di oltre 360000 km².[2]
Come detto, gli USA condussero ben 105 test nucleari, sia atmosferici che subacquei (ma non sotterranei) nel Pacifico, molti dei quali furono test ad elevata potenza, tanto che, sebbene i test nucleari condotti nelle Isole Marshall siano il 14% del totale di quelli effettuati dagli USA, la somma della potenza di questi test è pari all'80% del totale della potenza espressa da tutte le esplosioni nucleari statunitensi, con un valore pari a 210 Mt, di cui 15 espressi dal test Castle Bravo, condotto nel 1954, il più potente mai condotto dagli USA. Proprio quest'ultimo test fu tra i più criticati, poiché, a causa di errori nei calcoli della potenza espressa prevista, il fallout nucleare fu più ampio di quanto atteso, coinvolgendo molte delle isole circostanti l'area del test, diverse delle quali non erano state preventivamente evacuate.
Molte delle isole un tempo facenti parte dei Pacific Proving Grounds sono tutt'oggi ancora contaminate dal fallout nucleare, alcune così tanto da essere ritenute un posto non sicuro in cui vivere, e molti di quelli che abitavano sulle isole al tempo dei test hanno sofferto e stanno soffrendo di malattie evidentemente correlate alla radioattività. A partire dal 1956 gli Stati Uniti d'America hanno pagato ai marshallesi almeno 759 milioni di dollari come risarcimento per l'esposizione ai test nucleari. Non solo, in seguito all'incidente nel quale, durante il test Castle Bravo, fu affondato il peschereccio giapponese Daigo Fukuryu Maru, gli USA hanno pagato 15,3 milioni di dollari al Giappone.[3]
In diversi studi è stato calcolato che circa l'1,6% dei cancri diagnosticati alla popolazione marshallese sia riconducibile ai test. Tali malattie sono la conseguenza dell'esposizione alle radiazioni ionizzanti provenienti dal fallout delle esplosioni depositatosi nel corso del periodo dei test (1948-1958) e dalle sorgenti residue di radioattività durante i dodici anni seguenti (1959-1970).[4]