Appetizione
tendenza all'appagamento degli istinti / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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L'appetizione è un termine proprio della dottrina aristotelica indicato con ὂρεξις (orexis) inteso come desiderio, brama o concupiscenza. Successivamente il lemma fu tradotto in latino con appetitus -us, derivato di appetĕre , "aspirare a" e i due termini furono spesso usati come sinonimi. In Aristotele l'appetizione è il moto della volontà di un essere che mette in atto l'appetito, che si origina dagli impulsi o istinti naturali. L'appetizione è dunque un comportamento tendente all'appagamento dei propri fini, la quale, in quanto principio che spinge all’azione, può essere posta sotto il controllo della parte razionale oppure dei sensi.[1]
Comunemente per appetito si intende anche un desiderio di cibo che, se non soddisfatto, può produrre nel tempo la fame, intesa come un'impellente necessità naturale di alimentarsi che si manifesta con sintomi fisiologici, quali i cosiddetti "morsi della fame", e con un deperimento fisico generale che conduce alla morte.[2]