Bambino di strada
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I bambini di strada sono minori la cui vita quotidiana si svolge soprattutto nelle vie di una città, al di fuori di una famiglia e di comunità o struttura che li accudisca.
Anche giovani e ragazzi senzatetto sono spesso chiamati "bambini di strada", anche se la definizione è in parte contestata: per l'UNICEF il concetto di bambini di strada comprende tutti quei ragazzi e ragazze poveri di età inferiore ai 18 anni, per i quali la strada (tra cui abitazioni abbandonate e terreni incolti) è divenuta con il tempo sede e/o fonte primaria del loro sostentamento, e che non sono adeguatamente protetti e sorvegliati da una figura adulta di fiducia[1].
Alcuni bambini di strada, in particolare nei paesi più sviluppati, sono parte di una sotto-categoria denominata "bambini abbandonati" (vedi abbandono di minore), che sono stati costretti a lasciare la propria abitazione i quali si trovano pertanto in grave stato di abbandono. I bambini abbandonati hanno maggiori probabilità di provenire da famiglie disgregate, con gravi problemi interni, della classe sociale più bassa e da nuclei familiari monoparentali[2].
I bambini di strada sono spesso oggetto d'abuso, negligenza, sfruttamento o anche, in casi estremi, vittime dei cosiddetti squadroni della morte, assunti in certe circostanze da imprese locali o dalla stessa polizia di alcuni paesi del sud del mondo[3]. Nelle società occidentali questi minorenni di strada sono stati trattati e considerati a volte come mendicanti e/o ladruncoli: in Italia nel napoletano, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento si usava il termine scugnizzo.