Brasile
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Il Brasile, ufficialmente Repubblica Federale del Brasile (in portoghese República Federativa do Brasil), è uno Stato sovrano dell'America meridionale. Con una superficie di 8515514 km² è per estensione il primo Paese del Sudamerica, il terzo delle Americhe e il quinto del mondo[5][6]. Si affaccia sull'oceano Atlantico a est con circa 7600 km di costa e confina a nord con il dipartimento francese d'oltremare della Guyana francese, il Suriname, la Guyana e il Venezuela, a nord-ovest con la Colombia, a ovest con il Perù e la Bolivia, a sud-ovest con il Paraguay e l'Argentina, e a sud con l'Uruguay (confina con tutti i paesi del Sud America, eccetto che con Ecuador e Cile[7]).
Brasile | |
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Ordem e Progresso
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Dati amministrativi | |
Nome completo | Repubblica Federale del Brasile |
Nome ufficiale | República Federativa do Brasil |
Lingue ufficiali | portoghese |
Capitale | Brasilia (3143673 ab. / 2022) |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica presidenziale federale |
Presidente | Luiz Inácio Lula da Silva |
Indipendenza | dal Portogallo il 7 settembre 1822 |
Ingresso nell'ONU | 24 ottobre 1945[1] |
Superficie | |
Totale | 8514877 km² (5º) |
% delle acque | 0,68% |
Popolazione | |
Totale | 217684800[2] ab. (22-04-2022) (7º) |
Densità | 25,56 ab./km² |
Tasso di crescita | 0,64% (2022) |
Nome degli abitanti | Brasiliani |
Geografia | |
Continente | America meridionale |
Confini | Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname, Francia, Uruguay, Argentina, Paraguay, Bolivia, Perù |
Fuso orario | da UTC-2 a UTC-5 |
Economia | |
Valuta | real brasiliano |
PIL (nominale) | 3 736 368[3] milioni di $ (2022) (10º) |
PIL pro capite (nominale) | 17 934[3] $ (2022) (58º) |
PIL (PPA) | 3 365 343[3] milioni di $ (2022) (8º) |
PIL pro capite (PPA) | 32 308[3] $ (2022) (57º) |
ISU (2023) | 0,754 (alto) (87º) |
Fecondità | 1,59 (2022)[4] |
Consumo energetico | 13,754 kWh/ab. anno |
Varie | |
Codici ISO 3166 | BR, BRA, 076 |
TLD | .br |
Prefisso tel. | 055 |
Sigla autom. | BR |
Lato di guida | Destra (↓↑) |
Inno nazionale | Hino Nacional Brasileiro |
Festa nazionale | 7 settembre |
Evoluzione storica | |
Stato precedente | Dittatura militare brasiliana |
La maggior parte del Paese si trova nella zona tropicale, con la foresta amazzonica che copre 3,6 milioni di km quadrati del suo territorio, dove le stagioni non sono particolarmente ostili dal punto di vista climatico, e che grazie alla sua vegetazione e al clima, ne fanno uno dei paesi con il maggior numero di specie di animali nel mondo. Precedentemente abitato da indigeni, fu scoperto dagli europei nel 1500, da una spedizione portoghese guidata da Pedro Álvares Cabral. Dopo il trattato di Tordesillas, il territorio brasiliano fece parte del Regno di Portogallo, da cui ottenne l'indipendenza il 7 settembre 1822. In seguito il paese divenne un impero per poi diventare una repubblica[8]. La sua attuale Costituzione, formulata nel 1988, definisce il Brasile come una repubblica federale presidenziale, formata dall'unione del Distretto Federale e dei 26 stati federati (in totale il territorio brasiliano è ripartito in 5 570 comuni, la più piccola unità politico-amministrativa del Brasile)[9]. La sua prima capitale fu Salvador, che fu sostituita da Rio de Janeiro fino a quando non si fece una nuova capitale: Brasilia.
Anche se i suoi 217.684.800 abitanti rendono il Brasile il settimo stato più popoloso del mondo, complessivamente lo stato ha una bassa densità di popolazione: la maggior parte dei brasiliani è concentrata lungo la costa, mentre nell'entroterra lo stato è relativamente poco abitato, soprattutto in virtù della presenza della foresta amazzonica. La lingua ufficiale è il portoghese. La religione più seguita è il cattolicesimo, il che fa del Brasile lo stato con il maggior numero di cattolici al mondo[7], seguita da una crescita notevole del pentecostalismo. Quella brasiliana è considerata una società multietnica, essendo formata dai discendenti di europei, indigeni, africani e asiatici.
L'economia brasiliana è la più grande in America Latina e la nona al mondo per dimensioni del PIL nominale e la settima per potere d'acquisto (PPP)[3]. Il Brasile è una delle economie a più rapida crescita economica e le riforme economiche hanno dato un nuovo riconoscimento a livello internazionale al paese, sia in ambito regionale sia mondiale[10]. Il Brasile è membro fondatore dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), della Comunità dei Paesi di lingua portoghese (CPLP), dell'Unione latina, dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS), dell'Organizzazione degli Stati ibero-americani (OEI), del Mercosul e dell'Unione delle nazioni sudamericane (UNASUR), ed è uno dei paesi del G20 e del BRICS. Nel 2017, il Brasile è il terzo paese più diseguale dell'America Latina dopo l'Honduras e la Colombia[11].
Due sono le ipotesi riguardo l'origine del toponimo "Brasile". Un'ipotesi è che esso derivi da pau brasil, il nome popolare in portoghese del pernambuco, un albero della famiglia delle Fabaceae nativo della foresta vergine (Mata Atlântica) che ricopriva completamente le regioni litoranee dell'attuale Brasile. Pau brasil significa, letteralmente "albero bracile". La parola brasil, aggettivo di brasa ("brace" in portoghese) potrebbe riferirsi al colore rosso brace della resina del legno di questo albero[12] o dal fatto che il territorio venisse sfruttato in origine come rifornimento di legna da bruciare, come sostiene Claude Lévi-Strauss in Tristi tropici.
Un'altra ipotesi è quella che il nome fu attribuito al territorio in un'epoca successiva alla colonizzazione portoghese, quando alcuni naviganti parlavano di un'isola immaginaria al largo delle coste dell'Irlanda, chiamata Hy-Brasil e che sarebbe stata in mezzo all'Atlantico; alcuni scrittori del XX secolo, tra cui Gustavo Barroso, hanno difeso la teoria che il nome del territorio derivò da tale leggenda piuttosto che dall'albero.[13]
Il Brasile ha molti aspetti in comune con gli altri Paesi dell'America Latina, anche se conserva alcune caratteristiche proprie come la lingua (il portoghese).[14] Dopo il raggiungimento dell'indipendenza nel 1822 dall'Impero Portoghese, nel Paese si sono alternate fasi democratiche a regimi dittatoriali nati a causa degli aspri conflitti interni, delle ricorrenti situazioni di difficoltà economica e anche delle grandissime differenze tra i vari strati della popolazione.
Prima dell'arrivo dei portoghesi
Si stima che i primi esseri umani occuparono la regione che comprende l'attuale territorio brasiliano, circa 60.000 anni fa.[15] Quando i portoghesi arrivarono nel 1500, si stima che la costa orientale del Sud America fosse abitata da circa due milioni di nativi, da nord a sud. La popolazione indigena era divisa in grandi nazioni composte da diversi gruppi etnici tra cui spiccano i grandi gruppi Tupi-Guarani, Macro-Jê e Aruaque. I primi erano suddivisi in Guarani, Tupiniquins e Tupinambas, tra molti altri.[16]
Le frontiere tra questi gruppi e i loro sottogruppi, prima dell'arrivo degli europei, erano segnate dalle guerre tra di loro, derivanti dalle differenze di cultura, lingua e costumi.
Dall'età coloniale all'Impero brasiliano
Il periodo coloniale
Il navigatore che per primo esplorò le coste del Brasile fu il fiorentino Amerigo Vespucci, nel 1499, seguito dallo spagnolo Vicente Yáñez Pinzón nel 1500. Vespucci fu il primo europeo a distinguere l'estuario del Rio delle Amazzoni, e raggiunse il Cabo de Santo Agostinho. L'arrivo ufficiale dei portoghesi in Brasile avvenne il 22 aprile del 1500, per opera dell'esploratore portoghese Pedro Álvares Cabral, che arrivò nella zona dove oggi si trova Porto Seguro, nello Stato di Bahia[17].
La colonizzazione vera e propria ebbe però inizio nel 1530; i regnanti portoghesi, preoccupati dalle invasioni di naviganti e pirati nelle terre lasciate fuori dal Trattato di Tordesillas, inviarono in Brasile Martim Afonso de Sousa con l'intenzione di colonizzare velocemente le nuove terre. Nel 1532 venne fondata São Vicente, che fu la prima città fondata dai portoghesi[17]. Nel 1534, il re del Portogallo Giovanni III divise il Brasile in 12 territori (le capitanias) e li concesse a nobili affidatari (i donatários), che di fatto però diventarono signori feudali[18]. Nel 1548, per paura di una secessione, Giovanni III inviò in Brasile come governatore generale Tomé de Sousa, che il 29 marzo del 1549 fondò la capitale São Salvador da Bahia de Todos os Santos. Con l'inizio della colonizzazione ci furono alcuni tentativi di insediamento anche da parte di francesi (Francia antartica e Francia equinoziale) e olandesi (Brasile olandese). I francesi, in particolare, tra il 1555 e il 1567, tentarono di stabilirsi nella zona dell'attuale Rio de Janeiro per poi spostarsi dal 1612 al 1614 nell'attuale São Luís, prima di essere definitivamente scacciati.
Nel XVII secolo vennero introdotte le coltivazioni del tabacco e specialmente della canna da zucchero, inizialmente a Bahia e successivamente anche a Rio de Janeiro. Questo importante sviluppo dell'agricoltura fu accompagnato dall'arrivo di numerosi schiavi africani, che andavano a sostituire per il lavoro nelle piantagioni le popolazioni autoctone, ormai del tutto insufficienti a garantire la sussistenza di un'economia agricola produttiva. Verso la fine del XVII secolo vennero scoperti grandi giacimenti di oro nella regione del Minas Gerais. Nel 1604 gli olandesi guidati da Maurizio di Nassau, attirati dalle ricchezze del territorio, saccheggiarono Bahia e, tra il 1630 e il 1654, si stabilirono nelle colonie costiere del nordeste, dopo aver conquistato la città di Recife, nello Stato di Pernambuco, che divenne la capitale del Brasile olandese con il nome di Mauritsstad. Ben presto si trovarono però in uno stato di continuo assedio, anche per le alte tasse che avevano imposto alla popolazione, e nel 1654 venne firmata la resa con il Trattato dell'Aia, che ebbe però effetto solo nel 1661 dopo qualche anno di guerre, quando gli olandesi furono costretti a ritirarsi definitivamente[19].
Fin dall'inizio della colonizzazione portoghese, il Brasile fu teatro di rivolte e di movimenti di resistenza degli indigeni, che si unirono poi agli schiavi africani. Alla fine del XVII secolo l'arrivo di un sempre maggior numero di coloni dal Portogallo favorì la formazione dei primi movimenti contro la Corona Portoghese stessa. Alcune di queste rivolte furono causate da fattori di natura economica, come la Revolta de Beckman nel 1684[20]. Più tardi si manifestarono due movimenti che si proponevano di ottenere l'indipendenza: la Inconfidência Mineira e la Conjuração Baiana.
Il primo nacque dalla minoranza creola nella zona del Minas Gerais: nella seconda metà del XVIII secolo, con la perdita di produttività da parte delle miniere, era divenuto difficile pagare tutte le imposte che la Corona Portoghese esigeva. Inoltre il governo portoghese aveva imposto la derrama, una tassa che prevedeva che tutta la popolazione, inclusi coloro che non erano minatori, versasse una cifra pari al 20% del valore dell'oro estratto. I coloni insorsero e iniziarono a cospirare contro il Portogallo. La cospirazione si proponeva di eliminare la dominazione portoghese e creare uno Stato libero. La forma di governo doveva essere quella della Repubblica, ispirata alle idee illuministe, che si andavano diffondendo in Europa e in particolare in Francia, e che avevano recentemente portato, dopo la guerra d'indipendenza americana, alla nascita degli Stati Uniti d'America. I leader del movimento furono però catturati e inviati a Rio de Janeiro, dove furono condannati a morte e giustiziati.
La Conjuração Baiana, invece, fu un movimento che partì dalla fascia più umile della popolazione di Bahia, e che vide una grande partecipazione da parte di neri e mulatti. I rivoltosi volevano l'abolizione della schiavitù, l'istituzione di un governo egualitario e l'instaurazione di una Repubblica a Bahia.
Tra il 1756 e il 1777 il marchese di Pombal attuò una politica riformatrice, accentrando il potere politico-amministrativo nelle mani del viceré (il Brasile era stato costituito in Viceregno nel 1717) a scapito dei donatários e dei Gesuiti che furono espulsi nel 1759. Nel 1763 la capitale fu trasferita a Rio de Janeiro e nel 1775 venne abolita la schiavitù degli indios. Ed è proprio nel corso del XVIII secolo che si distinse la figura dell'eroe nazionale brasiliano Tiradentes [21].
L'indipendenza dal Portogallo
Nel 1807, l'invasione da parte delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte obbligò il re del Portogallo Giovanni VI a fuggire in Brasile. Nel 1808 il re giunse a Rio de Janeiro, dopo avere stipulato un'alleanza difensiva con l'Inghilterra (che avrebbe fornito la protezione navale durante il viaggio). Allo stesso tempo i porti brasiliani si aprirono a nuove nazioni amiche, ponendo fine allo status di colonia del paese. Questo fatto irritò coloro che esigevano il ritorno di Giovanni VI in Portogallo e la restaurazione della condizione di colonia per il Brasile. Nel 1821 il re decise allora di lasciare suo figlio Pietro come reggente del Brasile, mentre egli rientrò a Lisbona. Pietro, nonostante le pressioni dei liberali che tentavano di convincerlo a tornare in patria, decise invece di rimanere in Brasile, nel cosiddetto Dia do Fico (che letteralmente significa giorno di "io resto", in portoghese "Eu fico"). Il Portogallo, che si trovava già in condizioni abbastanza difficili, non poté più conservare il dominio sul Brasile; Pietro (che prese il nome di Pietro I del Brasile) poté allora facilmente dichiararne l'indipendenza il 7 settembre del 1822. Tuttavia, negli anni in cui Giovanni VI risiedeva in Brasile questo allargò i propri confini con la Guerra contro Artigas (1816-1820), che portò all'annessione della Provincia Cisplatina, l'odierno Uruguay.
L'Impero brasiliano
Dopo la separazione dal Portogallo il Brasile si trasformò in una monarchia costituzionale. Pietro I, alla morte del padre, tornò in Portogallo per assicurare la successione al trono a sua figlia Maria II del Portogallo. Il figlio di Pietro I, Pietro II, a soli quattordici anni fu incoronato come nuovo imperatore del Brasile nel 1840, dopo l'abdicazione del padre. Tra il 1825 e il 1828 si combatté una guerra con l'Argentina per il possesso della Banda Oriental, che si concluse con il raggiungimento dell'indipendenza da parte dell'Uruguay (che si era separato dal Brasile per unirsi all'Argentina pochi anni prima). Tra il 1836 e il 1842 si verificò un tentativo secessionista della Repubblica del Rio Grande do Sul, al quale partecipò anche Giuseppe Garibaldi. Dal 1850 al 1852 il Brasile, fattosi sostenitore dei movimenti liberali moderati, si alleò con l'Uruguay e sostenne una nuova guerra contro l'Argentina contribuendo alla caduta del dittatore argentino Juan Manuel de Rosas.
Il 1860 fu un anno di fondamentale importanza per lo sviluppo economico, in quanto si introdusse la coltura del caffè nelle province di Rio de Janeiro e di San Paolo. Nel Sudeste i baroni del caffè superarono così gli antichi coltivatori del cotone e di canna da zucchero, mentre cominciava a farsi sentire anche un notevole afflusso di genti europee che immigravano nel paese, soprattutto italiani.
Tra il 1865 e il 1870 l'Argentina, l'Uruguay e il Brasile combatterono una guerra contro il Paraguay, che si concluse con la perdita, da parte del Paraguay stesso, delle regioni a nord del fiume Apa. A partire dal 1870, a seguito anche della vittoria nella guerra del Paraguay a cui avevano partecipato numerosi schiavi di origine africana, gli sforzi del governo monarchico si indirizzarono progressivamente verso il superamento dell'istituzione schiavistica, mediante varie leggi - quali la legge del ventre libero del 1871 e la legge c.d. dei sessantenni del 1885, con le quali si sancirono rispettivamente la libertà dei figli nati da schiave e quella degli schiavi di età pari o superiore ai 60 anni - per culminare con la legge aurea del 13 maggio 1888, che decretò definitivamente la fine della schiavitù in Brasile. Le riforme, volute con particolare forza dalla casa imperiale e specialmente dalla primogenita di Pietro II, erano invece fortemente avversate dai latifondisti e dai conservatori schiavisti, i quali, approfittandosi dell'età avanzata del monarca e del generale scetticismo nella sopravvivenza della monarchia, ordirono un colpo di Stato che il 15 novembre 1889 determinò l'esilio in Europa della casa imperiale e la proclamazione della repubblica degli "Stati Uniti del Brasile".
Dall'istituzione della Repubblica a oggi
La prima fase repubblicana
Deodoro da Fonseca, che aveva guidato il colpo di Stato del 1889, divenne il primo presidente del Brasile. Per il nuovo Stato si scelse come nome quello di Repubblica degli Stati Uniti del Brasile, che fu poi cambiato in Repubblica Federale del Brasile. Dal 1894 al 1930 la presidenza si alternò, con alcune eccezioni, tra i due Stati principali, quello di San Paolo e quello del Minas Gerais. Il 26 ottobre 1917 il Brasile si schierò con le forze dell'intesa. In questo periodo il sistema economico del Brasile poggiava soprattutto sull'esportazione del caffè, coltivato nella zona di San Paolo, e sulla produzione di latte, nel Minas Gerais, tanto che la politica di questi anni fu definita come la politica del caffellatte. Verso la fine del XIX secolo il caffè divenne il primo prodotto di esportazione del paese superando lo zucchero, e favorendo così una grande crescita economica. Tuttavia tra il 1926 e il 1930 si registrò un crollo dei prezzi del caffè e una conseguente depressione economica alla quale fecero seguito violente agitazioni sociali.
L'era Vargas
Nel 1930, Getúlio Vargas, rappresentante dell'opposizione al regime oligarchico dei grandi proprietari terrieri di San Paolo, perde le elezioni presidenziali in elezioni caratterizzate dalla frode. Il risultato delle elezioni scatena un movimento rivoluzionario che riesce a destituire il governo attraverso un colpo di Stato e iniziando la cosiddetta Seconda Repubblica. Dopo un breve periodo transitorio di governo guidato da una giunta militare, Vargas diventa presidente della Repubblica. Nel 1931, avendo riunito molti poteri nelle sue mani suscitò l'indignazione degli oppositori, in massima parte esponenti della classe media paulista. Nel 1934, allora, messo sotto pressione, fu costretto a promulgare una Costituzione democratica, con la quale concesse, tra l'altro, il diritto di suffragio alle donne. Nel 1937 Vargas, avendo sciolto il Congresso Nazionale e i partiti, e avendo revocato molte delle libertà dei singoli individui, instaurò una dittatura (quella del cosiddetto Estado Novo) di ispirazione fascista, che durò fino al 1945. Nel 1942, sotto la pressione degli Stati Uniti d'America, Vargas dichiarò guerra alle potenze dell'Asse e un corpo militare brasiliano fu inviato a combattere in Italia e in Nordafrica. Nel 1945 Vargas fu deposto da un colpo di Stato militare che impose l'adozione di una nuova Costituzione, democratica e federale. Tra il 1950 e il 1954 Vargas fu rieletto alla presidenza e si verificò una nuova svolta nazionalista e radicale. Tuttavia nel 1954 le forze militari conservatrici gli si rivoltarono contro, ed egli si suicidò.
Il periodo populista
In seguito alla fine della dittatura di Vargas e alla promulgazione della nuova Costituzione Federale del 1946, il Paese visse, tra il 1946 e il 1964, una fase storica durante la quale si susseguirono più governi democratici. Nel gennaio del 1956 fu eletto il social democratico Juscelino Kubitschek, ex governatore del Minas Gerais, ed ebbe inizio un periodo di forte industrializzazione e di imponenti lavori pubblici, come la costruzione della nuova capitale, Brasilia, nel 1960. Si registrò tuttavia un netto peggioramento della situazione finanziaria, con forte inflazione e raddoppio del debito estero. Il successore di Kubitschek, Jânio Quadros, eletto nel 1960, si dimise nel 1961 meno di sette mesi dopo l'insediamento. Tra il 1961 e il 1964 ci fu la presidenza di João Goulart (il vicepresidente di Janio Quadros), del partito laburista, che cercò di fronteggiare la crisi economica promuovendo una riforma agraria e la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere.
La dittatura militare
Il colpo di Stato militare del 31 marzo 1964 destituì João Goulart e instaurò un regime dittatoriale. Il primo presidente militare a essere eletto fu il maresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco che sciolse tutti i partiti politici e inaugurò la dittatura detta dei gorilas, adottando una politica di liberismo economico che causò l'accentuazione delle sperequazioni sociali. Nel 1969 salì alla presidenza il generale Emílio Garrastazu Médici, che coincise con una fase di crescita economica, definita miracolo economico brasiliano che però si spense successivamente con la crisi petrolifera del 1973. Dal 1974 al 1979 la presidenza passò a Ernesto Geisel che dichiarò legale solo il Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB).
Dal 1979 al 1985 fu in carica il presidente João Baptista de Oliveira Figueiredo: egli promulgò una legge elettorale che rese legali tutti i partiti politici tranne quello comunista, e praticò una forte riduzione dei salari atta a frenare la spinta inflazionistica. Essa, però, portò allo scatenarsi di grandi manifestazioni di piazza che furono represse con la forza (1980). Il periodo della dittatura militare finì nel 1984, con le grandi manifestazioni di Rio de Janeiro e San Paolo: il governo militare fu da esse costretto a concedere il ritorno a elezioni democratiche, che la popolazione reclamava.
La nuova Repubblica
Nel 1985 fu eletto Tancredo Neves, candidato dell'PMDB, ma morì tre mesi dopo. Il suo vicepresidente José Sarney assunse la presidenza della repubblica, diventando impopolare per tutto il suo mandato a causa del peggioramento della crisi economica e dell'iperinflazione, anche con una breve euforia iniziale del suo Piano Cruzado. Sarney ha continuato il programma di governo di Tancredo Neves istituendo, nel 1987, un'Assemblea nazionale costituente, che ha promulgato l'attuale Costituzione brasiliana.
Nel 1989 si svolsero le prime elezioni libere dopo 25 anni di regime militare, che furono vinte da Fernando Collor de Mello, leader del nuovo Partito di Ricostruzione Nazionale, tendenzialmente liberal-conservatore. Nel 1991 il Brasile diede vita all'alleanza economica chiamata Mercosur assieme ad Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel 1992 il presidente Collor fu destituito con l'accusa di corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta.
Dal 1992 al 1995 ci fu la presidenza di Itamar Augusto Cautiero Franco, il vice presidente di Collor, che organizzò un referendum costituzionale. Questo, svoltosi il 21 aprile 1993, confermò il regime presidenziale proclamato nel 1988.
Nel 1995 Fernando Henrique Cardoso conquistò la presidenza e attuò riforme (largamente consigliate dal fondo monetario internazionale) che prevedevano la privatizzazione delle imprese e il rigore finanziario ("PLAN REAL"). Queste ebbero un forte impatto negativo sulla popolazione più povera, oltre che aggravare la polarizzazione della ricchezza già presente massicciamente nel paese. Nel 1997 ottenne un emendamento costituzionale a lui favorevole, che gli permise così di ricandidarsi alla presidenza. Nel 1998 si registrarono delle considerevoli fughe di capitali che gettarono il Paese nel caos. Cardoso, rieletto, si appellò al Fondo Monetario Internazionale e riuscì a far approvare un piano di intervento triennale per il Brasile, ma ciò indebitò il paese di altri 41,5 miliardi di dollari. Infine, Cardoso confermò la presenza brasiliana nel Mercosur.
Nelle elezioni presidenziali del 2002 si è affermato il candidato di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, noto semplicemente come Lula, che verrà poi rieletto nel 2006. Il nuovo presidente, esponente del partito operaio (Partido dos Trabalhadores, PT), ha rappresentato una svolta nella politica brasiliana, in precedenza allineata alle scelte del Fondo Monetario Internazionale, di cui il Brasile era debitore; in particolare ha contribuito a rilanciare il Mercosur a discapito dell'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti. Il suo programma, che ha garantito provvedimenti volti a favorire la giustizia sociale e a risollevare l'economia dissestata, riscosse ampi consensi, in particolare tra i meno agiati. La sua politica di equilibrismo tra gli interessi del capitale (industriale agrario e finanziario) e le aspettative di lavoratori e braccianti agricoli (sem terra) hanno però frenato l'auspicata rivoluzione dei rapporti sociali, e la protesta degli strati più poveri della popolazione riesplose di fronte al nuovo piano economico. Venne quindi approvata una riforma delle pensioni e varato il programma Fame zero riassunto nel motto: "3 pasti al giorno per tutti" per affrontare il problema della denutrizione diffusa in tutto il Paese. Nel 2004 il Brasile fondò con gli altri Paesi dell'America Latina la Comunità delle Nazioni del Sud America.
Dal 2003 è stato istituito il "bolsa familia", che garantisce una rendita anche se minima a molte persone bisognose, che sta aiutando molti brasiliani a uscire dalla povertà assoluta. Il "bolsa familia" è riconosciuto mondialmente come uno dei migliori piani d'aiuto alla popolazione bisognosa fatto da un governo.[22] Le elezioni presidenziali del 2010 videro per la prima volta la vittoria di una donna, Dilma Rousseff, anch'essa esponente del partito operaio, con un passato da ex guerrigliera imprigionata durante la dittatura ed ex Ministro dell'Energia e delle Miniere durante il governo di Lula. Nel giugno 2013 nel paese sono scoppiate manifestazioni popolari a causa di varie rivendicazioni sociali. Dopo le elezioni polarizzate del 2014, la Rousseff è stata rieletta ed è rimasta in carica al 31 agosto 2016, quanto è stata destituita dal Parlamento attraverso la procedura di impeachment, iniziata nel dicembre 2015, a seguito dello scandalo corruzione, nato da un'indagine sulla compagnia petrolifera Petrobras e che ha coinvolto il Partito dei Lavoratori.[23] La Rousseff è stata sostituita come presidente dal suo vice Michel Temer fino alle elezioni presidenziali del 2018, vinte dall'esponente della destra radicale Jair Bolsonaro, che è stato proclamato presidente il 1º gennaio 2019.
Nel secondo turno delle elezioni del 2022, l'ex presidente Lula è stato eletto per la terza volta con il sostegno del 50,9% dell'elettorato, nelle elezioni più vicine della storia, mentre Bolsonaro è diventato il primo presidente brasiliano a non essere rieletto dopo la ridemocratizzazione.
Il territorio brasiliano confina a nord con Guyana francese, Suriname, Guyana e Venezuela, a nord-ovest confina con la Colombia, a ovest con il Perù e a sud con Bolivia, Paraguay, Uruguay e Argentina.
Nel territorio del Brasile si individuano:
- il massiccio della Guyana
- l'altopiano del Brasile
- la depressione amazzonica.
Da un punto di vista geografico il paese è inoltre diviso in cinque grandi regioni geografiche (região, pl. regiões), queste sono usate talvolta anche per fini statistici e non hanno dunque rilevanza da un punto di vista amministrativo; gli stati sono così distribuiti:
- il Nord o Amazzonia (Região Norte): Acre, Amapá, Amazonas, Pará, Rondônia, Roraima, Tocantins
- il Nord-Est (Região Nordeste): Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Pernambuco, Piauí, Rio Grande do Norte, Sergipe
- il Sud-Est (Região Sudeste): Espírito Santo, Minas Gerais, Rio de Janeiro, San Paolo
- il Sud (Região Sul): Paraná, Santa Catarina, Rio Grande do Sul
- il Centro-Ovest (Região Centro-Oeste): Goiás, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Distrito Federal do Brasil
Morfologia
Altopiani
A sud della foresta amazzonica si estende la grande regione degli altopiani, che comprende l'altopiano del Brasile e il Mato Grosso. Gli altopiani, formati da rocce antiche ricoperte di arenaria o di calcare, digradano dolcemente verso ovest, mentre terminano a est, verso la costa, con rilievi granitici dalle cime arrotondate chiamati "pan di zucchero". Lungo la costa si trova anche una stretta fascia pianeggiante.
Idrografia
Il Brasile dispone di un complesso sistema di fiumi e nove grandi bacini idrografici, le cui acque confluiscono tutte nell'Oceano Atlantico. Il fiume più importante è il Rio delle Amazzoni, che attraversa la foresta amazzonica e il cui bacino idrografico, con un'estensione di 7050000 km², è il più vasto del mondo[24]. Ai confini con l'Argentina e il Paraguay e all'interno del Parco nazionale dell'Iguazú si trovano le 275 cascate che scendono da varie altezze per circa quattro chilometri.
Altri fiumi importanti sono, oltre al Rio delle Amazzoni, lungo 6 992 chilometri di cui 4 000 navigabili, il Paraná e il São Francisco, il fiume più lungo che scorre totalmente in territorio brasiliano attraversando ben cinque stati, e che per metà dei suoi 2 900 chilometri è navigabile[24].
Clima
- Neve a Caxias do Sul, città fondata da immigrati italiani nello stato di Rio Grande do Sul. Zona dal clima temperato
- Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses, appartenente alla fascia di Clima steppico
Il clima brasiliano ha una grande varietà di condizioni atmosferiche, vista la ricca e variegata topografia del suo territorio, comunque si può considerare che la maggior parte del paese abbia un clima tropicale. Le diverse condizioni climatiche producono diversi ambienti: a nord il clima è tropicale con temperature alte durante tutto l'anno e precipitazioni abbondanti, anche se nella regione nord-orientale esiste un clima semi arido con temperature elevate e poche precipitazioni. Nella fascia costiera meridionale il clima è caratterizzato da precipitazioni contenute e inverni miti. Sugli altopiani centro-orientali il clima è subtropicale, le temperature variano a seconda dell'altitudine, in questa zona i periodi di siccità sono frequenti e si ritiene che il loro aumento sia dovuto al prosciugamento dei cosiddetti "fiumi volanti"[25] che sono ora al centro di un progetto che studia il fenomeno, il Flying Rivers Project.[26] La zona sud-occidentale degli altopiani è caratterizzata da forti precipitazioni, e la zona sud-orientale ha un clima variabile. Nella foresta amazzonica si incontra un clima equatoriale umido, rendendo quest'area una delle più piovose della Terra. Il clima equatoriale presente in Amazzonia e nella regione del Mato Grosso ha temperature mediamente elevate, comprese tra i 27 e i 32 gradi Celsius. La zona centrale presenta un clima tropicale con un inverno secco e un'estate molto piovosa. Le regioni al di sotto del Tropico del Capricorno hanno un clima temperato, e la differenza tra le stagioni più che dalle precipitazioni è provocata dalla differenza di temperatura. In questa zona le temperature medie annuali non superano i 18 °C, inoltre, non sono rare le gelate notturne nei periodi più freddi, soprattutto sui rilievi, anche se raramente si hanno precipitazioni nevose[27].
Con più di 200 milioni di abitanti, il Brasile è il paese più popoloso dell'America Latina e il quinto Paese più popolato del mondo. Grazie all'eccezionale estensione del suo territorio, la densità del Brasile si rivela decisamente bassa: solo 25 ab./km². La popolazione, tuttavia, risulta distribuita in modo fortemente squilibrato. La densità è più alta nel litorale e nell'entroterra del centro-sud, ed è più bassa nel nord-ovest.
Etnie
- Tifosi brasiliani durante la Coppa del Mondo
- Brasiliani ballano al ritmo del maracatu, a Olinda, nello stato del Pernambuco
- Tribù mai contattate, nello stato di Acre, nel 2009
- Brasiliani a Porto Alegre, nello stato del Rio Grande do Sul
- Manifesto sui Nippo-brasiliani.
Il Brasile ha una società multietnica. La popolazione brasiliana è, principalmente, discendente di indios, coloni portoghesi, schiavi africani e diversi gruppi di immigrati che sono arrivati nel Brasile soprattutto fra il 1820 e il 1970. Gli immigrati erano principalmente italiani e portoghesi, ma anche tedeschi, spagnoli, giapponesi e siriani-libanesi.[28] Dall'arrivo dei portoghesi in Brasile nel 1500, si è verificato un intenso incrocio di razze tra amerindi, europei e africani nel Paese.[29]
Secondo l'Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística, la maggior parte della popolazione brasiliana si considera di colore bianco (47,33%). Il 43,13% si considera pardo (di colore marrone) e il 7,61% di colore nero. L'1,09% della popolazione è di origine asiatica e lo 0,8% è composto da indios.[30]
- Persone di origine europea si trovano in tutto il Brasile, ma sono più numerose in proporzione negli Stati del sud e del sud-est:[31] come negli Stati di Santa Catarina,[31] Paraná, Rio Grande do Sul al sud e San Paolo, Minas Gerais, Espírito Santo al sud-est. In particolare nel XIX secolo, la maggioranza d'immigrati europei si stabiliva infatti in quelle zone, più che nel resto del Brasile.
- Persone di origine africana sono presenti in tutto il Brasile, ma sono più numerose in proporzione negli Stati della costa centrale, come in tutto il Nord-est del Brasile, ma anche nello Stato di Espírito Santo, a Rio de Janeiro e negli Stati di Minas Gerais e San Paolo. Ciò dipende dal fatto che in passato un gran numero di africani, prevalentemente originari dell'Angola, arrivò per lavorare nei campi di canna da zucchero, nelle miniere d'oro e nelle piantagioni di caffè.[31].
- Mulatti e meticci si trovano in tutto il Brasile. Secondo studi genetici, la maggior parte dei brasiliani hanno un certo grado di antenati con etnia mista.
- Le persone di origine asiatica sono lo 0,5% della popolazione brasiliana.[31] La maggioranza degli asiatici sono di origine giapponese, anche se negli ultimi decenni sono arrivati molti immigrati coreani e cinesi.[32] In Brasile vive la più grande comunità di origine giapponese del mondo, soprattutto nello Stato di San Paolo.[33] Si stima che siano 1,5 milioni i brasiliani di origine giapponese, 190 000 i cinesi[32] e 100 000 i coreani.[32] Gli asiatici di origine giapponese sono più comuni negli Stati di San Paolo,[34] Paraná,[34] Mato Grosso do Sul[34] e Pará.[34]
- Popolazione indigena: In Brasile vivono circa 240 tribù per un totale di circa 1,6 milioni di persone.[30] La maggioranza degli indigeni si trova negli Stati del nord.[31] Nel Paese, inoltre, vive anche il maggior numero di tribù incontattate al mondo (ovvero tribù che non hanno alcun contatto pacifico con l'esterno): secondo il FUNAI, il Dipartimento brasiliano agli Affari Indigeni, i gruppi incontattati che vivono nella foresta amazzonica brasiliana sono almeno 77[35].
Origine genetica
Diversi studi genetici dimostrano che in media i brasiliani hanno genetica europea, africana e amerindia, in percentuali variabili in base alle regioni.[36][37][38]
Medie della mappa genetica dei brasiliani, per regione[36] | |||
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Regione | Europea | Africana | Indigena |
Nord | 50% | 12% | 38% |
Nord-est | 65% | 25% | 10% |
Centro-Ovest | 71% | 19% | 10% |
Sud-Est | 80% | 15% | 5% |
Sud | 89% | 8% | 5% |
Brasile | 71% | 15,4% | 13,6% |
Secondo uno studio genetico del 2014, i brasiliani pardo ("marroni") avevano il 68% di antenati europei, il 20% di africani e il 12% di indigeni. A loro volta, i brasiliani "bianchi" avevano l'88% di ascendenza europea, il 6% africana e il 6% indigena e i brasiliani "neri" il 56% di antenati africani, il 41% europei e il 3% indigena. In generale, i brasiliani, siano essi "marroni", "bianchi" o "neri", hanno le tre origini (europea, africana e indigena), che variano solo in gradi.[39][40] Secondo uno studio genetico del 2018, l'ascendenza europea che predomina in Brasile proviene da antenati portoghesi, sebbene nel sud del Paese l'ascendenza italiana e tedesca sia forte.[41]
Comunità italiana
Immigrazione italiana verso il Brasile (1876-1920) Fonte: Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística. URL consultato il 25 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).(IBGE) | |||
Regione di origine | Numero di immigrati | Regione di origine | Numero di immigrati |
Veneto | 365 710 | Sicilia | 44 390 |
Campania | 166 080 | Piemonte | 40 336 |
Calabria | 113 155 | Puglia | 34 833 |
Lombardia | 105 973 | Marche | 25 074 |
Abruzzi e Molise | 93 020 | Lazio | 15 982 |
Toscana | 81 056 | Umbria | 11 818 |
Emilia-Romagna | 59 877 | Liguria | 9 328 |
Basilicata | 52 888 | Sardegna | 6 113 |
Totale: 1 243 633 | |||
Immigrazione italiana verso il Brasile per decennio Fonte: (IBGE)[42] | |||
Decennio | Numero di immigrati | Decennio | Numero di immigrati |
1884-1893 | 510 533 | 1924-1933 | 70 177 |
1894-1903 | 537 784 | 1945-1949 | 15 312 |
1904-1913 | 196 521 | 1950-1954 | 59 785 |
1914-1923 | 86 320 | 1955-1959 | 31 263 |
I primi immigrati italiani arrivarono in Brasile nel febbraio 1874 nello Stato di Espírito Santo.[43] Erano contadini trentini e veneti attirati dal lavoro come piccoli coltivatori nelle colonie ufficiali e nelle fazendas del paese. Più di un milione e mezzo di italiani emigrarono in Brasile fra il 1880 e il 1950. Più della metà proveniva dal nord-Italia, con 30% dal Veneto.[44][45].
L'emigrazione verso il Brasile fu favorita a partire dal 1888, quando fu abolita la schiavitù, e il governo brasiliano incoraggiò l'arrivo di immigrati italiani per sostituire gli schiavi come manodopera nelle piantagioni di caffè.[46]
La maggior parte degli italiani trovarono lavoro nelle piantagioni di caffè brasiliane nello Stato di San Paolo e Minas Gerais o nelle piccole proprietà nel sud del paese (odierni Stati di Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Paraná). Gli italiani si insediarono maggiormente nel sudest del Paese, la regione più ricca del Brasile.[47][48]
Nel 1925, il governo italiano stimò che gli italiani e loro discendenti erano il 6% della popolazione del Brasile e il 15% dei bianchi.[49] Secondo il censimento brasiliano del 1940, 1 260 931 brasiliani dichiaravano di essere figli di padre italiano, e 1 069 862 figli di madre italiana. I nati in Italia erano 285 000 e 40 000 erano stati naturalizzati brasiliani. Pertanto, a quella data, gli italiani e i loro figli erano poco più del 3,8% della popolazione del Brasile.[50]
Secondo stime recenti, oggi il 15% della popolazione brasiliana sarebbe di origine italiana, ovvero circa 30 milioni di persone, risultando quindi la più numerosa popolazione di oriundi italiani nel mondo.[51] Secondo un'altra ricerca condotta nel 1999 dall'ex presidente dell'IBGE, il 15,4% dei brasiliani hanno affermato di avere origini italiane. In una popolazione di 217.684.800 milioni di brasiliani, sono 33.523.459 milioni di persone.[52] Secondo un'altra ricerca condotta nel 2016, 7,7% dei brasiliani hanno un cognome di origine italiana. La maggior parte dei brasiliani di origine italiana appartengono oggi alla classe media del Brasile e guadagnano salari superiori alla media nazionale.[53]
Diverse persone importanti della società brasiliana sono di origini italiane. Il Brasile già ha avuto quattro Presidenti della Repubblica di origine italiana: Pascoal Ranieri Mazzilli, Emílio Garrastazu Médici, Itamar Franco e Jair Bolsonaro.
Religione
La religione in Brasile si è evoluta dall'incontro della Chiesa Cattolica con la religione tradizionale dei discendenti degli schiavi africani e della popolazione indigena. La religione predominante è quella cattolica (64,6%), seguita dal protestantesimo con il 22,2%. Particolarmente pronunciato in Brasile è stato il progressivo e costante aumento dei protestanti, passati dal 15,4% del 2000 al 22,2% del 2010, nello stesso periodo la Chiesa Cattolica è diminuita dal 73,6% al 64,6% con una perdita di circa 12 milioni di fedeli. In trent'anni la percentuale degli evangelici è passata dal 6,6% al 22,2%[54]. In particolare, gli evangelici pentecostali nel 2009, secondo uno studio del Centro de Políticas Sociais da Fundação Getúlio Vargas (FGV), costituivano quasi il 13% della popolazione brasiliana[55].
Altri movimenti religiosi evangelici costituiscono il 7% del totale della popolazione, mentre le altre religioni minori costituiscono, tutte assieme, non più del 7% del totale. Tra queste ultime, l'1,65% segue lo spiritismo, dottrina filosofica che proprio in Brasile ha uno dei più alti numeri di adepti[55]. Secondo il censimento del 2000 inoltre, lo 0,31% è di religione afro-brasiliana, lo 0,13% è di religione buddista, lo 0,05% ebrea, lo 0,02% islamica, lo 0,01% di religioni indigene, mentre il 7,35% è ateo[56].