Bulimia
voracità patologica ed eccessiva associata a malattie di diversa natura (diabete, anchilostomiasi, oligofrenia, eccetera) / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il termine bulimia (AFI: /buliˈmia/[1][2]; dal greco βουλιμία, boulimía, propriamente "fame da bue", composto di βοῦς, bôus, "bue", e λιμός, limós, "fame") indica, nel linguaggio medico, una voracità patologica ed eccessiva associata a malattie di diversa natura (diabete, anchilostomiasi, oligofrenia, eccetera).[3][4]
Bulimia nervosa | |
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Perdita di smalto dall'interno dei denti frontali superiori, dovuta alla bulimia | |
Specialità | psichiatria |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-9-CM | 307.5307.5 e 307.51 |
ICD-10 | F50.2 |
OMIM | 607499 |
MeSH | D052018 e D002032 |
MedlinePlus | 000341 |
eMedicine | 806548 e 286485 |
Sinonimi | |
Bulimia nervosa | |
La bulimia nervosa è, insieme all'anoressia nervosa, il più comune tra i disturbi del comportamento alimentare, detti anche Disturbi Alimentari Psicogeni (DAP). Caratteristica peculiare della bulimia nervosa è la presenza di episodi di abbuffata seguiti da comportamenti definiti "di compenso" come il vomito autoindotto, l'utilizzo di lassativi, il digiuno e l'intensa attività fisica[5] allo scopo di controllare il peso e le forme del corpo, oltre che di ridurre l'intensità del senso di malessere e vergogna conseguenti all'episodio di abbuffata. La maggior parte delle persone che soffrono di bulimia presenta un peso corporeo sano.[6]
La forzatura di vomito può provocare pelle ispessita sulle nocche e danni ai denti. La bulimia è associata ad altri disturbi mentali come la depressione e l'iperattività, e a problemi come la tossicodipendenza o l'alcolismo.[5] Si riscontra anche un elevato rischio di suicidio e di pratiche autolesionistiche.[7] Anche nella bulimia nervosa può essere presente un disturbo nel modo di percepire il proprio corpo. Questo sintomo è chiamato disturbo dell'immagine corporea[8].
La bulimia è più comune tra coloro che hanno un parente stretto che ha sofferto o soffre della condizione.[5] La percentuale del rischio stimato attribuibile a fattori genetici è compresa tra il 30% e l'80%.[9] Altri fattori di rischio per la malattia includono lo stress psicologico, una pressione culturale per un certo tipo di corpo, scarsa autostima e l'obesità.[5][9] Vivere in un ambiente familiare in cui i genitori promuovono la dieta e che si preoccupano del peso è un fattore di rischio.[9] La diagnosi si basa sulla storia clinica di una persona,[10] tuttavia è difficile da scoprire in quanto chi ne è affetto tende ad essere molto riservato su queste abitudini.[9] Inoltre la diagnosi di anoressia nervosa ha la precedenza su quella della bulimia.[9] Altri disturbi simili includono il disturbo da alimentazione incontrollata, la sindrome di Kleine-Levin e il disturbo borderline di personalità.[10]
La terapia cognitivo-comportamentale è il trattamento primario per la bulimia.[5][11] L'assunzione di farmaci, come chemioterapie o gli antidepressivi triciclici, può portare un modesto beneficio.[9][12] Anche se la prognosi della bulimia è in genere migliore di quella dell'anoressia, il rischio di morte tra le persone colpite è superiore a quello della popolazione generale.[7] Dopo 10 anni dall'inizio del trattamento, circa il 50% delle persone ha ottenuto una completa guarigione.[9]
A livello globale si stima che nel 2013 la bulimia interessasse 6,5 milioni di persone.[13] Circa l'1% delle giovani donne soffre di bulimia per un certo periodo di tempo e circa il 2-3% delle donne ha sperimentato la condizione in un momento della vita.[7] La condizione si presenta meno comunemente nei paesi in via di sviluppo.[9] C'è un rischio di circa nove volte superiore che la bulimia si presenti nelle femmine rispetto ai maschi. Tra le femmine la maggior parte dei casi si riscontra nelle adolescenti.[10] La bulimia è stata nominata e descritta per la prima volta nel 1979 dallo psichiatra britannico Gerald Russell.[14][15]