Ceramica iberica
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Con ceramica iberica s'intende l'insieme di articoli ceramici che, in un contesto di ricerca archeologica, sono stati elaborati al tornio, cotti ad alta temperatura in forno ossidante e prodotti tra i secoli VI e I a. C. nella penisola iberica. Alcuni considerano che questa definizione, piuttosto imprecisa, sia troppo generica per la grande varietà di prodotti ai quali è applicata; ciò nonostante ci si suole riferire in prima istanza alla ceramica iberica dipinta, un complesso di vasellame finemente decorato con motivi geometrici, floreali o umani di colore rosso vino.
Inoltre, di questa categoria, che è la più diffusa e generalizzata del territorio iberico, ne esistono altre di tecnologia e distribuzione simile, come la "ceramica iberica in tinta unita" (senza decorazioni), la "ceramica iberica brunita" con incisioni o "stampata", molto diffusa nella Meseta, e altre tecniche, come la "ceramica da cucina", la cui pasta include sgrassanti che le conferiscono proprietà refrattarie o quelle chiamate "grigie", che provengono da cotture riducenti, abbastanza comuni nel nordest della penisola e che possono essere prive di decorazioni o dipinte su fondo bianco.[1]
L'esistenza di differenti produzioni regionali ha favorito in un primo momento la limitazione degli studi sulla ceramica iberica a raccolte specifiche (come quelle della valle dell'Ebro,[2] l'Alta Andalusia,[3] La provincia di Alicante,[4] o della regione della Murcia.[5]), anche se esistono altre proposte di sintesi generale.[6] Per quanto riguarda l'origine della "ceramica iberica dipinta", i materiali riscontrati rivelano una correlazione tra le importazioni fenicie del secolo VII a. C. e le prime ceramiche iberiche al tornio che iniziano imitando quei prototipi, tanto nella forma che nella decorazione, per consolidare poi tipologie genuine che incorporano inoltre forme tradizionali del periodo conosciuto come età del ferro e forme di ceramica greca, quando non direttamente sue imitazioni.