Collezione Pamphilj
raccolta di opere d'arte / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
La collezione Pamphilj è stata una collezione d'arte nata nella metà del Seicento a Roma, durata solo poco più di un secolo e appartenuta alla famiglia dei Pamphilj.[1]
La collezione, accresciuta grazie soprattutto a Camillo Francesco, nipote di papa Innocenzo X, e Giovan Battista, si componeva prevalentemente di opere pittoriche commissionate, acquistate o pervenute in dote (come nel caso di quella Aldobrandini e Facchinetti) che spaziano dall'epoca medievale fino a quelle del Sei-settecento, tra cui alcuni dei massimi capolavori dell'arte. Estinto il casato nel 1763, la collezione è poi confluita tramite matrimoni e discendenze tra le proprietà della neocostituita famiglia Doria Landi Pamphilj, i cui eredi ne restano i legittimi proprietari tutt'oggi nel XXI secolo.[2]
Le opere che erano collocate in origine tra le varie e numerose proprietà familiari dislocate sul territorio romano è oggi raggruppata tutta nel palazzo di via del Corso a Roma, dov'è la storica collezione seicentesca dei Pamphilj.[3] La villa Pamphilj del Gianicolo è divenuta nel tempo luogo di rappresentanza dello Stato italiano,[4] il palazzo di piazza Navona fu acquistato dallo Stato brasiliano nel 1960 ed è oggi sede della sua ambasciata in Italia,[5] quello di Valmontone è riadattato come palazzo-museo, pressoché spoglio di opere della collezione, il palazzo di Albano Laziale versa in stato di abbandono, quello di San Martino al Cimino è destinato a eventi culturali mentre quello di Nettuno, infine, è riutilizzato come istituto religioso.
La raccolta, che comprendeva pitture, antichità rinvenute tra i feudi di Anzio, Albano Laziale e Nettuno, arredi e statue, costituiva una delle più importanti collezioni della Roma barocca, includendo tra gli altri capolavori di Velazquez, Caravaggio, Gian Lorenzo Bernini, Jacopo Tintoretto, Tiziano, Raffaello Sanzio, Correggio, Guercino, Parmigianino, Gaspard Dughet, Jan Brueghel il Vecchio.[6][3]