Ebrei in Bosnia ed Erzegovina
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I primi ebrei in Bosnia ed Erzegovina giunsero a seguito dell'Inquisizione spagnola e sono sopravvissuti fino ad oggi, attraverso le guerre jugoslave e l'Olocausto. Il giudaismo e la comunità ebraica in Bosnia ed Erzegovina ha una delle storie più antiche (oltre 500 anni d'insediamento permanente) e diversificate negli stati dell'ex-Jugoslavia. Allora una provincia autonoma dell'Impero Ottomano, la Bosnia fu uno dei pochi territori in Europa che accolse gli ebrei dopo la loro espulsione dalla Spagna.
Ebrei bosniaci | |||
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Coppia ebrea sefardita di Sarajevo in abiti tradizionali. Foto scattata nel 1900. | |||
Popolazione | 1000 | ||
Lingua | bosniaco, ladino, yiddish, ebraico | ||
Religione | ebraismo | ||
Distribuzione | |||
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Al suo apice, la comunità ebraica della Bosnia contava tra i 14.000 e i 22.000 membri nel 1941. Di questi, dai 12.000 ai 14.000 vivevano a Sarajevo, costituendo il 20% della popolazione della città[1].
Oggi ci sono circa 1.000 ebrei che vivono in Bosnia ed Erzegovina, riconosciuti come minoranza nazionale. Godono di ottimi rapporti con i loro vicini non ebrei[2][3].