Elvidio
teologo italiano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Elvidio (340 circa – 390 circa) è stato un teologo italiano, laico, forse discepolo di Aussenzio[1], il vescovo ariano che precedette sant'Ambrogio che unificò la Chiesa milanese divisa fra cristiani ed ariani[2] Sant'Agostino lo classificò tra gli eretici[3].
Elvidio, reagendo al dilagare del monachesimo e dell'ascetismo diffusi nella sua epoca, che portarono molti a considerare Maria "sempre vergine" ovvero modello di castità e purezza, presentò in una sua opera la madre di Gesù quale esempio sia di vita verginale sia come una madre di famiglia. Secondo Elvidio, e molti altri nei primi secoli tra cui Tertulliano, i fratelli di Gesù erano i figli carnali di Giuseppe e di Maria. Elvidio presenta il dilagare del monachesimo e delle sue ispirazioni celibatarie come l'elemento che portò a dimenticare questo aspetto familiare, in favore di quello ascetico. San Girolamo alcuni decenni dopo, reagì ai suoi scritti, con il suo "Contro Elvidio"[4].
Elvidio affermava la parità del matrimonio nei confronti del celibato e criticava in particolare i voti monastici femminili, antesignani delle odierne suore, perché inesistenti nelle Scritture. Affermava a difesa di ciò che anche Maria era vissuta coniugalmente con Giuseppe e aveva avuto da lui dei figli, dei veri figli, dopo la nascita di Gesù Cristo. Questa dottrina, condannata dal concilio di Capua nel 391, era ridotta a pochi gruppi, tra cui il movimento degli antimariani e fu condivisa da Bonoso di Sardica e da Gioviniano di Roma. Gli antimariani si radicarono in Arabia fino alla fine del IV secolo. Questo insegnamento è oggi il più diffuso in campo protestante-evangelicale e condiviso anche da alcuni teologi di formazione cattolica in contrasto con il magistero della Chiesa, come lo statunitense John Paul Meier. [5].