Gli straccioni
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Gli straccioni è una commedia in prosa in cinque atti di Annibal Caro, ideato sulla falsariga de Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio.
Gli straccioni | |
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Commedia in 5 atti | |
Autore | Annibal Caro |
Titolo originale | Commedia degli Straccioni |
Lingua originale | Italiano |
Genere | Commedia |
Composto nel | 28 giugno 1543 |
Prima assoluta | 1582, dopo la morte dell'autore |
Personaggi | |
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«Io strabilio. Oh che son queste? Morti risuscitati, perduti ritrovati, ambedue prigioni di Mori, ambedue vengon di mare, dopo tanti anni in un medesimo; e l’un non sa de l’altro. Di qua si tura, di là si versa. Che diavolo sarà oggi? (Marabeo, Atto IV, Scena I)»
Caro scrisse Gli straccioni su invito di Pier Luigi Farnese, ma l'opera non fu data alle stampe se non quarant'anni dopo. Le ritrosie dell'autore erano di carattere eminentemente politico e geografico: l'ambientazione romana e le benevole allusioni alla famiglia Farnese precludevano, difatti, di mettere in scena la commedia fuori Roma.
L'opera uscì nel 1582, edita da Aldo Manuzio, ma pesantemente modificata nei contenuti e nella grafia. Basandosi sul manoscritto Urb.lat. 764 custodito presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, nel 1942 Aulo Greco pubblicò un nuovo testo, più fedele alla versione originale[1].