Maciara
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La maciara o masciara è una persona alla quale dalla cultura popolare dell'Italia meridionale vengono attribuiti poteri magici.
«Il termine masciara [ma’ʃara] (o secondo la trascrizione in ADL, Alfabeto dei dialetti lucani, mašara) significa fattucchiera. Esso è presente, esprimendo lo stesso valore semantico, in questa forma o con la vocale finale indebolita, tanto in Basilicata quanto in Puglia. Mašara deriva dal latino tardo MAGIA ‘fattura’, si conferma, quindi, l'esito fonetico atteso G + I, E > /ʃ/. Si registra, anche se raramente, il maschile maʃaru; tale sporadicità è dovuta al fatto che si trattava, e ancora oggi si tratta, di un ruolo svolto quasi sempre da donne. [1]»
Questo termine, dunque, indica una figura, propria delle culture dell'Italia meridionale, assimilabile a quella della strega che ha nel tempo affollato l'immaginario contadino italiano, e non solo.
Parlare della maciara significa restare sempre sul confine tra realtà storica e immaginario, tra documento scritto e narrazione orale, una narrazione questa che solo in parte è confluita in studi o in romanzi più o meno recenti.
Difficile distinguere la figura della maciara o masciara o ma'ara o maara, dalla maga, termine al quale pare essere etimologicamente più vicino[2], da quella della strega, della fattucchiera, tutte figure comunque accomunate dalla condizione di isolamento nelle società in cui operano, benché il loro intervento fosse e sia ricercato in numerose occasioni della vita. Gli antroponimi Masciara/Masciaro/Masciari diffusi come soprannomi in Puglia e come cognomi in tutta Italia, ma concentrati soprattutto nella provincia di Catanzaro in Calabria, ci documentano un'ampia diffusione della tradizione magica, in particolare nel Centro-Sud. Numerose sono le leggende legate a questa figura, come, ad esempio, quella della gatta masciara, radicata nell'immaginario pugliese[3].
L'antropologo Angelo Lucano Larotonda ha definito la masciara come
«colei (o colui) che compiva atti magici, depositaria di un potere non solo medico ma stregonesco, un potere capace di sciogliere e legare le forze invisibili che forse erano nell'aria e forse nella luce delle tenebre ma pilotavano le armi della malattia e della morte”. Figura intermedia tra il medico e il prete riassumeva in sé secondo la credenza popolare, il potere di queste due figure. Perciò era “in grado di dialogare con i corpi e con i loro abitatori, era capace di dare rimedio a questo o a quel malessere”. [4].»
Larotonda ha, inoltre, ricostruito il dizionario della magia lucana, con numerosi riferimenti al lessico della masciara, agli oggetti d'uso magico e alle formule rituali proprie di ogni situazione che prevedesse il suo intervento. [5]