Manusmṛti
Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Manusmṛti (sanscrito: मनुस्मृति), chiamato anche Mānava-Dharmaśāstra (sanscrito: मानवधर्मशास्त्र), e tradotto in italiano come Le leggi di Manu, è un dharmaśāstra, ossia uno dei trattati (śāstra) hindu di diritto che raccolgono le regole del vivere umano secondo il dharma[1]. L'opera è scritta in sanscrito ed è databile fra il II secolo a. C. e il II secolo d. C. Sebbene sia il risultato del lavoro di diversi autori, viene attribuita dalla tradizione a Manu, mitico figlio di Brahma, capostipite dell'umanità.
Le leggi di Manu | |
---|---|
Titolo originale | Mānavadharmaśāstra |
Autore | autori vari |
Periodo | II sec. a.C. - II sec. d.C. |
1ª ed. italiana | 1904 |
Genere | testo sacro |
Lingua originale | sanscrito |
Ambientazione | India |
Il Mānava-Dharmaśāstra racconta come si è formato il mondo e qual è il dharma, la "legge" naturale e sociale che lo governa, e informa sia le prescrizioni relative al sacrificio sia quelle che riguardano i "quattro stadi" dell'esistenza. L'opera è anche un testo giuridico: descrivendo in ogni dettaglio il modo in cui era articolata la vita nell'India antica, elenca i più svariati delitti e le ragioni per cui vengono perseguiti.[2]
La fama del testo si diffuse anche fuori dall'India molto prima dell'era coloniale. La legge buddhista adottata da Myanmar e Thailandia in epoca medievale è attribuita a Manu e il testo ha influenzato i passati regni indù di Cambogia e Indonesia.
Il Mānava-Dharmaśāstra fu tradotto in inglese per la prima volta da Sir William Jones e pubblicato nel 1794.[3]