Miniatura merovingia
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La miniatura merovingia è la miniatura prodotta nel Regno franco (lat. Regnum Francorum) dalla fine del VII secolo all'VIII secolo, al tempo della dinastia merovingia. Di forma prettamente ornamentale, questa miniatura è caratterizzata da capolettera di solida costruzione geometrica, con linee e cerchi che richiamato il modello tardoantico, e frontespizio con arcate e crocifissi. Le immagini figurative erano quasi del tutto assenti. A partire dal 700 la decorazione zoomorfa iniziò ad apparire e a diventare così dominante che in alcuni manoscritti dell'Abbazia di Chelles intere pagine sono composte da lettere formate da animali. A differenza della contemporanea miniatura insulare, caratterizzata da una decorazione rampante e a tratti invasiva, lo stile merovingio mirava ad una pagina pulita.
Lo scriptorium più antico e produttivo del regno franco fu, in quel periodo, l'Abbazia di Luxeuil, fondata dal monaco irlandese Colombano di Bobbio nel 590 e distrutta nel 732 dai Saraceni. L'Abbazia di Corbie, fondata nel 662, sviluppò una propria versione dello stile, ed anche Chelles e Laon furono attivi centri di produzione. L'opera missionaria del britannico Villibrordo tra i Frisoni (c. 690), richiesta dal maggiordomo merovingio Pipino di Herstal, contribuì poi ad intensificare la contaminazione tra arte/cultura franca ed insulare. Dal 750, complice la migrazione sul continente di monaci britannici in fuga dalle incursioni norrene, la miniatura merovingia fu fortemente influenzata da quella insulare: un evangelistario dell'Abbazia di Echternach (Treviri, Dombibliothek, Cod. 61 olim 134) mostra l'evidente collaborazione di maestranze merovingie ed irlandesi.
Sempre nella seconda fase dell'epoca merovingia, alcuni scriptoria della Gallia settentrionale (Luxeuil, Chelles, ecc.) misero a punto delle scritture corsive, più agili e pratiche, raccolte sotto il nome di "scrittura merovingica".[1]
Con la fine della dinastia merovingia per mano di Pipino il Breve nel 751 e la conseguente nascita dell'Impero carolingio, la miniatura franca fu interessata da un profondo rinnovamento. Fu infatti tra le forme d'arte più massicciamente coinvolte nella rinascita culturale promossa dal figlio ed erede di Pipino, Carlo Magno, la c.d. "rinascita carolingia" e divenne fondamentale mezzo di diffusione dello stile artistico e del messaggio politico culturale della nuova dinastia, i Carolingi: v.si miniatura carolingia.
Senza mai raggiungere la perfezione e la raffinatezza degli omologhi insulari o dei posteriori carolingi, i manoscritti miniati merovingi testimoniano comunque un'arte compiuta ed uno stile originale che conobbero in seguito ancora dei diretti prolungamenti nella seconda metà dell'VIII secolo.[1][2]