Pilastri di Ashoka
Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
I pilastri di Ashoka sono una serie di colonne distribuite in tutto il subcontinente indiano, erette, o almeno corredate di iscrizioni, con gli Editti di Aśoka del re mauriano Ashoka durante il suo regno (dal 268 a.C. circa al 232 a.C.). Essi costituiscono importanti monumenti dell'architettura indiana, gran parte dei quali mostrano le caratteristiche della politica mauriana. Dei pilastri fatti erigere da Aśoka, rimangono ancora venti, compresi quelli con l'iscrizione dei suoi editti. Solo pochi però sono rimasti fra quelli dotati di capitelli con figure di animali: ne rimangono solo sette completi.[1] Due pilastri furono spostati da Firuz Shah Tughlaq a Delhi.[2] Molti pilastri sono stati successivamente spostati dai regnanti dell'Impero Maurya, anche con rimozione delle figure di animali.[3] Mediamente alti fra i 12 e i 15 metri e pesanti fino a 50 tonnellate caduno, i pilastri vennero trascinati, spesso per centinaia di miglia, al posto ove dovevano venir eretti. [4]
I pilastri di Ashoka sono tra le più recenti sculture rimaste dall'India. Solo il frammento di un altro pilastro, il capitello di Pataliputra, risale forse ad una data più recente. Si ritiene che prima del III secolo a.C. si utilizzasse in India il legno piuttosto che la pietra come materiale principale di architettura e che la pietra possa essere stata adottata seguendo l'esempio di Persiani e Greci.[5]
Una rappresentazione grafica del capitello leonino di Ashoka, dal suo pilastro, è stato adottato come emblema ufficiale dell'India nel 1950. [6]
Tutti i pilatri di Ashoka furono eretti presso monasteri buddisti, in località importanti per la vita di Budda e in luoghi di pellegrinaggio. Alcuni di essi recano iscrizioni indirizzate a monaci e monache.[7] Alcuni furono eretti per commemorare visite del re Ashoka.