Proto-comunismo
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Con l'espressione di proto-comunismo[1] si intendono in sociologia quelle teorie o quei movimenti culturali che hanno anticipato il comunismo classico teorizzato da Marx e Engels.
Il proto-comunismo ha come sue caratteristiche principali il proporre:
- l'abolizione della proprietà privata
- la comunione dei beni in senso egualitario
- il controllo dei mezzi di produzione da parte dello stato
- il provvedere da parte dello stato ai bisogni primari dei cittadini secondo i bisogni ossia i bisogni necessari ai quali lo stato deve ottemperare.
Queste quattro caratteristiche primarie del comunismo in effetti hanno fatto nella storia la loro comparsa, sia pure in modo erratico e imperfetto, fin dalla fine del XVII secolo, trovando nel XVIII, e specialmente in Francia, espressioni abbastanza ben definite. In questo quadro emergono almeno tre personaggi di diverso peso, spessore e orientamento filosofico, ovvero Jean Meslier, Étienne-Gabriel Morelly e Dom Deschamps.
Il problema maggiore dell'esegesi concernente il pensiero proto-comunista è di poter discernere tra ciò che esplicitamente pone le quattro caratteristiche sopra citate e chi invece le ha evocate senza riferimenti espliciti. In tal senso è più che altro tra i religiosi eterodossi che è dato coglier più in senso pratico che teorico esempi di protocomunismo, basti pensare per esempio a Fra Dolcino.